[24/05/2011] News

C'era una volta, tanto tempo fa, una catastrofe nucleare...

Segui la diretta del voto alla Camera sul dl Omnibus

Grazia, sulle nostre pagine di facebook, scrive "nessuno, se non voi, parla più del disastro, continuate ad informarci dobbiamo sapere...". Si riferisce alla tragedia nucleare di Fukushima, ormai quasi scomparsa dalle pagine dei quotidiani italiani, nonostante la situazione diventi ogni giorno più preoccupante, nonostante le fuoriuscite di sostanze radioattive continuino e nonostante diventi sempre più chiara l'impossibilità di stabilire un manuale in grado di contemplare tutte le possibili emergenze e le variabili che possono verificarsi in un impianto nucleare, di qualsiasi generazione.

Oggi più che mai, mentre il nostro agonizzante governo tenta l'ennesima incredibile azione di boicottaggio della volontà popolare annullando per decreto il referendum sul nucleare del 12 e 13 giugno, il nostro giornale si sente isolato di fronte  alle spietate regole massmediatiche e di rimozione individuale - che dopo aver segnato il tramonto della follia atomica  all'indomani del disastroso tsunami nucleare (e noi, il giorno dopo l'avevamo detto subito, che il destino dell'atomo era segnato) - ora tendono a (far) dimenticare, a (far) rimuovere un incubo che, fintanto è distante 8mila km da noi, possiamo anche tenere in disparte. In Italia, come si può vedere dalla quotidiana lettura dei giornali e dall'ascolto delle trasmissioni Tv, i media hanno velocemente declassato la catastrofe: il nostro livello di "disattenzione" è paragonabile a quello di Russia e Cina, che hanno evidenti interessi nucleari di Stato e una stampa sicuramente meno libera di quella italiana (almeno in teoria). In altri Paesi, come la Germania, l'attenzione sul nucleare è invece tenuta viva non solo dai media, ma anche dalla politica e anzi i partiti di opposizione, i socialdemocratici e i Verdi, ne hanno fatto una bandiera, e non a caso crescono ad ogni elezione. Lo strano atteggiamento della politica italiana, che oscilla tra lo sdegno e il disinteresse, è ancora più strano con l'avvicinarsi della data dei referendum... speriamo in una fiammata di interesse almeno  dopo i ballottaggi.

Non abbiamo mai amato i complotti e tantomeno cadremo del tranello qualunquista della manipolazione mediatica che vale solo per alcuni giornali e molte televisioni: semplicemente si tratta da una parte di indolenza nell'andare a ricercare le notizie alla fonte, dall'altra dall'esigenza di non affaticare i propri lettori con preoccupazioni più grandi di lui, come quella di limitare i danni di una contaminazione nucleare che ha già superato per gravità la tragedia di Three Mile Island e forse anche quella di Chernobyl.

Ma quella di Fukushima non è ordinaria  né straordinaria amministrazione. E' invece gestione delicatissima di un emergenza che durerà anni, e che dovrebbe rimettere in discussione qualsiasi dibattito sul nucleare. La parola d'ordine in Italia invece è silenziare il più possibile, far sparire scacchi e imbarazzanti paladini del nucleare sicuro, annullare un referendum già perso (dal governo) per riproporre l'atomo luccicante e sicuro in tempi più rosei.

I nostri lettori con i loro commenti e le loro visite sempre più assidue ci confortano su due verità fondamentali: l'importanza di un giornale come greenreport, che fa della sostenibilità il prisma attraverso cui leggere ogni avvenimento, e l'importanza della rete, come veicolo di diffusione. Certo, più volte ne abbiamo riconosciuto i punti deboli, a partire dalla difficile selezione dell'informazione corretta e di qualità nel mare magnum della rete, ma ne assecondiamo anche le immense potenzialità, che per esempio fanno replicare ovunque gli articoli e i punti di vista di greenreport e dell'economia ecologica, magari ‘rubandone' le riflessioni e omettendone la fonte, ma comunque diffondendo quell'informazione ambientale di qualità per cui ancora oggi lavoriamo, e grazie alla quale ogni giorno cresciamo.

Torna all'archivio