[10/06/2011] News

Il Basic avverte i Paesi sviluppati: senza Protocollo di Kyoto nessun accordo a Durban

No all'inclusione dell'aviazione nel sistema Ets europeo, si associano anche Airbus e l'Aea

I ministri dell'ambiente del Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) hanno lanciato un chiaro avvertimento ai Climate change talks dell' United Nations Framework Convention of Climate Change (Unfccc) in corso a Bonn, in Germania, ribadendo che un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto è fondamentale perche la diciassettesima conferenza delle Parti (Cop 17) che si terrà a Durban, in Sudafrica, a novembre e dicembre possa avere successo.

Un monito rivolto soprattutto a canadesi, russi e giapponesi che hanno annunciato il loro disimpegno dal Protocollo, ma anche agli americanini che non vi hanno mai aderito ed ai troppi distinguo e "clausole" degli europei. Secondo ii gruppo delle potenze emergenti del Basic senza il protocollo di Kyoto non è possibile un accrdo, perché con i suoi obiettivi vincolanti di riduzione di gas serra per i Paesi sviluppati «E' stato fondamentale per l'integrità ambientale del regime del cambiamento climatico».

Il documento dei ministri del Basic è il frutto della riunione tenutasi a fine maggio proprio a Durban tra i negoziatori climatici e gli esperti dei 4 Paesi e che ha visto la partecipazione del ministrodell'ambiente sudafricano Edna Molewa, del vicepresidente cinese della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, Liu Zhenmin, del segretario speciale del ministro indiano all'ambiente e foreste, JM Mauskar e del viceministro brasiliano dell'ambiente Francisco Gaetani, un incontro al quale ha partecipato anche il presidente della Cop 17, Maite Nkoane-Mashabane.

Il Basic, che a Copenhagen e Cancun ha contato molto, ha discusso degli ostacoli sulla strada per Durban ed i ministri hanno sottolineato che «L'adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare da parte dei Paesi meno sviluppati, che dovrebbero essere i più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, deve essere più al centro dei negoziati della mitigazione. Questo deve riflettersi nelle strutture in fase di progettazione per il sostegno del trasferimento tecnologico e finanziario».

E proprio le questioni finanziarie sono al centro dello scontro in atto a Bonn. I Paesi Basic chiedono una contabilità trasparente da parte dei Paesi sviluppati e sono disposti a partecipare ad un fondo per a stimolare la ricerca, fornendo le informazioni sulle questioni legate al cambiamento climatico: «Questa analisi potrebbero essere sviluppata da parte delle istituzioni dei Paesi del Basic e degli altri Paesi del gruppo 77 e Cina».

I 4 grandi Paesi emergenti non sembrano soddisfatti per come sta andando il "green fund" promesso a Cancun e dicono che il meccanismo per il finanziamento deve essere notevolmente migliorato e che questo richiederà ulteriori lavori e negoziatori esperti per garantire che i conti di tutti i Paesi sviluppati siano coerenti con le promesse, completi, comparabili, trasparenti e accurati.
Inoltre i finanziamenti che nessuno ha ancora messo davvero sul tavolo devono essere erogati al più presto se si vuole rafforzare la scarsissima fiducia che ormai circola nei Paesi in via di sviluppo riguardo alla volontà di mantenere gli impegni da parte dei Paesi ricchi.

Secondo il Basic, la segreteria dell'Unfccc «Dovrebbe pubblicare informazioni sui finanziamenti che sono già stati erogati nel quadro della ‘fast-start finance', che sono stati forniti dai Paesi sviluppati, in quanto si trattava di un impegno assunto nel quadro di un accordo multilaterale».
All'Unfccc viene anche chiesto di monitorare, comunicare e verificare a livello di esperti e negoziatori ed una rapida operatività delle istituzioni sulle quali ci si era accordati a Cancun, come l'Adaptation committee, il Technology executive committee, il Centre and network, il Registry, il Work programme ed il Response measure forum e soprattutto il Green Climate Fund.

E' evidente che il Basic non è molto soddisfatto di come procedono i lentissimi lavori del Transitional committee del Green Climate Fund, dato che a questi ritmi (e con le notizie degli scontri che filtrano dalle segrete stanze) difficilmente il tanto pubblicizzato fondo verde sarà operativo prima della data di inizio della Cop 17.

Per questo i ministri Basic hanno sottolineato «L'importanza di ristabilire la fiducia e il rafforzamento del sistema multilaterale» e che «Gli approcci unilaterali, quali l'inclusione delle emissioni del settore aereo nell'European Union emissions trading scheme (Eu-Ets), o lo stabilire unilateralmente norme contabili del carbonio, sono nocivi per multilateralismo e non in linea con le disposizioni della convenzione».

Che stranamente (o forse no) è quello che hanno detto oggi Airbus e l'Association of European Airlines (Aea), accusando l'Unione europea: "Diversi Paesi sono preoccupati perr il fatto che l'Eu-Ets non sia più un meccanismo regionale, ma piuttosto una tassa unilaterale imposta alle compagnie dei Paesi terzi che servono l'Unione europea. Se l'Ue prosegue nei suoi piani al riguardo, la Cina e gli Usa potrebbero prendere delle contromisure e le compagnie aeree europee ed Airbus ne sarebbero il bersaglio. Non possiamo permettere un conflitto commerciale di una tale ampiezza, sarebbe una follia prendere il rischio di ritorsioni contro un'industria che rappresenta 275 miliardi di euro e non meno di 4,5 milioni di lavoratori. La proposta attuale di includere l'aviazione nell'Eu-Ets appare come giuridicamente vulnerabile e politicamente costosa».

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