[06/05/2011] News

Ci sono "vital signs" sul pianeta, ma basteranno?

Con un po' di ritardo rispetto alla normale routine biennale è stato reso noto - greenreport ne ha parlato alcuni giorni fa vedi link - il nuovo "World Population Prospect: The 2010 Revision" curato dalla Population Division delle Nazioni Unite (vedasi il sito www.unpopulation.org e anche www.un.org/esa/population ).  

Questo rapporto è il più autorevole a livello mondiale sullo stato della popolazione nel mondo e sugli scenari futuri e viene realizzato dalle Nazioni Unite, ogni due anni. Normalmente, per quanto riguarda gli scenari futuri, il rapporto individua tre varianti per la crescita della popolazione, definita alta, media e bassa. 

La variante media è quella che risponde maggiormente al dato che realmente si verifica e può quindi essere certificato.

La variante media della nuova Revisione 2010 indica una popolazione mondiale per il 2050 che dovrebbe essere di 156 milioni superiore a quella prevista nell'ultima Revisione, quella del 2008, fornendo quindi un dato complessivo, per il 2050, di una popolazione umana di 9 miliardi e 310 milioni di persone rispetto alla precedente Revisione che ne prevedeva 9 miliardi e 150 milioni. Buona parte di tale differenza scaturisce da un numero più alto di nascite previsto nella Revisione 2010, precisamente di 147 milioni in più nel periodo 2010-2050 ed un numero inferiore di decessi, 22 milioni in meno rispetto alla Revisione 2008, nello stesso periodo. Inoltre la popolazione del 2010 è risultata inferiore a quella prevista nella Revisione 2008 per una cifra di 13 milioni.

La differenza nel numero delle nascite è principalmente attribuibile al previsto tasso di fertilità considerato realizzabile nelle due Revisioni. La fertilità totale a livello mondiale nella Revisione 2010 è leggermente inferiore a quella del 2008, 2.45 figli/figlie per donna verso 2.49  per quanto riguarda il periodo 2010-2015, ma, dopo il 2020, la fertilità totale diventerebbe maggiore nella previsione della Revisione 2010, raggiungendo, per il periodo 2045-2050, una fertilità globale di 2.17 rispetto alla Previsione 2008 di 2.02. Piccole differenze nel livello di fertilità possono produrre comunque grandi differenze nelle dimensioni della popolazione in una dimensione di lungo periodo.

Il nuovo "World Population Prospect" ricorda che l'attuale popolazione umana, che sta per raggiungere, entro quest'anno, i 7 miliardi di abitanti, dovrebbe raggiungere, entro il 2100 la cifra di 10.1 miliardi, toccando appunto, nel 2050, la cifra di 9.3 miliardi di abitanti. La maggior parte dell'incremento che si verificherà riguarderà i paesi ad alta fertilità, che comprendono 39 paesi africani, nove asiatici, sei in Oceani e quattro in America Latina.

Sempre tenendo conto della variante media saranno necessari dai 7 miliardi del 2010 solo 13 anni per raggiungere l'ottavo miliardo, 18 anni per raggiungere il nono miliardo e 40 anni per raggiungere il decimo miliardo. Se invece si dovesse verificare un andamento di crescita prevista dalla variante alta, aggiungeremo un miliardo in più ogni 10-11 anni per il resto del secolo. E' bene ricordare che la popolazione umana ha raggiunto il suo primo miliardo nei primi anni dell'Ottocento ed il secondo nei primi decenni del Novecento, il terzo miliardo è stato raggiunto il 25 ottobre del 1959, il quarto il 27 giugno del 1974, il quinto il 21 gennaio del 1987, il sesto il 5 dicembre del 1998, il settimo dovremmo raggiungerlo il 31 ottobre 2010, l'ottavo il 15 giugno del 2025, il 9 il 18 febbraio del 2043 e il decimo il 18 giugno del 2083.

