[04/07/2011] News toscana

Lo squalo bianco di Capraia, i turisti e Walt Disney

L'avvistamento dello squalo bianco (o forse di un'altra grande specie) tra Capraia e la Corsica, effettuato e documentato da seri ricercatori, invece di essere visto come un elemento per vantare ancora un mare biologicamente vitale, che attrae grandi predatori, è finito nel tritacarne mediatico del sensazionalismo estivo da spiaggia e nell'isteria del complottiamo locale.

Un fresco amministratore di Capraia (il Comune meno abitato della Toscana) è arrivato a dire che la diffusione della notizia punta a mettere in ginocchio il turismo nell'isola e che probabilmente si tratta di una bufala. Non c'è da stupirsi in un Arcipelago dove, un po' più a sud, al Giglio si negò l'evidenza di una foca monaca che nuotava vicino alla costa del Campese per timore che qualcuno chiedesse di fare l'area marina protetta.

Ma la cosa che davvero stupisce nel sensazionalismo un po' "splatter" che circonda ogni avvistamento di squalo bianco o di un'altra specie di squali è la "paura" esibita da bagnanti e subacquei (e colleghi giornalisti), gli stessi che magari vanno in Mar Rosso o ai tropici a fare il bagno dove gli squali sono una presenza quotidiana, a fare immersioni guidate per incontrarli o addirittura a farsi chiudere in una gabbia nel Canale del Mozambico per avere un incontro ravvicinato con il "grande predatore" dei mari...

La cosa ancora più strana è questo stupore per il fatto che nel Tirreno e nelle acque della Toscana ci siano squali bianchi: questi "pescecani" erano così noti e familiari che all'Elba avevano un nome proprio locale: "Tacca di fondo" e i pescatori sanno bene che bazzicavano assiduamente le tonnare e le "palamitare". Non moltissimi anni fa uno squalo bianco "assaggiò" una barca di un pescatore al largo di Marciana Marina, lasciando qualche dente piantato nella chiglia, e le foto con gli squali bianchi pescati sono diverse.

Purtroppo questi grandi animali si sono rarefatti perché sono loro le nostre vittime e non viceversa (anche perché sembra non gradiscano molto la carne umana), siamo noi che li abbiamo portati sull'orlo dell'estinzione dopo milioni di anni di storia evolutiva che li hanno resi un perfetto predatore.

Lo squalo bianco (probabilmente ancora presente nel Mediterraneo più di quanto si pensi) è diventato da pesce totemico delle paure dei pescatori un incontro sporadico che finisce subito sul "Tirreno", You Tube e Facebook, come digitalizzazione del vivente che ci riporta alla mente le paure della mai abbastanza esecrata serie di film "Lo Squalo".

Tornati dalle calde acque tropicali turisti e giornalisti vorrebbero che questa tinozza troppo inquinata che è il Mediterraneo non riservasse sorprese e pericoli, come la vasca da bagno di casa, senza meduse e squali, senza alghe "assassine" e tracine.

E' la natura disneyzzata, dove i leoni sono vegetariani e discutono con i babbuini e gli squali tigre accompagnano il pesce pagliaccio Nemo alla ricerca del padre finito in un acquario di un dentista. E la concezione da giardinieri dell'ambiente di molti turisti ed amministratori locali che inorridiscono perché a Pianosa ci sono le zecche, all'Elba e a Montecristo le vipere, nel giardino pubblico arriva un biacco e i topi di campagna trafficano accanto alla spazzatura.

E' una natura asettica e così umanizzata da essere inumana, dove il pericolo lo andiamo a cercare ben protetto nei safari africani o nella pesca in altura, dove stupirsi per la ferocia imprevedibile e magnifica della vita è solo un'ora passata davanti alla televisione insieme a Licia Colò o a Piero Angela, dove "killer" come gli ippopotami ballano con il tutù e poi terrorizzandoci di nulla se appare la pinna e il nuoto potente e sinuoso di uno squalo al largo di Capraia, dove dovrebbe essere, dove speriamo sia ancora per molto.

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