[19/05/2011] News

Il nuovo conto energia, pił problemi che rimedi (I)

Il nuovo Conto Energia emanato il 5 maggio scorso dal Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il secondo a distanza di pochi mesi, ha fissato le nuove regole per l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici.

Il decreto contiene alcune intuizioni interessanti che restano tuttavia aghi nel pagliaio di un provvedimento appesantito da complessi e indecifrabili meccanismi burocratici di accesso agli incentivi che finiscono col rendere le intuizioni di cui detto isolate, disorganiche o incompiute e, in sintesi, praticamente inutilizzabili a dispetto delle apparenti buone intenzioni. Perché le concessioni fatte al mercato del fotovoltaico, rischiano di rivolgersi ad un mercato che per allora sarà già un malato in fase terminale al quale si offre un intervento di chirurgia estetica.

Nell'analisi del provvedimento potremmo partire proprio dalla lettura in controluce di quello che, da alcune associazioni di produttori di fotovoltaico, viene considerata la vera novità positiva di questo patchwork di regole, alcune dai toni variopinti, ma nell'insieme pieno di smagliature e toppe. Proviamo dunque a far luce sul primo, e forse principale, "distrattore" di massa del documento: l'introduzione della categoria dei "piccoli impianti".

La previsione di una corsia preferenziale per i "piccoli impianti", introdotti per la prima volta nel nostro ordinamento, appare infatti uno dei punti più controversi dell'intero decreto.
Se infatti è apprezzabile la classificazione tra i "piccoli impianti" di una larga fetta degli impianti installabili sugli edifici (tutti gli impianti realizzati su edifici ed aree delle PPAA, senza limiti di potenza, tutti gli impianti realizzati su edifici di potenza non superiore a 1 MW), oltre a quelli operanti in regime di scambio sul posto (di potenza non superiore a 200 kW), si esprimono forti perplessità sulla effettività di questa "quota rosa".

I "piccoli impianti", seppure esonerati dall'obbligo di iscrizione al registro informatico, godono di un trattamento "protetto" solo in teoria e per un limitato periodo di tempo. Fatta eccezione per una fase transitoria iniziale, il periodo da giugno 2011 a dicembre 2012, a partire dal 2013 anche i "piccoli impianti" saranno posti in concorrenza con i "grandi impianti" nell'allocazione della potenza incentivabile.

Sulla cumulabilità tra tariffa incentivante e contributi pubblici sull'investimento, il decreto 5 maggio 2011 ha esteso il diritto di cumulo a favore di Enti locali e strutture militari e penitenziarie anche per gli impianti realizzati sulle superfici di loro proprietà, oltre che sui loro immobili.
Questa novità può giudicarsi positivamente nella misura in cui contribuisca all'incremento delle entrate e/o al contenimento delle spese della PPAA. Ma per scuole e strutture sanitarie pubbliche la condizione di cumulabilità incondizionata che vigeva sotto il decreto 19 febbraio 2007, poi modificato da quello del 6 agosto 2010, non è stata ripristinata dall'attuale che invece mantiene la cumulabilità solo nei limiti di un contributo in conto impianti non eccedente il 60% del costo dell'investimento.

Sarebbe stato invece estremamente importante reintrodurre il principio della cumulabilità piena e incondizionata tra incentivo e contributo pubblico almeno per gli impianti realizzati su scuole pubbliche o paritarie o su strutture sanitarie pubbliche e, inoltre, non soltanto quando il soggetto responsabile sia la scuola o la struttura sanitaria pubblica, ma anche quando l'impianto sia comunque asservito in via esclusiva alle utenze dell'edificio o dell'unità immobiliare adibita all'esercizio delle attività della scuola o struttura sanitaria pubblica.

Tenuto conto anche della cronica carenza di mezzi propri da parte degli enti locali e dei vincoli imposti dal patto di stabilità alla possibilità di ricorrere ad un finanziamento per indebitamento (fatta eccezione per i finanziamenti BEI, i finanziamenti Jessica, i fondi di garanzia) e tenuto conto altresì del ruolo chiave che gli enti locali rivestono nella lotta ai cambiamenti climatici e nel conseguimento degli obiettivi nazionali della politica comunitaria del 20-20-20, sarebbe forse il caso, anche per mantenere fede, per una volta anche nei fatti, ai tanti proclami federalisti, di introdurre la piena cumulabilità tra tariffa incentivante e contributi in conto impianti a favore degli enti locali , almeno per gli impianti realizzati sugli edifici e almeno per quelli operanti in regime di scambio sul posto.

Se proprio la coperta fosse troppo corta come ci viene raccontato, si potrebbe eventualmente immaginare di intervenire sulla durata del beneficio oltre sull'entità della tariffa. Il feed in tariff scheme era stato pensato per ammortizzare i sovracosti di una tecnologia sperimentale e accelerarne lo sviluppo del mercato sino al raggiungimento della piena maturità tecnica e di un livello di competitività (costi e rendimento) allineato a quello delle tecnologia più mature (es. termoelettrica, nucleare): la grid-parity. Vent'anni oggi sono probabilmente eccessivi. Ne basterebbero 15 o anche meno forse. Si consideri infatti che l'investimento iniziale sull'impianto, per i grandi impianti si ammortizza ormai in 5 anni o poco più.
(continua. 1)

* Esperto economico del CETRI-TIRES (Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale)

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