[06/06/2011] News

Le elezioni di ieri, i referendum di domani e i beni comuni

Tra le molte questioni anche inaspettate e impreviste emerse dal risultato elettorale vi è senza dubbio anche quella ambientale.
Ma la novità più significativa che i referendum confermano è che torna in primo piano il tema dei beni comuni acqua, aria, territorio con protagonisti soprattutto i giovani. Sono loro in un certo senso che più che con le denunce alla Grillo con le loro proposte incalzano e stimolano le istituzioni dai comuni al governo.

Le istituzioni -tutte- debbono misurarsi con le piazze viola o arancione, con i tanti gazebo, incontri, feste dove come in anni lontani quando presero forma e corpo le prime innovative leggi ambientali sull'inquinamento e poi il suolo, le aree protette che ora quasi tutte boccheggiano e non soltanto per i tagli finanziari.

E se questa è la novità di oggi lo è ancor più che questa fase che i referendum sono comunque destinati a stimolare coincide con quella del federalismo che langue proprio perché ha finora eluso e ignorato questa nuova realtà culturale prima ancora che istituzionale. A me, ad esempio, ha colpito il fatto che mentre il paese è attraversato da questo nuovo e fresco fervore sia passata sotto silenzio la recente dichiarazione di un autorevole esponente della Confindustria con la quale per rilanciare le tante grandi opere pubbliche bloccate chiede di rivedere il titolo V della Costituzione ( in vigore anche se ignorato da 10 anni!) perchè il campo sia sgombrato il più possibile dai pareri che non siano dello stato.

Il dichiarante mostra addirittura sorpresa e stupore che persino i parchi debbano dire la loro su un aereoporto, una galleria, una autostrada che riguardi il suo territorio dove il parco deve peraltro per legge pianificare. Che non si faccia viva la Prestigiacomo vista la considerazione e l'interesse per i parchi non stupisce anche se fa pensare ( male).

Ecco perché il nuovo clima che si sta creando nel paese sui temi ambientali, su quei beni comuni di cui non tanta passione e competenza scrive Stefano Rodotà può dare la sveglia anche a quelle istituzioni un po' ammaccate a cui il voto ha dato nuova carica.

Chissà se anche in Parlamento che su questi temi si è trastullato in più d'un caso menando il can per l'aia non si diano finalmente una mossa anziché perdersi in manfrine che non gli fanno onore come sulle aree protette marine e non solo.

Dalla stagione lontana che ho ricordato le istituzioni ne uscirono rafforzate nel prestigio, nei ruoli e nelle competenze. Oggi deve e può accadere di nuovo se a fare le carte non sarà solo uno stato malconcio e screditato.

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