[17/05/2011] News

Al via in Italia (!) la sperimentazione di un impianto di recupero "terre rare"

Dopo la nascita del Laboratorio delle materie prime, in Italia si muove anche il mercato. L'Unità prima e il Sole24Ore poi informano della prossima apertura di un impianto pilota di riciclo di Raee che sarà in grado di recuperare le famose "terre rare". Si tratta di ittrio e indio e a realizzare il progetto - che verrà presentato mercoledì - è la Relight di Rho.

Ad della società è Bibiana Natalia Ferrari, recentemente premiata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la Giornata Internazionale della Donna dedicata al tema ''150 anni: donne per un'Italia migliore', "per aver contribuito con Relight Italia, azienda caratterizzata da uno staff di sole donne, alla tutela ambientale attraverso il recupero e il riciclaggio degli apparecchi elettrici ed elettronici".

Il Sole24Ore spiega che dal nuovo macchinario "usciranno i primi campioni di ittrio e indio che serviranno per valutare il livello di purezza delle terre rare ottenute e le possibilità di vendita del minerale, nonché per migliorare l'efficienza e la messa a punto dell'impianto".

Si tratta del risultato ottenuto «dal progetto comunitario Hydro Weee, iniziativa finanziata dalla Ue a cui partecipano l'austriaca Sat che coordina i lavori, la serba Set Trade, la Greentronics (Romania) oltre a Relight. Tutte Pmi impegnate nel riciclo dei Raee. Di peso la presenza italiana nelle attività di ricerca e sviluppo che ha impegnato Eco-recycling (Italia), spin off universitario per il trasferimento tecnologico alle imprese, il Centro interuniversitario ‘High tech recycling' che coinvolge i ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma, dell'Aquila e la Politecnica delle Marche ad Ancona, a cui si aggiunge il centro di ricerca Pupin in Serbia».

Dopo questo round di prove si punta alla costruzione di un impianto per il recupero su scala industriale dei minerali.
«L'idea è di realizzare verso la metà del 2012 presso Relight un impianto polifunzionale per il recupero idrometallurgico delle terre rare - anticipa Bibiana Ferrari, ad della società -. Speriamo che la burocrazia non rallenti il progetto».

L'impianto avrà la capacità di trattare circa mille tonnellate l'anno, aprendo così una via europea alle terre rare "estratte" dai rifiuti elettronici.

Dalla comunicazione della Commissione Ue sulle "terre rare" sembra dunque che anche l'Italia si stia muovendo e dal nostro punto di vista sarebbe il caso che non ci si limitasse alla questione "terre rare" ancorché molto importante, giova ricordare che la tecnologia verde a partire dai pannelli fotovoltaici non ne può fare a meno. Infatti, il recupero di materia per ridurre gli impatti dell'estrazione e ridurre il prelievo è gamba fondamentale dell'economia ecologica. E avrebbe la necessità di essere incentivato almeno al mari delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.

Detto questo va aggiunto doverosamente un concetto, per evitare fraintendimenti: tutto quello che mira al risparmio di energia e materia è buono in sé, ma questo è possibile solo dentro un paradigma economico che non abbia la crescita quale che sia come totem assoluto.

Se per fare un esempio calzante si riuscisse anche nel recupero del 100% - cosa impossibile sia chiaro perché ogni passaggio dalla costruzione al riciclo genera scarti - di un apparecchio elettronico, l'obsolescenza programmatica e lo shopping high tech ai livelli attuali, vanificherebbero comunque gli sforzi. 

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