[03/06/2011] News

Fincantieri ritira chiusure ed esuberi: ora serve una riconversione ecologica

Forse la lotta paga (o continua a pagare). Certo è che a distanza di pochi giorni dall'annuncio, Fincantieri ha ritirato oggi il piano di esuberi previsto, che contemplava anche la chiusura di Sestri Ponente e Castellammare di Stabia. Ma al di là dell'esito dell'incontro col ministro Romani, di cui siamo ovviamente ben felici, va sottolineata la necessità di trasformare la crisi di Fincantiera in un'occasione. Quella di una riconversione ecologica dell'azienda. le strade principali sono due: sviluppo delle autostrade del mare e focalizzazione su una produzione più green, come quella per esempio suggerita dal deputato del Pd Michele Meta che cogli uno degli aspetti più gravosi (dal punto di vista ambientale) del trasporto marittimo, ovvero l'inquinamento in porto (e quindi in città) prodotto da navi cargo e navi passeggeri durante le fasi di imbarco e sbarco, durante le quali invece potrebbe (dovrebbe) essere utilizzata un'alimentazione elettrica, per tornare poi al combusitibile tradizionale durante la navigazione...

«Sono necessarie una serie di misure da avviare subito - si legge nell'interpellanza presentata alcuni giorni fa da Michele Meta - per riattivare il lavoro negli stabilimenti garantendo l'occupazione, e per rilanciare un piano di lungo periodo che punti sulla ricerca e sull'innovazione per la progettazione di navi di nuova generazione a basso consumo energetico, ecocompatibili, a doppia propulsione (elettrica in porto e a carburante in navigazione)».

Le proposte di Meta non finiscono, visto che da un anno giace in parlamento la sua proposta di legge per la costruzione delle cosiddette navi "mangia petrolio" in grado di intervenire  al verificarsi di incidenti con sversamento in mare di prodotti petroliferi: «Fincantieri è sicuramente in grado di costruire questo tipo di navi così come è in grado di cimentarsi sulla costruzione di gasiere di ultima generazione e di specializzarsi sulla costruzione di navi da diporto di lunghezza superiore ai 100-110 metri lineari».

E siccome la crisi riguarda la cantieristica navale tutta, Meta suggerische di rifinanziare «la legge prosciugata dal Governo Berlusconi per 40 milioni di euro, sulla rottamazione delle navi passeggeri e dei traghetti che in Italia hanno anche 40, 50, fino a 80 anni di servizio sulle spalle».

Insomma si tratterebbe di un pacchetto di misure che potrebbero effettivamente essere in grado di rilanciare Fincantieri in ottica finalmente ecologica (l'unica competitività probabilmente di fronte alla concorrenza di Cina e Corea), scongiurando la chiusura di un'industria che ha fatto la storia del Paese.

Noi aggiungiamo infine quello che ripetiamo da anni: se l'Italia decidesse di smarcarsi dalla visione corta delle lobby petrolifere e degli autotrasportatori, investendo nelle autostrade del mare (mar Tirreno e mar adiatico, da nord a sud e viceversa), come ricordava ieri Guido Viale sul Manifesto, gli stabilimenti di Fincantieri avrebbero lavoro per decine di anni, la rete viaria si alleggerirebbe, gli incidenti e i tempi di percorrenza diminuirebbero, così come diminurebbero le emissioni inquinanti e i costo sociali e medici prodotti dall'inquinamento.

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