[27/05/2011] News

Che pesce mangiamo? Presentato a Slow Fish il rapporto Ue sulle nuove tecnologie contro le frodi nel settore della pesca

Da oggi al 30 maggio si tiene a Genova "Slow Fish 2011", il quinto evento biennale internazionale dedicato al mondo della pesca e degli ecosistemi marini: dibattiti, riunioni, seminari e degustazioni sui temi della pesca sostenibile e del consumo responsabile dei prodotti della pesca. La Commissione europea ha scelto Slow Fish per presentare Il rapporto del Centro comune di ricerca (Ccr) "Deterring illegal activities in the fisheries sector" (Lotta alle attività illegali nel settore della pescar) che spiega come le tecnologie possono contribuire alla lotta contro le pratiche illegali ed a rafforzare la tracciabilità, anche per i prodotti trasformati come il pesce in scatola, "dal mare alla tavola".  Per migliorare la tracciabilità dei prodotti della pesca e lottare contro la pesca illegale, la Commissione Ue sta investendo nell'attuazione del regolamento Illegal, unreported and unregulated fishing (Iuu o Inn), secondo il quale tutti i prodotti della pesca marina devono essere accompagnati da certificati di cattura validati. «Spetta alle autorità competenti degli Stati membri il compito di validare i certificati. Possono contribuire a questo processo le tecnologie di controllo più avanzate, come quelle descritte nella nuova relazione del Ccr - sottolinea la Commissione che spiega alcune frodi - Filetti di lupo di mare di poco pregio venduti per costosi filetti di sogliola, oppure merluzzo pescato nel Mare del Nord che viene fatto passare per merluzzo del Mar Baltico: ecco due esempi di frode nel settore della pesca».

Il rapporto segnala in particolare l'efficienza delle tecnologie molecolari, basate sulla genetica, la genomica, la chimica e la medicina legale, per dare risposte precise a domande come "da che specie di pesce viene questo prodotto, dove è stato pescato, è di allevamento o no?".

La relazione sollecita l'Ue ad adottare «Un approccio coerente e pratico per mettere le nuove tecnologie molecolari a disposizione delle autorità europee preposte al controllo e all'applicazione delle regole. L'obiettivo è promuovere un dialogo informato tra le varie parti interessate. Ecco le misure concrete proposte: divulgare maggiormente le informazioni e la consulenza a tutte le parti interessate; dare accesso ai laboratori di analisi degli Stati membri ad archivi comuni di dati di riferimento e ad altre conoscenze utili per l'analisi dei pesci e dei prodotti della pesca. Si tratta di archivi come ad esempio la banca dati "Fishtrace" ospitata dal Ccr; una rete di laboratori certificati per l'esecuzione di analisi a fini di controllo e di applicazione e per la condivisione di protocolli di analisi armonizzati e validati; garantire la formazione completa del personale di laboratorio e degli ispettori per le corrette manipolazione e analisi dei campioni. Per agevolare l'attuazione pratica delle tecnologie pertinenti, il Ccr sta valutando attualmente i costi e benefici basandosi sui dati estratti da oltre un centinaio di casi . I costi di molte di queste tecnologie, in particolare dell'analisi del Dna, stanno diminuendo drasticamente».

Presentando il rapporto a Slow Fish, la commissaria europea agli affari marittimi e alla pesca, Genova, Maria Damanaki, , ha sottolineato che «La pesca illegale raggiunge, a quanto pare, un valore di 10 miliardi di euro all'anno in tutto il mondo. Si tratta di un'attività criminale con effetti nefasti per tutta l'economia, distruttivi per l'ecosistema marino e dannosi per le collettività dei pescatori e i consumatori. Non vi può essere pesca sostenibile se le regole non sono rispettate, nelle acque dell'Unione europea e fuori di esse. Da oggi entriamo in una nuova era: la sfida sarà trasporre questa nuova scienza nella pratica quotidiana in tutta Europa».

Due delle tecniche fraudolente più diffuse nell'industria della pesca sono l'indicazione, in etichetta, di un nome falso della specie di pesce o del prodotto della pesca venduto oppure la dichiarazione di una falsa origine geografica. La relazione d spiega come «Le metodiche molecolari, come quelle basate sulla tecnologia del Dna, permettano di identificare le specie anche nei prodotti trasformati, senza bisogno di conoscenze specialistiche. Le tecnologie molecolari costituiscono perciò un potente strumento di controllo indipendente e possono essere utilizzate nel processo di verifica, in particolare durante il cosiddetto esame fisico di una partita, di un prodotto, di un container o di un magazzino».

La commissaria alla ricerca, innovazione e scienza, alla quale fa capo il Ccr ha detto che «Quest'importante relazione elaborata da scienziati della Commissione europea che operano presso il Centro comune di ricerca indica come un uso più ampio e più coordinato delle tecnologie molecolari innovative possa aiutare a sventare le frodi nel settore della pesca e a garantire che i consumatori paghino il prezzo corrispondente ai prodotti che comprano e sappiano cosa mangiano».

La commissaria Damanaki  è stata l'ospite d'onore della quinta edizione di Slow Fish, e stamattina, aprendo la manifestazione. Ha detto che «Per risolvere i problemi legati al mondo della pesca occorre una grande riforma che preveda decisioni a lungo termine, le uniche che possano davvero incidere sul quadro generale; decisioni che riguardino nuove modalità di pesca rispettose delle aree e degli animali sensibili o a rischio. L'Unione Europea ha chiesto a ciascun Paese membro di presentare un proprio piano nazionale sulla pesca, in modo poi da poter valutare l'opportunità di deroghe alla normativa europea in favore dei piccoli pescatori. Deroghe che però non riguarderanno, in nessun caso, il novellame». Secondo lei   pesca illegale «Oltre a essere deleteria dal punto di vista ambientale, distorce i mercati e danneggia i pescatori onesti: per contrastarla, l'anno scorso si è provveduto alla tracciabilità elettronica del pesce. Vige inoltre un sistema a punti in base al quale, i pescatori illegali scoperti grazie ai controlli degli ispettori dell'Unione Europea, se ricevono una serie di multe possono perdere la licenza. Per quello che riguarda l'acquacoltura, quando questa è sostenibile può essere un'ottima soluzione sia per combattere l'overfishing sia per la creazione di nuovi posti di lavoro. Quanto agli stock la cui pesca è ritenuta sostenibile, oggi sono 37, nove in più rispetto a due anni fa, mentre quelli la cui pesca era assolutamente vietata sono passati da 14 a 11: due segnali sicuramente incoraggianti».  Ma la commissaria Ue si è lamentata perché le proposte della Commissione devono essere votate dai parlamentari europei: «Così si deve spesso scontarsi con l'immobilismo, l'opposizione legata a interessi politici o economici. Ecco perché è importante che la società civile venga coinvolta in queste tematiche: citando Rita Levi Montalcini, "una società civile globale può creare le condizioni per ridurre l'impatto ambientale"».

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