[02/05/2011] News

La corruzione puņ vanificare la lotta ai cambiamenti climatici

Transparency International ha presentato il suo Global Corruption Report dedicato al cambiamento climatico e sottolinea che «Mentre I governi si apprestano a dispensare fino a 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 per limitare il cambiamento climatico e preparasi ai suoi impatti, Transparency International (Ti) mette in guardia contro i rischi di corruzione legati ai finanziamenti della lotta contro il cambiamento climatico circolanti attraverso nuove vie, ancora sconosciute e raccomanda di rafforzare dei sistemi di governance per affrontarli».

Il rapporto di Ti presenta delle linee pratiche per impedire che la corruzione non vanifichi le iniziative prese contro i cambiamenti climatici e chiede «Ai governi, alle organizzazioni internazionali, alle imprese ed alla società civile di assicurare una buona governance nelle politiche climatiche».

Il rapporto riunisce le analisi di più di 50 esperti di global warming di 20 Paesi diversi basati su un vasto ventaglio di problemi riguardanti: Le politiche del cambiamento climatico e la responsabilità delle istituzioni di finanziamento; Il ruolo del settore privato; L'integrità del mercato del carbonio;  La risposta alle conseguenze del cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo (infrastrutture resistenti al clima, preparazione alle migrazioni climatiche e miglioramento della gestione delle catastrofi); La governance in materia forestale.

Huguette Labelle, presidente di Ti, spiega che «Il bisogno pressante di rispondere al cambiamento climatico necessita di essere rafforzato attraverso la trasparenza e la responsabilità. La possibilità di controllo deve essere integrata in tutte le iniziative legate al clima, questo fin dall'inizio. Una buona governance fin dal presente aiuterà ad assicurarsi i successi dell'impatto della politica in materia di cambiamento climatico e del suo finanziamento».

La direttrice di Transparency International in Bangladesh, Iftekhar Zaman, sottolinea che «Il Bangladesh è in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico. La maniera in cui i Paesi gestiscono la governance climatica e garantisce la trasparenza e la responsabilità  nell'utilizzo dei capitali destinati alla lotta contro il cambiamento climatico può fornire degli insegnamenti ai governi ed alla società civile in tutto il mondo. Le raccomandazioni contenute nel rapporto arrivano in un momento decisivo».

Il rapporto però evidenzia che nessuno dei 20 Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico, dove dovrebbero essere spesi più fondi, «Non ha un punteggio superiore a 3.6 sull'indice di percezione della corruzione di Ti». Nell'indice di  Transparency International lo 0 corrisponde ad un Paese percepito come estremamente corrotto e il 10 ad un Paese estremamente "integro" e l'associazione dice che «I governi  devono garantire una sorveglianza trasparente dell'utilizzo dei fondi destinati alla lotta contro il cambiamento climatico, che può essere migliorata attraverso un controllo della società civile».

Il rapporto raccomanda proprio la più grande partecipazione dell'opinione pubblica, l'accesso al'informazione  e la responsabilità «Per rendere una governance climatica più efficace. Questo limiterebbe degli eventuali conflitti di interesse nella presa di decisioni e gli effetti negativi che le lobbying e gli interessi particolari possono avere nella messa in opera della politica climatica».

Il Global Corruption Report mette in guardia «Contro il rischio della maledizione delle risorse Verdi. Le nuove tecnologie necessarie a rimpiazzare dei combustibili fossili, quali i pannelli solari, richiedono più risorse naturali differenti. E' essenziale che le industrie minerarie che sfruttano queste risorse siano trasparenti e rivelino pubblicamente i pagamenti effettuati presso i governi al fine che i cittadini possano assicurarsi che le entrate vengano utilizzate a loro vantaggio. Allo stesso modo, i governi che vendono dei terreni per coltivare biocarburanti, che rappresenteranno entro il 2030, secondo le stime, il 10% dei carburanti dei trasporti nelle principali economie del mondo,  devono permettere la partecipazione e la sorveglianza pubbliche perché i diritti di proprietà delle comunità locali siano rispettati».

L'altra fonte di possibile corruzione sono i 28 miliardi di dollari che ogni anno dovrebbero essere destinati ai Paesi che ospitano grandi foreste tropicali per scoraggiare la deforestazione e preservare così lo stoccaggio naturale del carbonio. «Lo sfruttamento forestale illegale, rappresentando più di 10 miliardi di dollari all'anno - spiega Ti  - è già ora alimentato dalla corruzione delle dogane e delle autorità di gestione delle terre». Il rapporto sottolinea che «Alcuni governi hanno già reclamato dei crediti per dei progetti fittizi di piantagione di  foreste. Degli studi provenienti dall'Austria, dal Bangladesh, dalla Bolivia, dalla Colombia, dal Kenya, dalle Filippine, dalla Spagna e dagli Stati Uniti illustrano la dimensione globale delle sfide del cambiamento climatico alle quali il pianeta fa fronte».

La Labelle conclude che «Niente è sacro per la corruzione, nemmeno il futuro del pianeta. Dall'impossibilità  di amministrare in maniera adeguata le attuali misure contro il cambiamento climatico non ne risulterà solo una cattiva  distribuzione delle risorse ed oggi dei progetti fraudolenti, ma nuocerà anche alle generazioni future».

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