[22/06/2011] News

I sindaci giapponesi non vogliono pił il nucleare

Per 11 reattori nessuna prospettiva di riprendere l'attivitą

In Giappone sindaci ed esperti di ricostruzione stanno discutendo come ridurre l'utilizzo dell'energia nucleare dopo la tragedia nucleare di Fukushima Daiichi. In Giappone ci sono 54 reattori nucleari, che nel 2009 fornivano il 29% della produzione di elettricità del Paese. In 35 reattori sono state sospese le operazioni dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo, sia per le ispezioni di routine che su richiesta del governo a causa di evidenti carenze nella sicurezza.

Il 15 giugno, un gruppo di esperti riunito nella prefettura di Fukushima ha approvato un progetto contenente i concetti base per la ricostruzione che comprendono l'idea "eretica" di abbandonare il nucleare e promuovere le energie rinnovabili. Mentre il governo centrale spinge per riaprire i reattori fermi e, di fronte alla tragedia di Fukushima, dice che la ricostruzione sarà "green" e senza nucleare solo nell'area colpita dallo tsunami.

A guidare la rivolta antinucleare degli amministratori locali giapponesi è Shigemi Kashiwabara,  il sindaco della città di Kaminoseki, nella prefettura di  Yamaguchi, dove la Chugoku Electric Power Company vuole costruire e mettere in linea entro 7 anni una nuova centrale nucleare. Kashiwabara ieri ha convocato il consiglio della municipalità e ha detto che intende rivedere l'atteggiamento tollerante della città verso il nucleare: «La città deve prendere in considerazione di come liberarsi dal nucleare».

Anche il sindaco della metropoli di Osaka, Kunio Hiramatsu, ha detto che un altro gigante del nucleare giapponese, la Kansai Electric Power Company «Dovrebbero perseguire nuove fonti di energia per sostituire l'energia nucleare».

Di fronte alla crescente offensiva antinucleare delle municipalità e delle prefetture, Goshi Hosono, il consigliere del premier giapponese Naoto Kan per il disastro di Fukushima, che nei giorni scorsi era stato mandato in prima linea per perorare la causa delle centrali nucleare, non ha saputo dire altro che «E' naturale che i capi delle municipalità ed altri esprimano le loro obiezioni sul nucleare nel mezzo al disastro dell'impianto di Fukushima. Per proteggere la vita delle persone, il governo opererà i reattori nucleari funzionanti, garantendo nel contempo la massimo livello di sicurezza».

Un livello di sicurezza al quale gli amministratori locali di tutti gli schieramenti non sembrano credere più.  Anche perché è arrivata una notizia che dà l'ennesima mazzata alla favola del nucleare giapponese "supersicuro" che veniva raccontata prima di Fukushima Daiichi: per almeno 11 reattori non c'è nessuna prospettiva di rientrare in funzione, anche dopo che i controlli in atto saranno terminati.

Infatti 11  dei 35 reattori bloccati dopo l'11 marzo, per i quali i controlli di routine sulla sicurezza finiranno ad agosto, non hanno ancora ottenuto il consenso da parte delle amministrazioni locali per riprendere l'attività. Ormai in Giappone restano operativi solo 17 reattori nucleari, ma per 5 di loro sono programmati controlli routinari obbligatori a partire da agosto, previsti una volta ogni 13 mesi dalla legge giapponese. I 12 reattori che resteranno in funzione dovranno sospendere l'attività per lo stesso motivo entro i primi mesi del 2012. Altri due reattori, quelli della centrale elettrica di Tomari ad  Hokkaido e di Ooi, nella prefettura di Fukui, nel Giappone centrale, hanno ripreso a fornire energia elettrica a marzo, dopo il check-up, ma solo in via sperimentale.

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