[30/05/2011] News toscana

La trappola dei bond regionali

La notizia non è di quelle che fanno particolarmente rumore, anche perché gli aspetti tecnici la rendono di non facile comprensione. Proviamo a riassumere. La regione Toscana ha emesso nel 2002 dei "Galileo Bond" per 465 milioni di euro, ottenendo quello che allora apparve un grande successo. In realtà i bond si sono rivelati una fonte di contratti derivati (la Regione ne ha stipulati 22) che hanno configurato una posizione debitoria della Regione di ben altra entità e convenienza. Una truffa? una trappola? una incomprensione? Fatto sta che, come già deciso dal Comune di Firenze, la giunta regionale ha avviato l'iter di annullamento degli atti amministrativi riguardanti la stipula dei contratti derivati. Il caso toscano non è affatto isolato. Indagini della magistratura sono in corso da Milano a Napoli e mettono in luce triangolazioni tra enti, banche e advisor complesse, poco vantaggiose per gli enti ed assai poco trasparenti.

Vedremo se ci saranno risvolti penali. Il fallimento dell'esperienza dei bond regionali, così come quella dei bond municipali, non può però nel suo complesso essere immediatamente ed acriticamente imputato a colpe o a gravi superficialità (anche se a "Il Sole 24 Ore" va riconosciuto il merito di aver lanciato l'allarme sull'abuso dell'utilizzo di derivati da parte degli enti territoriali sin dal 2007). Fa parte - non scordiamolo - del clima di un'epoca  che, dopo la grande crisi, ci è più lontana psicologicamente di quanto non lo sia temporalmente.

La lezione da trarne "col senno di poi" è quella della necessità di mantenere un "cordone sanitario" tra mercati finanziari e finanza pubblica locale. Lo impone la prudenza, che ci ricorda come le "asimmetrie informative" tra assessori e funzionari locali, da un lato, e banchieri e consulenti, dall'altro. Si narra di ponderosi ed intricati contratti in inglese sottoscritti da assessori con scarsa dimestichezza sia della finanza che della lingua di Shakespeare. L'anedottica può essere forse caricaturale, ma è certo rivelatrice. Molto potranno forse le annunciate nuove regole ministeriali, ma il pericolo si annulla solo con l'esercizio della prudenza.

Rimane aperta la questione di come sia possibile reperire risorse aggiuntive private per le politiche degli enti locali. Non solo la prudenza del saggio amministratore, ma anche esigenze di trasparenza e di accountability dovrebbero portare a preferire approcci non finanziari, ossia legati alla sostanza degli interventi ed alla loro dimensione reale. La finanza privata (italiana ed internazionale) va chiamata a compartecipare a progetti infrastrutturali, gestioni più efficace ed efficienti di servizi pubblici, attività imprenditoriali innovative, ogni qual volta ai profitti individuali corrispondano (e siano chiaramente rendicontabili al cittadino contribuente) guadagni dei patrimoni collettivi materiali ed immateriali. Altrimenti meglio lasciar perdere...

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