[16/06/2011] News

L'industria alimentare globale contribuisce a propagare e potenziare l'Escherichia coli?

Sono sei i bambini ricoverati per hamburger contaminato da E. Coli

Nel romanzo del 1998 "Toxina", dello scrittore statunitense Robin Cook, un ceppo del batterio Escherichia coli contamina la carne di manzo degli hamburger e provoca un'epidemia mortale. Cook si era ispirato ad un fatto realmente accaduto qualche anno prima. Quindi, come spiega Emilio Godoy su "Tierramérica", non è certo una sorpresa «La comparsa di un nuovo virotipo di E. coli in Germania, che da maggio ha fatto almeno 25 morti e 2.600 ammalati e fa perdere la testa agli scienziati, è un capitolo in più, ma non ha nulla della fiction. In Europa tuttavia non si sa quale è stata la fonte della contaminazione».

E come non lo sarà il fatto che sono sei i bambini ricoverati al policlinico di Lille, nel nord della Francia, per un'infezione alimentare legata a un tipo raro di batterio E.coli, dopo aver consumato hamburger. Le loro condizioni vengono definite ''stabili'' dai medici.

In tutti e sei i casi, i sanitari parlano di condizioni ''gravi'' ma ''non preoccupanti'' quanto al pronostico sul decorso della malattia, che si e' manifestata con una forte diarrea emorragica. Tre dei bambini sono attualmente ''in dialisi'' per l'interessamento dell'apparato renale.

Secondo i primi accertamenti, l'infezione sarebbe dovuta al consumo di hamburger surgelati di marca 'Steaks Country', venduti nell'ipermercato Lidl e non avrebbe nulla a che vedere con l'epidemia che ha provocato 38 morti, 37 dei quali in Germania .Il batterio che ha provocato l'intossicazione di alcuni bambini a Lille infatti ''non è dello stesso ceppo'' del batterio killer che ha colpito in Germania. Lo ha riferito un portavoce della Commissione Ue, precisando che ''per ora non e' stato lanciato un allarme europeo'' e che Bruxelles attende chiarimenti sulle cause della contaminazione

Tornando allinchiesta di "Tierramérica", questa parte da un'ipotesi: «La produzione industriale di alimenti contribuisce a propagare il batterio E. coli» e per indagare su questa possibilità Godoy si avvale del contributo di due giornaliste, l'argentina Marcela Valente e la peruviana Milagros Salazar, per ricostruire casi simili a quello tedesco già accaduti (spesso nella completa indifferenza dei media europei) in America Latina.

Godoy spiega che per l'Escherichia coli «La maggioranza dei suoi ceppi sono innocui. Il batterio è naturalmente presente nell'intestino dei mammiferi e partecipa al processo digestivo. Da lì, con la materia fecale, passa nelle acque reflue. Viene impiegato nello sviluppo dei transgenici agroalimentari, farmaceutici e veterinari, nella biologia sintetica e nella creazione di ormoni transgenici, come quelli dati alle mucche perché producano più latte».

Si conoscono 6 ceppi patogeni di E. coli, e i più letali sono quelli enteroemorragici, come lo O157:H7, scoperto nel 1982 nella carne degli hamburger Usa, e lo O104:H4,che sta causando il panico alimentare in mezza Europa.

Irma Martínez, una ricercatrice messicana della facoltà di scienze biologiche dell'Universidad Autónoma de Nuevo León, ha spiegato a "Tierramérica" che «L'industria ha influenza nella produzione e propagazione di questi batteri. Nella produzione di carne e di colture che stanno molto vicino al suolo, la percentuale di probabilità è alta, dato che meloni, cetrioli, cocomeri, zucchine e fragole vengono irrigati che acque nere (reflui) la maggior parte delle volte».

In uno studio pubblicato nell'aprile 2009 da "Salud Pública y Nutrición", la Martínez ed altri 6 scienziati rivelarono di aver trovato tracce di E. coli O157:H7 in due dei 40 campioni di carne di manzo provenienti da grandi allevamenti di Monterrey e il biologo molecolare Adrián Canizález-Román, della facoltà di medicina dell'Universidad Autónoma de Sinaloa, spiega che «Attraverso l'evoluzione e per pressione evolutiva dell'uso inadeguato di antibiotici, mutazioni nel suo genoma ed altre cause, si sono generate diverse varianti che possono produrre malattie ed epidemie, come quella comparsa in Germania».

Ma il terrore scatenatosi nei supermercati tedeschi ed europei è la normale vita quotidiana per molti Paesi in via di sviluppo, dove le infezioni da E. coli sono comuni.

