[06/07/2011] News

Socialisti europei e comunisti cinesi d'accordo: «Puntare insieme sulla Green economy»

Nella Cina rurale boom della vendita di elettrodomestici

Il novantesimo anniversario della fondazione del Partito comunista cinese (Pcc) è diventata l'occasione per andare ad omaggiare il dragone nella sua tana e per saldare intese prima impossibili e improbabili con il partito/Stato maoista che era considerato una grossa bizzarria del marxismo-leninismo, da giocare tutt'al più come carta di riserva in funzione antisovietica.

Vecchi tempi spazzati via dalla trasformazione della Cina in un Paese a (turbo) capitalismo dirigista dove la "dittatura del proletariato" si è trasformata in un regime che ha come fine ed obiettivo quello del mantenimento del potere "nell'interesse del popolo" e che guarda sempre più preoccupato al crescere delle disparità sociali che il comunismo avrebbe dovuto appianare e che il nuovo corso ha ingigantito.

Tra i graditi visitatori del longevo partito cinese c'è anche una delegazione del Partito socialista europeo (Pse), invitata dal Dipartimento internazionale del Comitato centrale del Pcc, una tournè iniziata il 3 luglio e terminata oggi. A guidare il gruppo del Pse è il suo presidente, Poul Nyrup Rasmussen, l'ex premier danese, che a Pechino ha affermato che «la Cina e l'Unione europea hanno un grande potenziale nella promozione della cooperazione in materia di green economy. La green economy è uno dei settori importanti della futura cooperazione Europa-Cina, perché la Cina ha avviato il suo XII Piano quinquennale sullo sviluppo economico e sociale, mentre l'Europa ha iniziato la sua strategia "Europa 2020" per un periodo di dieci anni, proposta nel 2010 dalla Commissione europea al fine di ri-dinamizzare l'economia dell'Ue».

Rasmussen, le cui dichiarazioni sono state riportate con grande rilievo dalla stampa ufficiale cinese, si è detto convinto che «lo sviluppo dei settori della green economy e dell'energia rinnovabile permetterà di stimolare la crescita economica, di essere di beneficio per il popolo ed in particolare di creare milioni di posti di lavoro».

Rasmussen ha anche apprezzato la recente visita, a metà giugno, del premier cinese Wen Jiabao in Europa: «E' venuto nel momento giusto e con un buon messaggio». Quale sia la buona novella lo spiega l'agenzia ufficiale cinese Xinhua: «Durante la tournée europea di Wen Jiabao, la Cina si è impegnata ad acquistare i debiti sovrani ungheresi, accordando un prestito speciale di un miliardo di euro per sostenere delle joint venture sino-ungheresi». Insomma, la Cina puntella i paesi più disastrati dell'Europa per timore che il crollo si rifletta con un effetto domino fino a Pechino.

Incontrando la delegazione del Pse, il capo del Dipartimento comunicazione del Comitato centrale del Pcc, Liu Yunshan (nella foto con Rasmussen), ha detto che «il Partito comunista cinese si impegna ad apportare maggiori contributi positivi allo sviluppo delle relazioni sino-europee. Il Pcc è pronto a moltiplicare le visite di alto livello, gli scambi tra politici e ad organizzare numerosi seminari tra le due partiti al fine di promuovere il partenariato strategico completo tra la Cina e l'Europa». Poi ha illustrato agli ex nemici ideologici le conquiste fatte in 90 anni dal Pcc ed assicurato che «il Partito continuerà a perfezionarsi grazie alla messa in atto delle riforma e delle innovazioni».

I comunisti cinesi, gli ex paria intoccabili della politica internazionale, sono stati sdoganati dalla crescita impetuosa che hanno innescato in Cina, tanto che il socialdemocratico Rasmussen, forse dimentico di essere ospite di una dittatura, si è felicitato con i cinesi «per i grandi progressi ottenuti sotto la direzione del Pcc».

Tornando alla green economy, forse in Cina la cosa potrebbe essere un po' più complicata di quanto pensa l'ammirata delegazione del Pse, perché in Cina in questo momento viene tradotta dal Partito come diffusione dell'elettronica di consumo. Si tratta di una vera e propria operazione sociale che punta a recuperare, attraversino i consumi, il consenso della sempre più scontenta Cina rurale che si sente esclusa dalla crescita impressionante delle città costiere. Queste sono probabilmente ormai sature di beni di consumo fino a pochi anni fa ritenuti un inarrivabile miraggio e allora il regime pianifica la loro paterna ed equa ridistribuzione

Secondo Xinhua, «le vendite di elettrodomestici sono cresciute dell'83,7 per cento in un anno nelle regioni rurali cinesi nel corso del primo semestre dell'anno, raggiungendo 124,58 miliardi di yuans (19,28 miliardi di dollari), grazie alla politica di sovvenzioni del governo». Il ministero cinese del commercio ha detto che «solo a giugno 5,7 milioni di apparecchi elettrodomestici sono stati venduti ai consumatori delle zone rurali che approfittano di queste sovvenzioni, per un valore totale di 15,05 miliardi di yuan, in crescita dell'11 per cento in un anno».

Si tratta della crescita dei consumi interni che, dopo il boom delle esportazioni, deve tenere in piedi l'economia cinese a ritmi di crescita altissimi, se non vuole crollare ed affrontare la protesta sociale che si addensa in temporali violenti dei quali in occidente ci arriva solo l'eco di qualche tuono più forte. Xinhua sottolinea che «la Cina ha introdotto un programma di sovvenzioni nel febbraio 2009, con l'obiettivo di stimolare il consumo rurale di fronte al rallentamento economico mondiale. Nel quadro di questo programma, i contadini possono ricevere una sovvenzione equivalente al 13 per cento del prezzo di alcuni tipi di frigoriferi, televisori, lavatrici e climatizzatori».

Ma questo vuol dire anche altre due cose, un aumento del benessere reale delle famiglie rurali e l'introduzione di consumi e modi di vita energivori prima sconosciuti. Infatti se i frigoriferi e i televisiori sono tra i beni più venduti, i contadini cinesi fanno la fila anche per accaparrarsi i condizionatori. Questi tre elettrodomestici da soli rappresentano il 73,7 per cento delle vendite di giugno.

Forse la green economy dei compagni del Pse in Cina deve prima passare dalla tappa "obbligata" dei consumi di massa e del loro problematico "smaltimento", prima di poter rilanciare i dadi e avanzare di un'altra casella.

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