[07/07/2011] News

Il governo recepisce la direttiva Ue sui reati ambientali, ma ci sono solo quelli contro flora e fauna

Legambiente: «Operazione di facciata. Occasione persa per combattere abusivismo ed ecomafie»

Il Consiglio dei ministri annuncia di aver approvato oggi il decreto legislativo che recepisce «Le direttive 2008/99 e 2009/123, che danno seguito all'obbligo imposto dall'Unione europea di incriminare comportamenti fortemente pericolosi per l'ambiente, sanzionando penalmente condotte illecite individuate dalla direttiva e fino ad oggi non sancite come reati ed introducendo la responsabilità delle persone giuridiche, attualmente non prevista per i reati ambientali.

Due le nuove fattispecie introdotte nel codice penale per sanzionare la condotta di chi uccide, distrugge, preleva o possiede fuori dai casi consentiti esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette e di chi distrugge o comunque deteriora in modo significativo un habitat all'interno di un sito protetto».

Secondo Legambiente si tratta di «Un provvedimento di facciata, approvato col solo obiettivo di non incorrere nelle sanzioni dell'Ue». Il presidente nazionale, Vittorio Cogliati Dezza, non è per nulla soddisfatto: «Nel paese dell'abusivismo edilizio e del saccheggio del territorio, delle mozzarelle alla diossina e del business delle ecomafie si è persa, ancora una volta, l'occasione di intervenire adeguatamente e fornire una legge penale efficace a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini. I reati ambientali continuano così a rientrare tra le contravvenzioni, le sanzioni sono scarsamente deterrenti, i tempi di prescrizione bassissimi e non è stato previsto nulla per i reati nell'ambito del ciclo del cemento lasciando, di fatto, senza tutela il paesaggio e la fragilità geomorfologia e urbanistica dei territori».

Nel decreto, oltre alla responsabilità delle persone giuridiche, attualmente non prevista per i reati ambientali, inserisce nel Codice penale solo le due fattispecie incriminatorie citate nel comunicato del Consiglio dei ministri. «Tutto il resto è rimasto pressoché invariato - sottolinea Legambiente - con il plauso, immaginiamo, di chi fino ad oggi ha costruito abusivamente o inquinato gravemente territori e falde acquifere e che ora sarà spronato a continuare in tali comportamenti per i quali non è prevista la reclusione».

Per Cogliati Dezza «l'introduzione nel Codice penale dei reati contro la fauna e la flora protetta, rappresenta solo un piccolo passo avanti in materia. L'Italia avrebbe avuto bisogno, invece, di un provvedimento coraggioso, basato su pene reclusive crescenti in base alla gravità degli illeciti, dal danno ambientale al delitto di ecomafia o di frode ambientale ed è gravissimo che il governo non abbia saputo cogliere questa occasione per stabilire un principio così importante per il futuro economico e sociale del Paese».

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