[17/06/2011] News

Desertificazione: mega-piano cinese per salvare le praterie di Mongolia Interna, Xinjiang e Tibet

Jia Zhibang, il capo dell'ufficio nazionale delle foreste della Cina, ha annunciato durante un workshop nazionale che «la valutazione delle performance dei responsabili dei governi locali dovranno essere legate ai loro risultati nel controllo e prevenzione della desertificazione».

Si tratta di un pesante avvertimento alla catena di comando periferica del Partito comunista, accusata da più parti di trascurare il problema della desertificazione, un'accusa rilanciata da tutta la stampa ufficiale, a cominciare da Xinhua, con servizi sui rischi che corrono soprattutto le regioni autonome più esposte all'avanzata del deserto ed agli effetti dei cambiamenti climatici.

Jia ha detto che «Il controllo dell'espansione desertica ed il miglioramento dell'ambiente nelle regioni desertiche devono anche essere considerate come dei risultati importanti dai responsabili dei governi locali. Utilizzando il controllo della desertificazione come modo per valutare la performance dei governi locali, potremo sperare di vedere delle province e regioni prendere l'iniziativa per prevenire la desertificazione e migliorare l'ambiente».

Il governo centrale di Pechino ha già annunciato a maggio l'avvio di un programma quinquennale di sovvenzioni,  per oltre 13 miliardi di yuan (2 miliardi di dollari), per incoraggiare i pastori a proteggere le praterie in 8 province e regioni autonome, tra le quali la Mongolia Interna, il Xinjiang e il Tibet.

La Cina ha circa 400 milioni di ettari di praterie naturali, è il secondo Paese del mondo per estensione della steppa, ma i cambiamenti climatici e il sovra-pascolo, ai quali si è aggiunto lo sviluppo rurale, hanno danneggiato il 90% di questo patrimonio trascurato del quale solo ora si scopre l'importanza per l'equilibrio ambientale.

Il 16 giugno in due regioni autonome, il turbolento Xinjiang e la tranquilla Mongolia Interna, ha preso il via il programma di sovvenzionamento dei pastori. Nello Xinjiang, i pastori non avranno più il diritto di far pascolare i loro animali su circa 10 milioni di ettari, cioè il 17,6% delle praterie della regione, inoltre su circa 35 mu ilioni di ettari di prateria sarò consentito solo il pascolo ad un numero limitato di capi di bestiame.

I pastori interessati dalle nuove salvaguardie riceveranno un indennizzo annuo che va da 5,5 a  50 yuan a mu (la misura terriera utilizzata in Cina), secondo il diverso tipo di praterie. Inoltre i pastori che semineranno erba avranno un compenso annuo di 10 yuan a mu.

Il programmo fornirà anche 500 yuan all'anno ad ogni famiglia delle regioni rurali per acquistare benzina e foraggio per il bestiame. In Mongolia Interna i pastori verranno indennizzati con 6 yuan per  mu all'anno per rinunciare allo sfruttamento dei  404 milioni di mu delle praterie dove il pascolo è stato proibito e 5 yuan a  mu per i 616 milioni di mu delle praterie a pascolo limitato.

La Mongolia Interna intanto prevede quest'anno di aumentare la sua superficie forestale di  800.000 ettari, proprio per contrastare la desertificazione e le tempeste di sabbia. Secondo il governo della regione autonoma, la desertificazione nel 2009 interessava  il 52% del territorio della Mongolia Interna, cioè 617.700 km2, nonostante un arretramento del Gobi di 4.672 km2  nei 5 anni precedenti.

Il governo centrale di Pechino si è impegnato ad aumentare entro il 2025 del 21,5% la copertura forestale della Mongolia Interna e del 43% la superficie a prateria «Per limitare il deterioramento dell'ecosistema locale».

Tre il 2005 e il 2010 la Cina ha speso più di 27 miliardi di yuan (4,15 miliardi di dollari) nella battaglia contro la desertificazione in Mongolia interna, che ha pesanti ricadute su tutta l'area nord-orientale della Cina, Pechino compresa.

Torna all'archivio