E' certamente di grande utilità affiancare l'analisi di un dato così importante e significativo, come quello relativo alla crescita della popolazione umana, a tanti altri dati relativi all'economia e alla società umana, nonché a quelli di carattere ambientale. Il prestigioso Worldwatch Institute di Washington, noto in tutto il mondo per il suo rapporto annuale "State of the World", pubblicato dal 1984 e tradotto ormai in oltre trenta lingue (pubblicato in italiano dal 1988 a mia cura e, dal 1998 pubblicato dalla meritoria Edizioni Ambiente di Milano), realizza anche un altro interessantissimo rapporto intitolato "Vital Signs. The Trends That Are Shaping Our Future"  (di entrambi i rapporti annuali abbiamo parlato in varie occasioni in questa rubrica).

"Vital Signs 2011" è uscito in questi primi mesi dell'anno e, come sempre, costituisce una preziosissima miniera di dati ed informazioni. Riporta i trend di 25 importanti indicatori relativi all'energia, ai trasporti, all'ambiente, al cambiamento climatico, al cibo e all'agricoltura, ai trend dell'economia globale e della popolazione e della società, molto ben documentati che ci consentano di aver un quadro molto interessante della situazione globale con parecchi focus locali. Dallo scorso anno  il sistema dei Vital Signs del Worldwatch è disponibile online con apposito abbonamento al sito http://vitalsigns.worldwatch.org .

Il rapporto "Vital Signs 2011" documenta come il prodotto globale lordo è andato incrementandosi solo dello 0.3% nel 2009, dimostrando il pesante impatto sull'economia globale della Grande Recessione, in atto dal 2008. Nel periodo 2000-2008 il prodotto globale lordo ha visto un incremento annuale intorno al 6.6 %. L'output globale viene considerato in risalita per il 2010 con una crescita stimata, ad esempio dal Fondo Monetario Internazionale, intorno al 4 %. Nel 2009 le economie avanzate hanno subito riduzioni che si sono aggirate intorno al 2%, mentre le economie emergenti e in sviluppo, hanno continuato a crescere, sebbene in maniera inferiore, rispetto agli anni precedenti comunque intorno ad un 3.3 %. Alcune di queste grandi economie in crescita hanno registrato, nel 2009, percentuali alte, ad esempio, la Cina del 9.1% e l'India del 7.4%.

Nel frattempo, come abbiamo più volte scritto in questa rubrica, il mondo ha fallito il raggiungimento dell'obiettivo della significativa riduzione del tasso di perdita della biodiversità, come è stato chiaramente riconosciuto nell'ultimo "Global Biodiversity Outlook 3" pubblicato dalla Convention on Biological Diversity (www.cbd.int) lo scorso anno e dalla stessa decima conferenza delle Parti della Convenzione tenutasi a Nagoya in Giappone, lo scorso ottobre 2010. Su 1.740.330 specie di animali, piante, funghi e protisti, solo 47.677 sono state valutate dal punto di vista dello stato di minaccia e 17.291  risultano specie minacciate secondo i dati dell'ultimo aggiornamento della Red List dell'IUCN, la World Conservation Union (www.iucn.org e www.redlist.org ).

La denutrizione o fame cronica, definita come l'assumere cibo sotto le 1.800 chilocalorie al giorno, continua ad interessare oltre un miliardo di abitanti del Pianeta, mentre un miliardo e 300 milioni si trova in condizioni di sovrappeso. Le variazioni nei mercati, dovuti a tanti ed intrecciati fattori, tra i quali anche quelli relativi alla crisi economico-finanziaria globale hanno indotto fortissimi rialzi dei prezzi delle derrate alimentari di base creando l'incremento dei denutriti e aggravando situazioni di povertà, già in precedenza difficilmente sostenibili.

Come abbiamo più volte scritto su queste pagine è di tutta evidenza che non si può più continuare così. Non possiamo continuare ad avere, simultaneamente, una continua crescita dei nostri consumi, una crescita della popolazione e una crescita della pressione sui sistemi naturali: si tratta di uno prospettiva senza futuro. Dobbiamo rimboccarci le maniche e modificare l'impostazione della nostra economia. Abbiamo teoria e prassi in merito, dobbiamo agire.

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