[09/05/2011] News

L’Asean non rinuncia al nucleare, ma pensa alle energie rinnovabili ed alla ricerca

Il diciottesimo summit dell'Aean conclusosi in Indonesia ha confermato la voglia di nucleare nell'Asia del sud-est nonostante quello che sta accadendo in Giappone.  Indonesia, Filippine, Brunei, Malaysia, Cambogia, Laos, Myanmar, Singapore, Vietnam e Thailandia, hanno riconfermato la loro comune prospettiva economica, nonostante i diversi livelli di ricchezza, i diversi regimi politici (che vanno dalle monarchie assolute, ai regimi autoritari capitalisti e ai governi comunisti) e nonostante la guerra di frontiera ancora in corso proprio tra due Paesi Asean: Cambogia e Thailandia.

Le nazioni del sud-est asiatique rilanciano la scelta nucleare ed assicurano nel comunicato finale che  «Contano di applicare le norme internazionali per mettere in sicurezza al massimo le future centrali nucleari». Una formula più che preoccupante riferita a Paesi fortemente sismici o sconvolti spesso da immani catastrofi naturali. Paesi molto più poveri e tecnologicamente avanzati, spesso dittature  che non nascondono affatto la loro voglia di arrivare alla bomba nucleare attraverso il nucleare civile.

I Paesi dell'Asean hanno espresso tutta la loro simpatia e solidarietà per il Giappone, al quale alcuni si erano rivolti quasi tutti per comprare il nucleare "supersicuro" che è miseramente naufragato nello tsunami dell'11 marzo, ed hanno detto che valuteranno l'impatto della catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi nell'insieme del sud-est asiatico, ma «L'Asean si impegna a promuovere la costruzione di centrali nucleari nelle regione, in vista di sostenere lo sviluppo economico sostenibile, conformandosi tuttavia alle norme ottimali di sicurezza».

Quali siano queste norme è un mistero, quello che è certo è che il Vietnam comunista, la Thailandia in guerra e con disordini interni ed una guerriglia musulmana a sud, l'Indonesia dei terremoti e dei vulcani, vogliono dotarsi di energia nucleare per sostenere la loro crescita accelerata (e per non farsi scavalcare dagli altri nelle loro ambizioni di potenzamilitare-economica regionale). Quel che è certo è che l'unico Paese con un impianto nucleare dell'Asean, le Filippine, si trovano ora a gestire un pericoloso e mai funzionante ferrovecchio atomico che Fukushima ha probabilmente mandato in pensione, affossando ogni smania di ripristinare l'avventura nucleare filippina.

Il summit indonesiano ha lanciato lo sprint dell'Asean verso una vera e propria Comunità Asean (simile all'Ue) che dovrebbe nascere nel 2015. Nel suo ottimistico discorso introduttivo il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, non ha però potuto nascondere le enormi difficoltà dell'Asean e la complessa situazione internazionale: «Le sfide nelle arene tradizionali e non tradizionali, si intrecciano sempre di più con le questioni nazionali, regionali e globali. Non siamo in grado di affrontarle e limitarle e contestarle a livello nazionale, ma invece producendo soluzioni che siano più complete e cooperazioni che sono più intense fra i Paesi della regione del sud-est asiatico - ha detto il presidente indonesiano - Quando l'Asean è stata istituita, in primo luogo, si è basata  sul forte desiderio di stabilire la pace, creare il consenso, promuovere la stabilità, attraverso la cooperazione e l'integrazione regionale». Principi (non sempre praticati e a volte calpestati) che dovrebbero rivelarsi ancora più utili in vista delle nuove sfide che emergono nell'Asia che cresce a ritmi vertiginosi ma che rimane povera, ingiusta, inquinata e sovrappopolata.

Susilo Bambang Yudhoyono ha ricordato che «La popolazione mondiale è destinata a crescere velocemente fino a 7 miliardi e raggiungerà i 9 miliardi entro il 2045. Le Nazioni della Terra dovranno affrontare una situazione di concorrenza per le scarse risorse di uso quotidiano. La competizione per l'energia, il cibo, l'acqua pulita entreranno a far parte della competizione globale. Un modo per affrontare questo, per l'Asean, è quello di rafforzare la cooperazione in materia di fonti energetiche rinnovabili e delle energie alternative. Un'altra alternativa passa attraverso lo sviluppo di centri di ricerca e delle energie rinnovabili nella nostra regione. L'urgenza della questione è stridente. La storia dimostra che l'aumento dei prezzi alimentari e dell'energia in genere ha sempre causato l'aumento del numero di persone che vivono in povertà. Eppure sappiamo molto bene che diminuire il livello di povertà non è un compito facile. Mentre oggi l'Asia è emersa dalla crisi finanziaria 2008 in una forma migliore, altre gravi sfide sono ancora e sempre presenti. Come la minaccia di catastrofi naturali. In primo luogo, dobbiamo migliorare la capacità e il coordinamento a livello regionale, attraverso l'istituzione di un Coordinating Centre for Humanitarian Assistance on disaster management (Aha Centre). In secondo luogo, dobbiamo intensificare l'esercitazioni congiunte per la  gestione delle catastrofi, come il'Asean Regional Forum Disaster Relief di marzo a  Manado. L'operazione è stata presieduta congiuntamente da Indonesia e Giappone».

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