[09/06/2011] News

A Bonn si certifica la fine del Protocollo di Kyoto?

Gli Usa stanno a guardare e l’Ue fa Ponzio Pilato

Il 6 giugno sono iniziati a Bonn, in Germania (dove proseguono fino al 17 giugno) i Climate change talks dell'Unfccc (United natoins Framework Convention on Climate Change), o meglio la trentaquattresima sessione del Subsidiary body for Implementation (Sbi) e del  Subsidiary body for scientific and technological advice (Sbsta). La seconda parte della sedicesima sessione dell-Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention (Awf-Lca) e dell'Ad Hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (Awg-Kp) sono invece iniziate il 7 giugno.

I climate change talks di Bonn avvengono in un brutto momento, proprio mentre arrivano dall'International Energy Agency e dalla insospettabile Bp le notizie di un nuovo aumento delle emissioni di gas serra,  Inoltre, il Mauna Loa laboratory del governo Usa alle Hawaii, uno dei "key scientific monitor" del cambiamento climatico globale, la scorsa settimana ha rivelato che le concentrazioni di CO2 hanno raggiunto un nuovo picco a maggio.

Anche per questo la segretaria esecutiva dell'Unfccc, Christiana Figueres, ha ricordato ai più di 3.000 delegati di 183 Paesi, che devono preparare la Conferenza Onu sul clima che si terrà a Durban, in Sudafrica a partire dal 28 novembre, che devono attuare gli impegni del cosiddetto "Accordo di Cancun", inclusi quelli di formalizzare gli impegni di mitigazione dei cambiamenti climatici e di garantire una maggiore responsabilità e misure concrete per proteggere le foreste. «I governi a Cancun hanno acceso un faro verso un mondo a basse emissioni, che sia resiliente ai  cambiamenti climatici - ha detto la Figueres - Si sono impegnati ad un incremento medio massimo della temperatura globale di 2 gradi centigradi, con un ulteriore esame di un massimo di 1,5 gradi. Ora più che mai, è fondamentale che tutti gli sforzi siano orientati verso progetti per far vivere questo impegno». .

Secondo un comunicato stampa dell'Unfccc «I negoziatori, nel corso delle riunione di Bonn stanno lavorando per fare  chiarezza sull'architettura del futuro regime climatico internazionale per ridurre le emissioni globali abbastanza velocemente da evitare il peggior cambiamento climatico». Ma in realtà quel che divide i Paesi poveri, emergenti e ricchi sono ancora il Protocollo di Kyoto,  i soldi e come fornire ai Paesi in via di sviluppo i finanziamenti previsti a Cancun per costruire un futuro sostenibile e low carbon.

Secondo la Figueres «Sono le azioni climatiche globali che i governi devono valorizzare, tra cui le nuove politiche che promuovono crescita a basse emissioni e l'aumento degli investimenti a basso tenore di carbonio da parte del settore privato, nonché una maggiore utilizzazione delle tecnologie pulite. La rivoluzione energetica pulita e rinnovabile è già cominciata, la sfida è quella di completarla in tempo»,

In realtà non è chiaro nemmeno cosa succederà quando nel 2012 terminerà il primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, l'unico trattato giuridicamente vincolante che stabilisce obiettivi di emissioni.

Il Canada sta capeggiando il gruppo dei più accesi nemici (con Giappone e Russia) del post-Kyoto ed ha confermato che non firmerà nessun nuovo impegno di taglio delle emissioni fino a quando i Paesi emergenti come Cina, India e Brasile non lo faranno anche loro. Gli Usa, che hanno sempre rifiutato di ratificare Kyoto,stanno a guardare lo scontro e capeggiano i Paesi che chiedono un approccio basato sull'impegno volontario e quindi non obbligatorio. Ancora una volta i Paesi in via di sviluppo e molti gruppi ambientalisti invitati a Bonn come osservatori ascoltano chiacchiere e vedono i passi indietro e ieri si sono più che arrabbiati quando la delegata canadese Judith Gelbman  ha praticamente confessato il trucco politico che stava dietro il tentennamento del Canada: «Ora che abbiamo terminato le nostre elezioni, possiamo dire che il Canada non assumerà più un obiettivo nel quadro di un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto», poi ha confermato che il Canada «Ha già detto di non poter raggiungere i tagli vincolanti delle emissioni per i quali si è impegnato per la prima fase di Kyoto fino al 2012».

Gli ambientalisti e le Ong sono letteralmente infuriati con canadesi, russi e giapponesi e Jan Kowalzig, un esperto di clima di Oxfam Germania ha detto a Deutsche Welle: «Abbiamo bisogno di un impegno politico al più tardi entro la fine dell'anno. E se questo non sarà imminente, segnerà la fine del Protocollo di Kyoto».

Anche la Figueres, ha ammesso che «Potrebbe essere già troppo tardi per trovare un successore di Kyoto prima che il trattato esistente si esaurisca. Anche se fossimo in grado di accordarci su un testo giuridico per un secondo periodo di impegno che richieda una modifica del Protocollo di Kyoto, che richiederebbe la ratifica legislativa da parte dei tre quarti delle Parti, è da dare per scontato che non c'è tempo di farlo tra Durban e la fine del 2012».

Il 6 giugno l'Unione europea aveva detto che era disposta ad accettare una seconda fase di Kyoto e che  sarebbe sbagliato se le altre Parti aderenti al protocollo ritenessero che non ci siano le condizioni, ma il capo negoziatore Ue, Artur Runge-Metzger, ha detto che l'Unione europea rinnoverà la sua adesione a Kyoto solo se non ci sarà un altro accordo che includa tutte le maggiori economie e che l'Ue rappresenta solo l'11 o il 12% delle emissioni globali, quindi a Durban bisognerebbe trovare «Una soluzione per il restante 88 o 89%». Insomma, l'Ue fa ancora il virtuoso Ponzio Pilato del clima.

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