[27/06/2011] News
Il ministero dell'Ambiente della tutela del Territorio e del Mare ha affidato alla Lipu-BirdLife Italia uno studio sullo "stato di conservazione" dell'avifauna italiana con particolare attenzione a quella che vive nelle foreste. Dai dati emerge che nonostante la crescita per dimensione del nostro patrimonio forestale la sua qualità ecologica resta bassa con conseguenti danni alla biodiversità ed in particolare ad alcune specie di uccelli.
«Una situazione che ci preoccupa non poco - ha dichiarato Marco Gustin, responsabile Specie Lipu-BirdLife Italia - perché un gruppo di specie, quelle più rare e localizzate come gallo cedrone, fagiano di monte, astore di Sardegna e la balia dal collare, si trovano in una situazione di difficoltà a causa della scarsità di foreste d'alto fusto, la cui diffusione invece permetterebbe una maggiore presenza sia di queste specie che di altre. E' un gruppo di specie che rischia estinzioni locali se non si migliorerà l'habitat in cui si riproducono».
Quindi la superficie forestale italiana aumenta (siamo a 10,6 milioni di ettari, il 34,7% del totale), ma la struttura dei boschi appare poco diversificata, si effettuano troppi tagli, si registrano carenze gestionali e la presenza di specie alloctone, tutti fattori che non rendono idoneo l'habitat per alcuni uccelli tipici delle nostre foreste.
Oltre alle specie citate lo studio evidenzia problemi anche per altre, come l'astore, la tordela, il luì bianco, luì verde, così come per i picchi (picchio nero, picchio rosso mezzano, picchio dalmatino, picchio tridattilo), tutte specie giudicate in uno stato "insoddisfacente" di tutela.
«Per arginare questo fenomeno il ruolo della rete Natura 2000 è fondamentale - ha sottolineato Claudio Celada, direttore Conservazione natura Lipu-BirdLife Italia - a partire dalle Zone di protezione speciale delle foreste vetuste e delle porzioni ancora prive di disturbo per gli animali. Ma anche attraverso le opportunità offerte dai Piani di sviluppo rurale, in particolare le misure silvo ambientali e le indennità Natura 2000. Un altro fattore importante- ha aggiunto Celada- è che le aree protette e i siti ad alto tasso di biodiversità siano collegate dal punto di vista ecologico tra di loro e non diventino isole di natura circondate da cemento e infrastrutture. Dunque occorre costruire una vera e propria rete di aree che assicurino la sopravvivenza delle specie» ha concluso l'esponente della Lipu.
Anche i dati europei non sono più confortanti. Negli habitat di foresta boreale e temperata 12 specie su 76 sono in declino e solo una specie ha incrementato la propria popolazione. Tra il 1980 e il 2005 alcuni modelli statistici dell'Unione europea hanno registrato un declino del 14% per gli uccelli comuni degli ambienti forestali, secondi dopo quelli degli ambienti agricoli (-43%).