[07/07/2011] News

Gli elettori americani preferiscono i candidati "green"

La Stanford University ha presentato i primi risultati della ricerca "The Impact of Candidates' Statements about Climate Change on Electoral Success in 2010: Experimental Evidences" realizzata da Jon A. Krosnick, University fellow at resources for the future; Bo MacInnis e Ana Villar e sostenuta dalla National science foundation e dal Woods institute for the environment..

Secondo I ricercatori «Più di un decennio di indagini nazionali indica che la stragrande maggioranza degli americani che danno personalmente importanza alla questione del cambiamento climatico mettono in testa alle loro scelte quelle che potremmo definire posizioni "green" su questo tema, sono d'accordo sull'esistenza del riscaldamento causato dall'uomo, e sulla necessità di azioni migliorative. Questa scoperta suggerisce che i candidati a cariche pubbliche possono guadagnare voti assumendo posizioni verdi e potrebbero perdere voti esprimendo scetticismo sui cambiamenti climatici. Questo documento descrive le prove di queste ipotesi con esperimenti inseriti in un sondaggio nazionale e in indagini svolte in tre Stati su campioni rappresentativi di adulti. Tra gli intervistati democratici e indipendente, un ipotetico candidato al Senato guadagnerebbe voti prendendo una posizione "green" e perderebbe voti prendendo una posizione not-green. Prendere una posizione not-green o green sul cambiamento climatico ha un impatto significativo sul comportamento di voto dei cittadini repubblicani. Questi risultati suggeriscono che prendendo una posizione green sul clima, i candidati di entrambi i partiti  possono ottenere i voti di alcuni cittadini, mentre non si alienano gli altri».

Ai 1.001 elettori Usa interpellati telefonicamente durante il sondaggio sono state sottoposte due dichiarazioni su temi politici seguiti da una comunicazione con una posizione "green" sul cambiamento climatico e da una  dichiarazione di una posizione "not green" sul cambiamento  climatico.

La dichiarazione green include affermazioni come «Io credo che il riscaldamento globale sia avvenuto negli ultimi 100 anni, soprattutto perché stiamo bruciando combustibili fossili e immettendo gas a effetto serra" e «Dobbiamo iniziare a utilizzare nuove forme di energia che sono prodotte in America e che siano rinnovabile per sempre».

La dichiarazione not-green include espressioni come «Non c'è nessuna vera e propria scienza per poter dire che stiamo cambiando il clima della terra» e «Mi oppongo al cap and trade bill. La legge sul Cap and trade è un killer del lavoro e danneggia la nostra economia». Che poi è quel che dicono i repubblicani.

Ai partecipanti al sondaggio è stato chiesto quale ipotetico candidato sarebbero stati disposti a votare e le sorprese non sono mancate. Se è vero che gli elettori democratici e indipendenti erano molto più propensi a votare per un candidato con la posizione "green" che per quello"not-green", o per uno che non avesse preso nessuna  posizione, anche tra gli elettori repubblicani è risultato molto meno probabile la preferenza ad un candidato con una posizione "not-green" o che non prenda posizione sui problemi del cambiamento climatico.

È interessante notare che tra la maggioranza dei repubblicani intervistati la probabilità di votare o meno un candidato non sarebbe significativamente influenzata dalle sue posizioni "green" o "not-green".

Krosnick sottolinea che «Essenzialmente, quello che abbiamo trovato nel nostro studio, certamente molto semplificato, è che i candidati non hanno nulla da perdere nel prendere una posizione verde sui cambiamenti climatici». Krosnick ha detto che questo studio si tratta di una solida base per espandere la ricerca e studiare la relazione tra i risultati elettorali del 2010 (con la vittoria repubblicana) e le dichiarazioni originali sui cambiamenti climatici e le politiche in materia che durante la campagna elettorale sono stati inseriti nei siti web di oltre 600 candidati al Congresso. «Stiamo perlustrando i siti web per vedere se il cambiamento climatico viene menzionato da tutti e, se lo è, se ciò che dice il candidato è vero - spiega il ricercatore - Non dicono  che è causato dagli esseri umani? Dicono che dovremmo effettivamente fare qualcosa al riguardo? Fanno menzione del cap and trade?  Poi facciamo un passo indietro per vedere come questi candidati in realtà sono andati alle elezioni». Krosnick spera di pubblicare i risultati finali della ricerca entro un mese.

Anche in America, per quanto riguarda le politiche ambientali, sembra che gli elettori siano più avanti dei politici. Dalla ricerca emergono dati e propensioni che dovrebbero far riflettere il prudentissimo Barack Obama ed ancora di più un Partito Democratico ­- dopo i proclami preelettorai e le prime buone iniztive - che sui temi ambientali è stato tremebondo fino alla complicità con l'estremismo eco-scettico dei repubblicani e delle lobby dei combustibili fossili che li sostengono e finanziano.

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