[30/06/2011] News

Global warming: la ricomparsa di un'alga microscopica potrebbe sconvolgere la vita dell'Atlantico

Secondo la ricerca "Prodigal plankton species makes first known migration from Pacific to Atlantic via pole" realizzata da "Climate change and european marine ecosystem research" (Clamer), una una pianta microscopica, la Neodenticula seminae presente 800.000 anni fa e poi estintasi nel Nord Atlantico sta ricomparendo nella zona, segnando la prima migrazione trans-atlantica in tempi moderni per quanto riguarda il plankton.

Clamer è un progetto finanziato nell'ambito del tema "Ambiente" del Settimo programma quadro (7° PQ) dell'UE con ben 990.000 euro, al quale partecipano ricercatori Italiani, britannici, belgi, danesi, francesi, greci, irlandesi, norvegesi, olandesi e spagnoli.

Secoindo i ricercatori il ritorno della Neodenticula seminae sarebbe causato dal global warming e ipotizzano che «Il ridursi dei ghiacciai abbia aiutato la microscopica pianta a farsi trasportare dal Pacifico attraverso l'Oceano Artico, un vero e proprio passaggio aperto attraverso il Polo per la piccolissima alga».

La cosa comincia a preoccuopare anche qualche associazione ambientalista perché, nonostante l'alga sia una fonte di nutrimento, il suo ritorno potrebbe modificare la base della catena alimentare marina, perturbando la vita dell'Oceano Atlantico già messa in pericolo dai cambiamenti climatici e dalle attività antropiche.

Un timore condiviso anche dai ricercatori britannici della Sir Alister Hardy Foundation for Ocean Science (Sahfos) ch avvertono: «Un tale cambiamento geografico potrebbe trasformare la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi marini artici e dell'Atlantico del Nord».

Secondo gli scienziati la migrazione della Neodenticula seminae è paragonabile all'arrivo di una balena grigia del Pacifico davanti alle coste di Israele e Spagna, un cetaceo estintosi nell'Atlantico 300 anni fa, molto probabilmente a causa della caccia eccessiva. Il ritiro dei ghiacci dell'Artico avrebbe permesso alla balena grigia di trovare nuovamente le vie marine per ritornare nell'Atlantico del Nord e successivamente, attraverso lo stretto di Gibilterra, nel piccolo e caldo Mediterraneo.

Il rapporto sulla Neodenticula seminae fa parte di una serie di relazioni sullo sconvolgimento della vita marina in corso nell'Atlantico del Nord, causato dai cambiamenti climatici, i cui risultati sono stati raccolti e catalogati da Clameer che come spiega il bollettino scientifico dell'Unione europea Cordis, «Sta mettendo insieme i risultati di quasi 300 progetti di ricerca finanziati dall'UE sui cambiamenti climatici condotti nel corso di un periodo di 13 anni negli oceani europei e nelle acque sottocosta, nonché nel Mediterraneo, nel Baltico e nel Mar Nero».

Secondo Carlo Heip, direttore generale dell'Istituto reale olandese per la ricerca marina Nioz, che è a capo del l progetto Clamer, «Le migrazioni sono un esempio di come le condizioni climatiche in cambiamento provocano lo spostamento o il cambiamento del comportamento delle specie, il che porta ai mutamenti degli ecosistemi chiaramente visibili oggi».

Il progetto Continuous plankton recorder survey della Sahfos, lo studio di biologia marina più completo dal punto di vista geografico al mondo, sta documentando il cambiamento del plancton e I dati raccolti dimostrano che anche lo zooplancton, come i copepodi, «Stanno cambiando e stanno mettendo a rischio le riserve di cibo di pesci come merluzzi, aringhe e sgombri. I cambiamenti della vita del plankton sono collegati al collasso di alcune riserve di pesce e alla diminuzione dagli uccelli che si nutrono di pesce nel Mare del Nord».

Secondo gli studi i cambiamenti della composizione della vita marina sono probabilmente diversi e "misti": «Mentre alcune specie potrebbero avere un impatto negativo, altre potrebbero prosperare, guadagnando in biodiversità e produttività - dice Heip - Ma la maggior parte delle conseguenze sono talmente negative e la portata del cambiamento tanto potenzialmente enorme che, messe insieme, costituiscono potenti segnali di allarme».

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