[03/06/2011] News toscana

Le aree protette italiane ed europee

In questi giorni è stata data notizia che anche all'Arcipelago toscano è stato istituito un sito comunitario che va ad aggiungersi ad altri presenti in Toscana il che- diciamo così- ci mette in regola con l'Unione e ci evita infrazioni sanzionabili.

Dei siti comunitari si è tornati a discutere sempre in questi giorni e sempre in Toscana anche riguardo il parco della Maremma la cui richiesta di allargamento è volta appunto a raccordare e integrare il perimetro del parco con quello delle altre aree protette di matrice anche europea. Si tratta si una situazione niente affatto tipica o esclusiva della nostra regione perché questo è oggi uno dei problemi maggiori e irrisolto che riguarda il nostro sistema di parchi e aree protette.

Un problema che se non affrontato per il verso giusto rischia di creare -per quanto possa sembrare paradossale- nuove contraddizioni e difficoltà in un comparto che di guai ne ha già abbastanza.
Chi guardi alla percentuale di territorio protetto del nostro paese vedrà facilmente che esso negli ultimi anni è notevolmente cresciuto grazie anche ai siti comunitari ( Sic e Zps) che si sono aggiunti così alle nostre aree protette regionali e nazionali.

Una crescita importante che ha riguardato non soltanto il nostro paese ma l'intero territorio comunitario. Ma che ha posto e pone dei problemi che vanno ad aggiungersi a quelli già presenti nel nostro panorama nazionale e regionale da cui potrebbero derivare anziché spinte ed esiti positivi contraddizioni e inconvenienti che in qualche misura possiamo peraltro già intravedere.

Il più rilevante ovviamente deriva dal fatto che mentre parchi ed aree protette istituiti in base alla legge quadro o a quelle regionali conformi alla 394 i siti dipendono da normative comunitarie che non sempre coincidono - ad esempio nelle sanzioni per infrazione- con quelle nazionali. Anche i finanziamento seguono naturalmente percorsi diversi. Ne deriva più che mai l'esigenza di politiche e gestioni in grado di armonizzare, integrare, raccordare in sede comunitaria e nazionale norme, disposizioni, programmi, finanziamenti e non lasciare che ognuno proceda per suo conto come pure qualcuno animato da un forte scetticismo europeista preferirebbe. Ricordo al riguardo una discussione abbastanza recente a Pescasseroli promossa dal Politecnico di Torino dove in particolare gli inglesi si fecero interpreti di questa visione che sta già creando non pochi problemi.

Uno di questi possiamo registrarlo già anche in casa nostra dove la crisi anche finanziaria dei nostri parchi sembra spingere da più parti a puntare di preferenza sul cavallo comunitario e sui finanziamenti previsti piuttosto che sul comparto nazionale-regionale ormai senza quattrini. Ora se si può a lume di naso capire questa tentazione a cui spinge un contesto nazionale sempre più sbandato va detto che sarebbe un gravissimo errore di cui dovremmo presto pentirci.

Non sono in grado di valutare la situazione degli altri paesi che nel complesso però non seguono le orme del nostro governo per quanto attiene ai loro parchi, ma non v'è dubbio che noi più di altri abbiamo bisogno di superare l'attuale frammentazione delle aree protette a partire da quelle marino-costiere.

Il nostro paese a differenza di gran parte degli altri paesi europei non è riuscito, infatti, in 20 anni a integrare aree terrestri e aree marine né ad assicuragli in ogni caso una gestione ‘paritaria' quanto a coinvolgimento istituzionale. In ballo ci sono ancora le riserve dello stato che Roma se non ladrona sicuramente padrona non vuol mollare ( se non per i costi).
Solo qualche bella addormentata nel bosco può pensare che da questa situazione già critica ma che potrebbe presto peggiorare si possa uscire cambiando la legge quadro.

Se siamo così malmessi al punto di poter pensare di privilegiare i siti comunitari ignorando il resto perché quelli qualche palanca la portano c'è solo da cambiare marcia e pensare finalmente ad una gestione ‘nazionale' che non significa burocratico-ministeriale- ma raccordata a quella delle regioni e degli enti locali ( questo è il federalismo il resto è polenta con salsicce).

Solo in questo nuovo contesto nazionale che richiede una capacità di progettazione politico-istituzionale nazionale che il ministero non ha né punto né poco sarà possibile coinvolgere nella maniera giusta anche le aree protette di matrice comunitaria e lavorare per una effettiva armonizzazione di un sistema e non di uno sgangherato assemblaggio.

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