[28/06/2011] News

Fao: «Debellata la peste bovina»

L’eliminazione del virus mortale un modello per sconfiggere altre malattie

Il 28 giugno 2011 è la data ufficiale che segna la scomparsa della peste bovina: la Conferenza della Fao, il più alto organo direttivo dell'agenzia Onu, ha adottato una risoluzione che dichiara la peste bovina debellata a livello mondiale.  La risoluzione esorta anche «La comunità mondiale a prendere le necessarie misure di follow-up, garantendo che campioni del virus e del relativo vaccino vengano conservati in laboratorio in condizioni sicure e che vengano applicati standard rigorosi in materia di monitoraggio e segnalazione della malattia».

Oggi il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha detto con comprensibile orgoglio che «Nel celebrare uno dei maggiori successi per la Fao  e i suoi partner, vorrei ricordare che questo straordinario risultato non sarebbe stato possibile senza gli sforzi congiunti e il forte impegno dei governi, delle principali organizzazioni in Africa, in Asia e in Europa, e senza il costante sostegno dei donatori e delle istituzioni internazionali».

Si tratta del risultato di una campagna globale decennale che la Fao ha portato  avanti in stretto coordinamento con l'Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie), e con altri partner per debellare un virus altamente contagioso che ha ucciso milioni di bovini, bufali e di altre specie animali, causando fame, carestie e crisi economiche, soprattutto in Africa, Asia ed Europa.

A partire dal 1994, la Fao ha guidato il Global rinderpest eradication programme (Grep) insieme all'Oie ed all'International atomic energy agency e ad altri partner istituzionali, governi, organizzazioni regionali come l'nterafrican bureau for animal resources. Meccanismi di cooperazione e coordinamento internazionale, finanziati da Unione Europea, Giappone, Irlanda, Italia, Francia, Svezia, Gran Bretagna, Usa Undp ed altri che, col supporto di istituzioni accademiche e di ricerca di tutto il mondo, sono stati fondamentali per riuscire a debellare la peste bovina, specialmente nei Paesi più poveri. La Fao sottolinea che «Il successo del programma ha dimostrato l'importanza del sostegno politico e finanziario per i servizi veterinari, per il raggiungimento delle comunità locali, per la cooperazione regionale e la ricerca».

L'assemblea mondiale dell'Oie ha confermato che il virus non è più in circolazione nel suo habitat naturale: l'ultimo focolaio di peste bovina è stato quello che nel 2001 ha colpito i bufali selvatici in  Kenya, mentre l'ultima vaccinazione è stata effettuata nel 2006.

Bernard Vallat, direttore generale dell'Oie, sottolinea che «Questo successo nell'eliminazione di un virus animale dimostra che gli interventi contro le malattie animali non rispondano alla logica del bene agricolo o commerciale bensì a quella di "Bene Pubblico Globale", in quanto contribuendo a ridurre la povertà, a migliorare la salute pubblica e la sicurezza alimentare, a garantire un più ampio accesso al mercato e migliori condizioni di salute degli animali, esse apportano benefici alle popolazioni e alle generazioni di tutto il mondo».

La Fao però non abbassa la guardia perché «Sebbene il virus della peste bovina non sia più in circolazione tra gli animali viventi, esso è ancora presente in molti laboratori. La priorità immediata della fase post-eradicazione è quella di vigilare sulla possibilità di ricomparsa del virus tra gli animali a seguito di fuoriuscite accidentali o dolose dai laboratori». Diouf spiega che «La peste bovina è la prima malattia animale ad essere stata debellata dall'uomo e la seconda malattia in generale dopo il vaiolo. Ma dobbiamo ora concentrare la nostra attenzione sulle misure da prendere affinché tale risultato sia sostenibile nel tempo e ne possano beneficiare anche le generazioni future. A tal fine, è necessario mettere in atto una strategia post-eradicazione che prevenga eventuali possibili ricomparse della malattia. La Fao, l'Oie e i loro partner sono determinati a mettere in atto delle procedure concordate a livello internazionale per tenere questi stock di virus confinati all'interno di sicure strutture di laboratorio».

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