[27/04/2011] News

Obama vs Big Oil e speculatori. La guerra elettorale della benzina e degli incentivi ai petrolieri

Obama vs Big Oil e speculatori. La guerra elettorale della benzina e degli incentivi ai petrolieri
Negli Usa i prezzi del carburante sono ormai una grossa grana politica e ieri i futures della benzina hanno toccato i 4 dollari al gallone, il record negli ultimi 33 mesi, un prezzo che sarebbe un sogno per gli automobilisti europei, ma che è un incubo per quelli americani e per il presidente Barack Obama che si trova a fronteggiare la rabbia crescente dell'opinione pubblica e il prezzo della benzina negli Usa determina una buona fetta della popolarità di un presidente.

Sarà per questo che Obama ha deciso (finalmente) di partire all'attacco delle Big Oil ed ha esortato i Paesi produttori e le multinazionali petrolifere ad aumentare la produzione di greggio.
L'aumento dei prezzi alla pompa di benzina sta alimentando il malcontento degli elettori per la leadership di Obama, i sondaggi dimostrano che potrebbe pregiudicare le sue possibilità di rielezione nel 2012.

Ieri il presidente Usa ha detto ad Hampton Roads, in Virginia, alla Wtkr, un'emittente del network della Cbs, «Devono aumentare le forniture» e poi ha spiegato alla Wxyz television di Detroit: «Stiamo avendo molti colloqui con i maggiori produttori di petrolio come l'Arabia Saudita».
La strategia di Obama non è originale, è la stessa utilizzata da George W. Bush e Bill Clinton: pompare più petrolio quando il suo prezzo cresce, un passo indietro, visto che Obama finora aveva tentato di ridurre la domanda di petrolio, ma ora dice che «Aumentare la produzione è anche parte della soluzione».

Il prezzo del petrolio è salito del 30% in pochi mesi e Obama è preoccupato perché gli energy traders starebbero speculando per alimentare prezzi ancora più elevati. Un top law enforcement official dell'amministrazione OIbama, l'attorney general Eric Holder, ha detto alla stampa di aver visto diverse cose inquietanti sui mercati dell'energia, «Questo giustifica la costituzione di una task force rivelata la scorsa settimana per indagare su possibili frodi e manipolazioni dei prezzi della benzina».

Ieri Obama ha sferrato l'attacco alle Big Oil con una lettera al Congresso, sollecitandolo a porre fine alle agevolazioni fiscali per le compagnie petrolifere e gasiere, sollecitando un «Sostegno bipartisan per la fine delle agevolazioni fiscali».

Ma i repubblicani probabilmente non ci staranno per fede e convenienza: sono troppo amici delle Big Oil per giocarsi i loro finasnziamenti e contano sull'aumento dei prezzi del gas e dei carburanti per sconfiggere Obama nelle elezioni del 2012. Il partito dell'elefante ha subito detto che la richiesta di Obama «Alzerà le tasse ed aumenterà il prezzo alla pompa».

Solo il giorno prima lo speaker repubblicano alla Camera dei Rappresentanti, John Boehner, si era detto disponibile ad esaminare le lucrose sovvenzioni ricevute dalle compagnie petrolifere e gasiere. Alle prime rimostranze della Big Oil i repubblicani sono ritornati all'ovile ed il fuoco dei petrolieri si è nuovamente concentrato tutto su Obama. Anche gli analisti energetici sono scettici sul piano del presidente e dicono che non esiste una soluzione rapida al problema dei prezzi elevati della benzina. Però tra una soluzione rapida e lo status quo che ingrassa solo le Big Oil nessuno propone una strada alternativa a quella di Obama.

Un sondaggio Washington Post-Abc News ha rilevato che il 71% degli statunitensi dicono che il prezzo della benzina sta causando loro gravi difficoltà finanziarie, il 55% disapprova il modo in cui Obama affronta il problema.

La Casa Bianca respinge con sdegno le accuse che la lettera di Obama serva solo a deviare la rabbia dell'opinione pubblica verso le compagnie petrolifere e ricorda di aver detto più volte che le Big Oil fanno enormi profitti e intanto continuano a godere sussidi fiscali. Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha ammonito i repubblicani: «Noi non guardiamo a questo come un problema di politica elettorale per 18 mesi».

Obama ha riproposto la sua linea che ha evidenziato più volte nelle proposte di bilancio osteggiate dai repubblicani: «Più di 4 miliardi dollari risparmiati chiudendo il tax break del settore fiscale delle industrie petrolifere, potrebbero essere investiti nell'energia pulita aiutandoci a ridurre la dipendenza degli Usa dal petrolio straniero».

Ma i veri nemici delle energie rinnovabili e dei consumatori Usa sono in Parlamento e le Big Oil vogliono riportarli alla Casa Bianca, per ritornare ai bei tempi di George W. Bush.

Torna all'archivio