[07/07/2011] News

L’indifferenza del cretino e i trabocchetti di Tremonti

Macelleria sociale e tagli alle scuole di piccoli comuni di montagna e isole

In qualunque altro Paese del mondo un "fuori onda" come quello rivelato oggi da "Repubblica" dove il più importante ministro del governo, dà ripetutamente del cretino e definisce "suicida" un altro ministro che sta  illustrando la sua manovra finanziaria in conferenza stampa (e con un altro ministro che dice che tanto non lo sta nemmeno a sentire) avrebbe provocato le dimissioni immediate dell'intero governo e terremotato il partito della terna ministeriale. Invece Brunetta ha detto che «L'importante è il prodotto finito». Dopo una figura del genere le uniche cose  finite cucinate dall'infastidito birignao tremontiano sembrano lui e la sua dignità.

Invece questo governo che ci hanno dato in sorte i sempre più pentiti (e recidivi) elettori italiani resterà in carica per "salvare il Paese" con quella che ogni giorno di più sembra una operazione di macelleria sociale che affonda la mannaia nella parte più debole e indifesa del Paese per lasciare in piedi privilegi, corporazioni e lobby che incistano e parassitano la nazione. E il clima di farsa da commedia dell'arte fa venire alla mente la celebre battuta: «L'operazione è riuscita ma il paziente è morto», mentre il tavolo operatorio somiglia sempre più a quello già apparecchiato in Grecia e Portogallo. 

Cosa sta accadendo dopo l'annuncio dato ieri da Tremonti in quella farsesca conferenza stampa che anche la legge delega su fisco e assistenza dovrà contribuire al pareggio di bilancio con 17 miliardi di euro: 2 già nel 2013 e ben 15 nel 2014, lo spiega bene Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo settore, «E' necessario ridistribuire i pesi e non colpire sempre i più deboli - dice Oliviero - Non si  può  fare cassa sui deboli e tagliare là dove i fondi sono già a zero.  E' da tempo che chiediamo che le risorse per il welfare vengano ridistribuite. Con i tagli di 17 miliardi all'assistenza e i 9 miliardi  agli enti locali, questa manovra incide pesantemente sui cittadini più vulnerabili, andando a colpire nel comparto assistenziale, sulla sanità, sulle pensioni, sul pubblico impiego, sui servizi erogati da  enti locali e Regioni, in direzione opposta a quello che serve al nostro Paese. Oggi abbiamo pochissimi servizi, a costi molto elevati. Per la sanità si spende sette volte più che per l'assistenza. Bisogna piuttosto trasferire dal sanitario al socio-assistenziale, senza dimenticare i molti comparti per i quali si potrebbero ottenere degli effettivi risparmi: come nelle spese per la difesa, fino ai circa 50mila enti superflui che costano tantissimo allo Stato e quindi a tutti i cittadini. Non è pensabile fare una riforma senza risorse e non possiamo chiedere un sacrificio così grande al nostro Paese già così pesantemente provato. Ci auguriamo che si verifichino le condizioni per cambiare gli orientamenti della Manovra finanziaria».

Ma il governo Tremonti-Brunetta va in tutt'altra direzione: oggi Legambiente ha scovato tra le innumerevoli pieghe della manovra, tra le quali si era tentato anche di nascondere il lodo "ad aziendam" che il governo torna a prendersela con le scuole dei piccoli comuni insulari e montani, rendendo loro la vita ancora più precaria e difficile. Secondo Legambiente scuola «Tra le norme della nuova manovra finanziaria, che contiene ulteriori pesanti tagli per l'istruzione e le risorse degli Enti Locali, vi è infatti, quella che prevede l'accorpamento in Istituti comprensivi di tutte le scuole primarie e medie rimaste autonome e l'innalzamento del tetto per la concessione dell'autonomia scolastica a 1000 alunni, ridotto a 500 per le scuole situate nelle piccole isole e nei comuni montani. Come se non bastasse, le scuole che non raggiungeranno il parametro minimo di 500 alunni (qualche migliaio), saranno declassate e non ritenute degne di avere un preside a tempo pieno». Secondo il documento Tremonti-Brunetta «Non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato. Le stesse sono conferite in reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome». A questo, per completare il quadro, va aggiunta la stretta sui parametri per concedere ai vicepresidi l'esonero (molti saranno costretti a tornare in classe), e la ulteriore riduzione del personale Ata, .

