[11/05/2011] News

La transizione demografica della Cina

La scorsa settimana le autorità cinesi hanno reso pubblici alcuni risultati preliminari del censimento effettuato nel 2010. La fotografia che propongono è quella di un paese sempre più simile, dal punto di vista demografico, alla Vecchia Europa. La popolazione è cresciuta, rispetto all'anno 2000. Ma di poco: da 1.270 milioni a 1.340 milioni di persone. Appena il 5,8%. Meno della metà della crescita dell'11,7% fatta registrare tra il 1990 e il 2000.

Con questi numeri la Cina resta il paese più popolato al mondo. Ma di poco: il mese scorso l'India ha reso noto che la sua popolazione ha raggiunto i 1.210 milioni di persone. Molti demografi sostengono che, con l'attuale differenziale di crescita, la popolazione indiana supererà quella cinese entro il 2025.

Non c'è nulla di agonistico in tutto ciò. Non si tratta di verificare chi vince le Olimpiadi Demografiche. Si tratta di capire come sta cambiando nella sua struttura la società cinese. E i cambiamenti sono profondi. I dati più importanti, in prospettiva, sono quattro.

In primo luogo diminuiscono, in percentuale, i giovani di età inferiore ai 14 anni (erano il 22,9% della popolazione nel 2000, sono scesi al 16,6% nel 2010) e aumentano gli anziani (gli ultrasessantenni erano il 10,4% nel 2000, sono saliti al 13,3% lo scorso anno). La popolazione cinese sta subendo un rapido processo di invecchiamento: il che potrebbe creare non pochi problemi sociali in un futuro ormai non troppo lontano.

Anche perché il numero di figli per coppia è sceso ad appena 1,5. Che non solo è al di sotto del limite di equilibrio della popolazione. Ma pone la Cina, insieme alla Corea e al Giappone, tra i paesi con la più bassa prolificità al mondo. Tanto più che, sostengono molti demografi, il numero di figli per coppia potrebbe scendere a 1,3: il più basso in assoluto del pianeta.

Non diminuisce, anzi aumenta, il gap tra maschi e femmine alla nascita. Per ogni 100 bambine nate nel 2000 c'erano 116,9 maschietti. Nel 2010 sono nati 118,1 maschi ogni 100 bambine. È evidente, come nota la rivista Science, che continua e anzi si intensifica il fenomeno dell'aborto selettivo. Il paradosso è che il rapporto assoluto tra maschi e femmine risulta diminuito: da 106,7 maschi ogni 100 femmine nel 2000 a 105,2 nel 2010. Il motivo è la crescente divaricazione tra la vita media dei due sessi: passata da 3 a ben 8 anni in un solo decennio a vantaggio delle donne. Molti, tuttavia, non credono a un aumento così rapido e forte delle differenze. Ritengono debba esserci un errore da qualche parte.

Il quarto dato che ci sembra significativo del censimento in Cina è quello relativo alla popolazione urbana: che nel 2010 ha raggiunto il 49,7%. Nel 2000 viveva in città solo il 36,2% della popolazione. Il che significa che in quest'ultimo decennio si è verificato nel grande paese asiatico il più massiccio fenomeno di urbanizzazione della storia: in dieci anni quasi oltre 150 milioni di persone si sono trasferite dalla campagna in città.

A questo punto possiamo tracciare un bilancio provvisorio della transizione demografica cinese. Il Dragone si sta rapidamente trasformando da paese prevalentemente agricolo a paese prevalentemente industriale e urbanizzato. La sua popolazione è sempre più anziana e le coppie sono sempre meno propense a fare figli (soprattutto figlie femmine). A Pechino molti stanno prendendo in considerazione la possibilità di rivedere la politica del figlio unico che ha segnato la storia demografica del paese negli ultimi decenni.

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