L'Argentina, con i suoi 40 milioni di abitanti, ha da anni la maggior incidenza sudamericana della sindrome uremica emolitica causata dall' E. coli enteroemorragica, causata soprattutto dal consumo di carne bovina mal cotta. I più colpiti sono i bambini sotto i 5 anni. L'Argentina produce più di 3 milioni di tonnellate di carne di manzo all'anno e di queste 480.000 tonnellate vengono esportate seguendo misure igieniche rigorose, però, secondo la Lucha contra el Síndrome Urémico Hemolítico, le falle nel controllo sanitario lungo la catena di distribuzione locale sono la norma.

Marta Rivas, del Servicio de fisiopatogenia dell'Instituto nacional de enfermedades infecciosas dell'Argentina, spiega che «La sindrome si manifesta con diarrea emorragica, vomito, irritabilità, pallore, difficoltà ad urinare ed a volte convulsioni, può essere mortale e spesso ha come conseguenze insufficienza renale o problemi neurologici. Molti dei trapianti di reni vengono fatti per ovviare ai danni di questa malattia. Il numero dei casi in Argentina si mantiene stabile, tra 400 e 500 colpiti e 15 per ogni 100.000 minori di 5 anni. Però il focolaio tedesco non ha relazione con quel che succede in Argentina, Qui prevale un altro sierotipo».

La Rivas ha comunque avuto nei giorni scorsi un incontro con i funzionari del ministero della salute argentino per elaborare una normativa di prevenzione riguardo al possibile arrivo del ceppo tedesco: «L'idea è quella di rafforzare la prevenzione, potenziare la vigilanza nei laboratori e la descrizione dei casi».

In Messico, 112 milioni di abitanti, secondo il ministero della salute i ceppi patogeni di E. coli sono responsabili del 20% dei casi di diarrea infantile. La ricerca "Biochemical and Genetic Diversity of Enterotoxigenic Escherichia coli Associated with Diarrhea in United States Students in Cuernavaca and Guadalajara, Mexico, 2004-2007" ha trovato una piccola quantità di ceppi che potrebbero essere endemici.

I risultati dello studio, pubblicati un anno fa del "The Journal of Infectious Diseases", riguardavano 213 studenti Usa che vivevano nelle città messicane di Cuernavaca e Guadalajara e veniva fuori che misure semplici, come lavarsi le mani, cucinare bene il cibo e migliorare la potabilità dell'acqua, riducono molto l'incidenza del batterio.

Secondo la Martinez «Poco a poco le pratiche stanno migliorando», ma secondo la Comisión nacional del agua, in Messico il 10% della popolazione non ha acqua e il 13,6% non ha servizi igienici. Nel Paese più si 250 uffici, sotto la giurisdizione del Servicio nacional de sanidad, inocuidad y calidad agroalimentaria, sono responsabili del controllo sanitario di frutta, verdura e prodotti di origine animale,. Ma Canizález-Román dice che la questione è più estesa ed ha a che fare con la globalizzazione: «Il principale problema della disseminazione e proliferazione dei batteri è il transito mondiale di alimenti e persone».

Il ministero della salute del Perú il 9 giugno ha lanciato una "alerta epidemiológica" perché venga segnalato ogni caso di sindrome uremica emolítica «In pazienti provenienti dall'Europa» ed ha esortato la popolazione alla massima igiene «In tutti i sistemi di produzione di alimenti».

Tierramérica riferisce che alla Dirección general de sanidad vegetal del Perù minimizzanio: «Siccome il Perù non è un importatore di cetrioli, ma al contrario li esportiamo, non abbiamo nessun rischio», ma il cetriolo, purtroppo per i peruviani, si è mostrato solo una delle tante ipotesi dell'epidemia tedesca. Forse il governo di Lima forse farebbe bene a pensare di più ai tanti peruviani colpiti da diarrea e da altre infezioni causate dell'E. coli che ricorrono semplicemente all'automedicazione, innescando così un ciclo vizioso che genera ceppi resistenti.

Il direttore dell'Acceso y uso adecuado de medicamentos del la Dirección general de edicamentos, insumos y drogas del Perú, Pedro Yarasca, sottolinea che «L'E. coli presenta negli ospedali una resistenza del 34% a due tipi di antibiotici» e in Brasile una ricerca pubblicata a febbraio ha identificato 4.372 infezioni del tratto urinario da E. coli, registrate nel 2002 in due soli ambulatori di São Paulo, 723 dei quali sono risultati resistenti alla ciprofloxacina.

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