Secondo Legambiente le nuove norme «Determineranno dappertutto una caduta verticale della qualità del servizio e dell'efficacia del lavoro di coordinamento, promozione e controllo svolto dai dirigenti scolastici e dai loro collaboratori» e nelle scuole insulari e di montagna sarà impossibile svolgere efficacemente questi compiti. Legambiente scuola spiega che «Se oggi una istituzione scolastica  montana, costituita secondo i vecchi parametri da un minimo di 300 alunni, può essere già composta da numerosi plessi e sedi dislocati in comuni diversi distanti anche molti chilometri, con l'innalzamento a 500 alunni del tetto minimo per avere l'autonomia nei nuovi Istituti comprensivi, il numero di sedi dipendenti da un'unica presidenza aumenterà ulteriormente, obbligando il dirigente a spostamenti ancora più lunghi per poter interagire con i punti di erogazione del servizio, con gli Enti competenti e le comunità locali, tutto a scapito della sua funzione di gestione delle risorse umane e supporto didattico-organizzativo degli insegnanti. I docenti e i genitori, inoltre, dovranno percorrere distanze maggiori, in aree tradizionalmente disagiate per quanto riguarda i collegamenti, per accedere ai servizi di segreteria o per partecipare alle riunioni collegiali, determinando un aumento dei disagi e dei costi di trasporto».

Inoltre, nelle centinaia di scuole dei piccoli comuni che non raggiungeranno i parametri minimi di alunni, non è più previsto un dirigente a tempo pieno, ma solo un "preside reggente", cioè un dirigente che ha già un'altra scuola di titolarità con almeno 1000 alunni e che in aggiunta  dovrebbe occuparsi anche di una scuola complessa come quelle collocate in aree montane e insulari. «Infatti - sottolinea il Cigno Verde - anche se con numeri di alunni inferiori alla media, in questi contesti ci si deve misurare con l'alto numero di sedi spesso lontane tra di loro, di pluriclassi che hanno specifici problemi di gestione e con il coordinamento dei servizi educativi (trasporto, mensa, ecc.) offerti da numerosi Comuni diversi».

Vanessa Pallucchi, responsabile scuola e formazione di Legambiente, è convita che «Chi ha formulato queste norme dimostra di non conoscere il funzionamento reale della scuola e di non avere a cuore la promozione e conservazione di presidi scolastici di qualità anche nelle aree montane, così strategiche per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del Paese. Chi ha proposto questi ulteriori tagli alle spese per l'istruzione, dimostra di non voler realizzare quei principi di inclusione e pari opportunità previsti dalla Costituzione. Legambiente chiede quindi il ritiro di questi provvedimenti e la ripresa in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni di una seria riflessione sui problemi del dimensionamento scolastico, che tenga conto delle competenze in questo campo degli Enti Locali e della necessità di riorganizzare la rete scolastica nei piccoli comuni e nelle aree montane superando la fase delle "deroghe", ed elaborando invece, parametri specifici per queste realtà territoriali che sono a rischio di spopolamento e isolamento».

Forse Tremonti quando disseminava di trabocchetti la sua manovra pensava che tutti fossero "cretini" come  Brunetta, ma a quanto pare ci sono anche associazioni e giornalisti che sanno ancora vedere e decifrare quelle trappole "nascoste" che una classe politica sempre più dedita all'immagine e scarsa di sostanza sembra non riuscire più (salvo rari e meritori esempi) a scoprire da sola. 

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