[05/07/2011] News

Exit strategy (a sinistra) dall'avidità senza freni dell'economia finanziaria?

Manovra del governo da bocciare anche se le rinnovabili non subiranno il previsto taglio

C'è un filo "Rossi" che oggi unisce il Sole24Ore con l'Unità. L'appello contro l'avidità della globalizzazione finanziaria del senatore sul quotidiano di Confindustria, infatti, trova sponda nell'editoriale di Alfredo Reichlin che è poi un invito alla sinistra a fare più di "qualcosa" di sinistra. «Come dice Guido Rossi - sostiene Reichlin - siamo entrati nell'era dell'avidità senza freni. E' così. Ed è il risultato del fatto che è stato dato un potere enorme non ‘ai mercati' in generale, ma a un determinato mercato, quello finanziario. Un potere che non aveva mai avuto, quello di fare il denaro col denaro e di circolare liberamente nel mondo globale col risultato di gestire secondo le sue logiche quel problema non economico ma umano che è l'allocazione delle risorse». «Il mio - aggiunge - non è un giudizio, è un fatto. Il fatto è che la destra politica che ha governato il mondo in questi ultimi tre, quattro decenni ha pensato di guidare così la mondializzazione».

Certo, questo è un fatto, ma lo è altrettanto che la sinistra di fronte a questo non ha saputo come minimo opporre resistenza, almeno il centrosinistra, per non dire più onestamente che ha seguito argomentando peraltro la strada del libero mercato. Che magari non voleva dire sic et simpliciter dare in mano tutto alla finanza, ma di certo l'analisi fu sbagliata. Se anche non c'è questa ammissione diretta, Reichlin invoca comunque la necessità di «definire la novità della nostra proposta al Paese; una proposta non dirigista ma che, nella sostanza, fa appello agli italiani perché si 'alzino e comminino'. Non sarà facile. Abbiamo bisogno di una cultura politica che si liberi dalla subalternità al fondamentalismo di mercato come dalla nostalgia per il vecchio statalismo. Una cultura che sappia che esistono ormai al mondo cose che la vecchia lotta politica incentrata sul dilemma Stato o mercato non può più comprendere».

Il tema, anche se non nei termini con cui lo poniamo noi, sembra finalmente tornato sul tavolo a sinistra. E' di per sé una buona notizia. Vediamo come si sviluppa, ma da parte nostra è doveroso insistere nel dire che quando si parla di risorse, si deve intendere anche quelle ambientali. Non abbiamo nostalgia per il vecchio statalismo, ma bisognerà pur dire cosa deve crescere e cosa non deve e cosa può essere quotato in borsa e cosa no. Energia e materia devono tornare ad essere la base dell'economia e il criterio delle scelte che si fanno devono avere la loro tutela come criterio direttore, che può darsi solo se fuori da una logica di finanziarizzazione compulsiva dell'economia resa "liquida" e quindi quasi inafferrabile dall'informatizzazione.

C'è un segnale da cogliere, ironico certamente, dalla notizia dell'accusa di frode fiscale ad Arturo Di Modica, autore del Churching bull, il toro di bronzo collocato a Wall Street, a New York, sede della Borsa americana. E' una mera coincidenza, ma è chiaro che questo modello di sviluppo sta generando mostri. Il destino di uno Stato non può essere in mano a una società di rating che lo costringe a varare impossibili manovre per ridurre all'osso qualunque tipo di investimento per il futuro. Non c'entra nulla l'austerity. Questo è un cul de sac dal quale dobbiamo uscire il prima possibile. Come parallelamente, almeno in Italia, dobbiamo uscire da un governo che pure oggi dà spettacolo rinunciando a fare chiarezza su una manovra - Tremonti ha fatto saltare la conferenza stampa prevista perché non conosceva il comma a favore dell'azienda del premier, nascosto nella manovra - piena di trabocchetti (Lodo Mondadori e rinnavabili, che comunque sono state salvate all'ultimo tuffo... ma non solo) i cui effetti si vedranno soprattutto nelle tasche dei cittadini e non quelli con i macchinoni invisi da Tremonti.

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