[10/05/2011] News

Click... e la finanza fa crack

Oggi Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, nel suo intervento a Firenze ha detto che per risolvere la crisi del debito in Europa occorre «aumentare la responsabilità delle autorità, il che significa istituzioni europee più forti e regole più stringenti». Bini Smaghi critica l'idea che la governance economica dell'area euro possa essere rafforzata ‘delegando ai mercati finanziari la scelta' delle politiche più appropriate.

Al contrario, secondo l'esponente della Bce, occorre rafforzare la cornice della governance economica dando «maggiore automaticità» alle regole del Patto di stabilità europeo; rafforzare la parte economica dell'Unione economica e monetaria (Uem); integrare ulteriormente a livello europeo le istituzioni di regolazione e vigilanza del settore finanziario.

Non si può non essere d'accordo con Bini Smaghi e la domanda che ci poniamo è quindi come sia possibile pensare davvero che possano essere i mercati finanziari a "istruire" i governi sulle scelte economiche da farsi. Segnaliamo, infatti, che oggi il Sole24Ore conferma quanto andiamo dicendo - ma non solo noi ovviamente - riguardo al che cosa sia oggi la finanza. Tra l'altro i toni usati dal quotidiano di Confindustria, se fossero scritti altrove, sembrerebbero una brutta prosa di un vecchio romanzo di fantascienza anni 70. Parlando del recupero del petrolio dopo il tonfo di giovedì scorso che ha portato giù con sé tutte le materie prime, si legge che «la discesa, tuttavia, è stata quasi certamente accelerata a dismisura dalla presenza di fondi che utilizzano software per il trading superveloce, fondi che secondo Credit Suisse sono ormai responsabili di circa la metà dei volumi di contrattazione sul greggio».

Di cosa stiamo parlando? «Forti indizi a favore di questa tesi derivano anche da un'altra anomalia che ha caratterizzato la seduta di giovedì al Nymex: l'open interest - ossia il numero complessivo di posizioni aperte sui futures - è aumentato, invece di diminuire come accade di solito in situazioni di panico. Gli investitori, presi complessivamente, non sono insomma scappati, chiudendo precipitosamente il maggior numero possibile di posizioni, ma ne hanno aggiunte, presumibilmente alla vendita (short)».

Ancora criptico? Allora leggete qui: «In parte la responsabilità potrebbe essere di investitori che cercavano di ricoprire posizioni su opzioni. Ma un ruolo chiave dovrebbero aver avuto i computer: gli stessi software che avevano fatto scattare raffiche di vendite al di sotto di determinate soglie di prezzo, altrettanto velocemente hanno cambiato strategia quando i prezzi erano scesi abbastanza. Una macchina non si fa prendere dal panico».

Macchine, dunque. Macchine che però solo in pochi sanno guidare a velocità supersoniche contro governi che invece hanno il passo lento della democrazia e della burocrazia. Nessun luddismo, ma sia chiaro che se l'orizzonte è l'economia ecologica, tutto questo non può più essere. Perché per quanto possa apparire tutto "ingigantito" - in fin dei conti si parla di perdite virtuali, sottolinea sempre il Sole, e sono solo soldi verrebbe da dire e nemmeno più di carta ma sotto forma di bit - cosa questa "nuvola" provochi sull'economia reale, che a sua volta scarica sull'ambiente, è noto a tutti. La finanza si potrebbe dire è software, ma l'economia reale è hardware.

Se poi, non contenti, si vuole demandare ancora di più ai mercati finanziari anche la governance politica è del tutto evidente che il baldacchino può saltare in ogni momento con conseguenze sociali e ambientali, stavolta già note. Non ci sono cigni neri in agguato, ma cigni bianchi ben conosciuti persino ai bambini che li vedono ai parchi (fin quando ci saranno).

I partiti questa patata bollente non sembrano proprio volerla nemmeno toccare ed è almeno curioso che a confrontarsi sul tema sia ancora una volta (vedi green accord in passato) l'ambiente cattolico: il Gruppo Abele . «Se è vero che la finanza orienta lo sviluppo, chi orienta la finanza? Entro quali margini politica, istituzioni pubbliche, tessuto produttivo e società civile possono contribuire a definire scopi e priorità del sistema economico-finanziario, riportando al centro diritti e doveri della persona?»: domande che appunto verranno poste da domani, mercoledì 11, fino a venerdì 13 maggio 2011 nella sede del gruppo Abele (Corso Trapani 91/b, Torino), a "Join for Change, Compartimos 2011", appuntamento dedicato alla finanza nel suo legame, necessario e imprescindibile, con la società.

Promossa dal Gruppo Abele, dal consorzio finanziario per il microcredito Etimos e dalla neonata Etimos Foundation, la tre giorni scandaglierà il rapporto fra finanza e legalità attraverso una rilettura degli strumenti finanziari che se da una parte offrono mezzi per coprire le attività illecite, dall'altra sostengono le esperienze di utilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità (mercoledì 11 maggio); le prospettive della green finance come veicolo di sviluppo e strumento di investimento (giovedì 12 maggio); la capacità di tenuta alla crisi dimostrata, numeri alla mano, dalla finanza cooperativa e il suo ruolo nella congiuntura presente e negli scenari futuri (venerdì 13 maggio).

Ci sarebbe molto altro da dire, ma di fronte al niente o quasi di quanto dicono gli altri, qui sembra di essere avanti anni luce...

Torna all'archivio