[14/06/2011] News

Referendum, messaggio forte e chiaro per le energie rinnovabili

Un successo di tali enormi dimensioni del Referendum sul nucleare non parla solo di "abrogazione", ma assume un fortissimo valore politico di indirizzo.

Il popolo italiano ha gridato con un volume così alto da stordire probabilmente non solo i governativi promotori della "rinascita nucleare", ma anche gli stessi e vincenti avversari di una politica tanto dissennata, tanto che si pone a questo punto urgente la questione del "che fare?"

Una consapevolezza così sorprendente non può indurre alcuno a credere che gli italiani non fossero e non siano avvisati della criticità della questione energetica e della necessità molto pratica di produrre energia a costi sufficientemente bassi, in sicurezza sia per le forniture che per l'ambiente e la salute, in abbondanza per sostenere lo sviluppo armonioso del Paese, il reddito di famiglie e imprese e l'occupazione dei nostri giovani.

La sensazione di SOS Rinnovabili è che abbia giocato un ruolo non secondario, almeno nelle dimensioni dell'evento, la consapevolezza maturata negli ultimi pochi anni che davvero le energie rinnovabili siano in grado di "risolvere il problema", e in questo senso il voto appare perfino più ancora propositivo (per le rinnovabili) che abrogativo (contro il nucleare)!

Si tratta di una sensazione che sarà bene chiarire al più presto perché a questo punto, atteso che una parte del carico di base elettrico potrà ancora essere coperto col carbone, volenti o nolenti perché per il momento ed eccetto i grandi impianti fotovoltaici è la fonte più economica, si aprirà la vera sfida che è tra gas naturale e fonti rinnovabili tra cui in particolare il solare fotovoltaico, con in mezzo le reti di trasmissione e distribuzione e i veicoli elettrici.

Il gas non è il nucleare, prima di tutto perché le centrali termoelettriche, turbogas a ciclo aperto e a ciclo combinato, esistono davvero e svolgono tra l'altro la funzione fondamentale di "coprire" in modo estremamente rapido e flessibile i picchi di domanda in assenza di altri contributi dalle rinnovabili, poi perché gli investimenti sono stati pesanti e i rientri in calo grazie alla diffusione della generazione fotovoltaica.

Il Governo aveva proposto una sorta di "anteprima" di piano energetico, che per l'elettricità prevedeva all'anno 2020 la produzione del 50% del fabbisogno da fonti convenzionali, 25% dal nucleare e 25% dalle rinnovabili: a questo punto, considerando l'inarrestabile corsa dei prezzi dei combustibili fossili, non rimane che un ambizioso programma "50-50" all'anno 2020, che a sua volta implica la rimozione di tutti gli ostacoli frapposti allo sviluppo delle fonti rinnovabili: prima di tutto ripensare completamente il Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28 (c.d. "ammazza-rinnovabili") e riformare drasticamente il Quarto Conto Energia per il fotovoltaico, appena entrato in vigore, in particolare rimuovendo i divieti per i grandi campi fotovoltaici su terreno, che assicurano costi di generazione già oggi inferiori rispetto al prezzo medio dell'elettricità.

Gli stessi ostacoli alla diffusione delle fonti rinnovabili, certamente in armonia con le specificità di ogni territorio, dovranno essere rimossi dalle varie Regioni italiane, inclusa la Toscana: non basta gioire, giustamente, per la liberazione dal nucleare, ora tutti e le classi dirigenti in particolare, sono chiamati a costruire un futuro diverso e migliore!

Considerando la necessità di raggiungere l'obiettivo europeo del 17% di energia da fonti rinnovabili sul totale del consumo (elettrico, termico, trasporti) al 2020, occorre accelerare la transizione degli usi finali dell'energia dai combustibili all'elettricità, più facilmente generabile mediante fonti rinnovabili: riscaldamento a base elettrica, a partire dalle pompe di calore anche geotermiche, e incentivazione dei veicoli elettrici, nonché ovviamente pesanti investimenti nelle reti, così da creare una gigantesca occasione d'investimento e modernizzazione del Paese, riservando ancora alle centrali termoelettriche alimentate dal gas naturale una funzione strategica e un volume produttivo in grado di sostenere gli investimenti del passato decennio, anche mediante l'incentivazione della capacità di generazione destinata alla copertura dei picchi di domanda (c.d. "capacity patyment").

Gli italiani hanno chiesto a una voce di smetterla coi balocchi e le avventure insensate, e di imboccare un percorso deciso e ambizioso, sul quale il nostro Paese troverà la Germania come apripista: è ora finalmente di proporre una road map energetica coraggiosa e priva di ambiguità, ora o mai più!

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