[07/07/2011] News toscana

Benecchi (Coreve): «Differenziare non è riciclare»

La raccolta differenziata "di qualità" è la sfida di oggi, perché senza qualità si mina l'effettivo riciclo e l'effettivo reimpiego sul mercato dei prodotti riciclati. Secondo il rapporto "Gli Italiani, la raccolta differenziata e il vetro", promossa da CoReVe - Consorzio Recupero Vetro- e realizzata da AstraRicerche, quasi il 16% del vetro ritirato nel 2009 è stato scartato perché di qualità insufficiente all'avvio al riciclo. Al direttore generale di Coreve Dante Benecchi chiediamo quali sono le prospettive per il futuro e quali sono i segmenti che possono essere aggrediti per migliorare la qualità del riciclo.

«Effettivamente lo scorso anno 1 camion su 5 non trovava sbocco in riciclo in vetreria. Stiamo lavorando direttamente su questo fronte per esempio apportando migliorie agli impianti per la selezioni. Ma anche le amministrazioni stanno capendo che il passaggio nuovo è quello della qualità della raccolta differenziata.  Certo, per una vera rivoluzione servirebbero cambiamenti nelle normative esistenti, ovvero sostituire gli obiettivi di raccolta differenziata per i comuni, con obiettivi di riciclo effettivo. Anche perché in alcune municipalizzate c'è una divisione netta tra raccolta e valorizzazione, così chi raccoglie pensa solo ad ottimizzare tempi e costi della raccolta, fornendo però poi un ‘prodotto' che prima di essere valorizzato ha bisogno di ulteriori e costosi passaggi». 

La Regione Toscana sta per passare alla raccolta monovetro.  quali sono gli obiettivi qualitativi attesi con lo shift al monovetro?

«La Toscana ha anticipato norme europee per il monomateriale, recepite anche dalla normativa nazionale. Nel protocollo che abbiamo sottoscritto con Regione e Revet diciamo che l'obiettivo in 5 anni è quello di raggiungere il 70% dei residenti. E di ridurre, sempre in 5 anni ,  il vetro di scarto del 60%, passando dalle 13mila tonnellate del 2010 a 6mila tonnellate nel 2015».

In termini di sicurezza e qualità, col passaggio al mono, quali sono le tipologie di raccolta che garantiscono la migliore efficienza?

«Rispetto alla campana l'alternativa potrebbe essere il porta a porta. Però bisogna stare attenti perché il  porta a porta implica una gestione più attenta. Le spiego: il contenitore stradale ha un'apertura di diametro calibrato. Quando il cittadino va a conferire il proprio sacchetto è costretto a inserire una bottiglia alla volta e in caso di oggetti non rispondenti, è indotto a spostarsi al cassonetto vicino seguendo le istruzioni. Nel porta a porta invece spesso soprattutto nei contenitori condominiali ci finisce di tutto perché se non c'è un contatto diretto col cittadino, che deve essere ascoltato, istruito e guidato quotidianamente, poi succede come a Milano, dove si fa il porta a porta ma non curando  le relazioni personali, il gestore è poi costretto ad effettuare una preselezione, con costi ovviamente doppi».

A proposito di costi: cosa si devono attendere i cittadini toscani con il passaggio al mono? Gli investimenti che dovranno fare i gestori ricadranno sulla Tia?

«In verità il sistema Conai con imballaggi leggeri da una parte e poi imballaggi in vetro da un'altra è sicuramente più economico, perché in tal modo non si rende più necessaria la preselezione, che nel caso del vetro è complicata perché non è calamitabile. Oggi nella preselezione di fatto si toglie tutto il possibile, ma tutto ciò che residua, alla fine residua nel vetro. E ogni chilo di inerte di scarto fa buttare via qualcosa come 20 chili di vetro. Con la raccolta monovetro invece tutti i rottami vanno direttamente  nel pronto a forno senza scarti intermedi, e riducendo i costi».

Sempre rimanendo sul vetro, in Toscana secondo lei c'è bisogno di rivedere alcune scelte in termini logistici e impiantistici?

«Non vedo la necessità di grossi interventi da questo punto di vista.  L'impianto di Empoli continuerà ad essere aggiornato in termini di efficienza, ma a differenza di oggi, che tutto finiva a Pontedera da ogni angolo della Toscana, con il monovetro saremo noi ad andare a raccogliere il vetro portandolo nei nostri impianti. E siccome per il vetro l'economicità della logistica è intorno ai 200 chilometri, saranno sufficienti gli impianti esistenti, quindi Empoli sicuramente, e poi Perugia, Emilia Romagna e l'impianto che si sta ultimando nel Lazio».

Oltre a passare alla Rd monovetro, la Regione Toscana incentiverà gli acquisti di materiale riciclato in vetro. Quanto è importante questa attenzione all'ultimo anello della catena, ovvero all'effettivo sbocco sul mercato dei materiali riciclati?

«Noi dobbiamo partire dal presupposto che il miglior riutilizzo del vetro è ridiventare vetro . Il tipo di sbocco  dei rottami che per diversi motivi non possono entrare in vetreria, deve invece essere effettivamente stimolato e l'iniziativa intrapresa dalla Regione Toscana è fondamentale. Lo ‘scarto' oggi trova impieghi industriali nel settore della ceramica, dell'edilizia, della fabbricazione manufatti, ma anche in sottofondi stradali e asfalti. Oggi questi sbocchi sono problematici per le norme vigenti, che si adeguano troppo lentamente alla realtà del paese e alla sua economia. Quindi ben vengano iniziative di questo tipo finalizzate al consolidamento degli sbocchi alternativi, ben sapendo però che questi quantitativi devono comunque rimanere marginali, perché è molto più sostenibile e conveniente anche economicamente riutilizzare il vecchio vetro come nuovo vetro».

Torniamo all'Italia. Secondo il rapporto citato in apertura, oltre il 58,1% degli intervistati commette errori grossolani, tali da compromettere l'avvio al riciclo: Cosa si deve fare e cosa farà il Coreve per correggere questo deficit informativo?

«Abbiamo appena concluso una campagna radio con "Il ruggito del coniglio" per premiare le amministrazioni più virtuose sul fronte della comunicazione. Ma io credo che quello che si deve fare è arrivare a degli standard nazionali e omogenei di raccolta. Anche il fatto che ognuno scelga il colore che vuole  per i propri cassonetti è semplicemente ridicolo, perché i cittadini si muovono e si confondono, per non parlare degli stranieri...».

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