[10/05/2011] News

Nucleare iraniano: la centrale di Bouchehr alla potenza minima

I russi intanto vendono armi all'Iraq

La radiotelevisione iraniana Irib, ha dato notizia che «La prima centrale nucleare iraniana, l'impianto Bushehr (Nella foto), nel sud del Paese, ha iniziato a operare dopo che alcuni esperti hanno terminato il caricamento del combustibile nel reattore principale». Gholamali Miglinejad, un parlamentare iraniano, ha detto che «Le barre di combustibile sono state pulite e caricate, e i test finali sono in corso». Secondo l'agenzia di stampa Fars News entro due mesi l'impianto produrrà energia elettrica.

La cosa è confermata oggi a Mosca dalla società russa Atomstroyexport che ha terminato la costruzione della centrale: «Il reattore n. 1 della prima centrale nucleare iraniana di Bushehr ha raggiunto la sua potenza minima l'8 maggio scorso. La reazione di fissione del combustibile pilotata è iniziata nel primo reattore della centrale nucleare iraniana».

I russi, dimentichi di ogni sanzione che anche loro hanno sottoscritto contro l'Iran, sottolineano che «Si tratta di una tappa importante della messa in servizio del la centrale di Bushehr». Grazie ad un contratto da un miliardo di dollari firmato nel 1995 col regime teocratico iraniano, Atomstroyexport è stata incaricata di terminare i lavori di costruzione di Bushehr, avviati nel 1974, al tempo dello Scià di Persia, dal gruppo tedesco Kraftwerk Union, della Siemens/Kwu. Mosca ha anche promesso di fornire il combustibile nucleare e di formare gli specialisti atomici iraniani. L'avvio "fisico", cioè la fase dei test di tutti I sistemi della  centrale, è stato effettuato nell'agosto 2009.

In molti temono che ora gli israeliani tentino un colpo di mano, con un bombardamento aereo di Bushehr per impedire che venga utilizzata dall'Iran per produrre quelle armi nucleari che Israele ha già, in violazione del trattato di non-proliferazione nucleare al quale non aderisce.

In questa bella situazione che i russi hanno contribuito a mettere in piedi, il ministro degli esteri di Mosca, Sergei Lavrov, in visita di lavoro nella capitale dell'Iraq Bagdad, ha detto oggi che «La Russia è pronta ad intensificare la sua cooperazione militare e tecnica con l'Iraq. Siamo pronti a promuovere la nostra cooperazione, compresa quella in campo militare e tecnico». I russi si propongono addirittura di fornire il 90% delle armi di cui ha bisogno l'Iraq, che forse dovrebbe pensare più a ricostruire che alla guerra. 

Oltre alla cooperazione militare Lavrov punta sulla cooperazione energetica bilaterale e a fare affari nelle "normalizzazione" dell'Iraq nel contesto delle rivolte arabe che stanno sconvolgendo un altro Paese amico di russi ed iraniani: la Siria.

Il presidente dell'Iraq, il curdo Jalal Talabani, una vecchia conoscenza dei russi ed ex alleato dei sovietici prima di Saddan Hussein,  ha confermato: «Acquisteremo evidentemente delle armi russe, perché sono a buon mercato ed affidabili».

Poco prima il premier irakeno  Nuri al-Maliki, aveva detto ai giornalisti che Bagdad acquisterà da Mosca «Armi per le forze armate irakene incaricate di difendere l'integrità territoriale e la sovranità nazionale del Paese (già abbondantemente violate dall'invasione Usa e dall'indipendenza di fatto dei curdi, ndr), di garantire la sua sicurezza interna e di far fronte alle sfide terroriste».

Un bel risultato della guerra irakena voluta da George W. Bush e sostenuta da Paesi come l'Italia: il Medio Oriente non è mai stato così instabile e insicuro e gli ex nemici russi, convertiti dal comunismo al capitalismo oligarchico di Stato, spargono con noncuranza nucleare ed armi sul fuoco.

Torna all'archivio