[26/04/2011] News

Senza parchi niente nuovo governo del territorio (1)

Sullo stato dell'ambiente del paese negli ultimi tempi sono stati pubblicati numerosi libri, studi e documenti dai quali emerge un quadro d'insieme allarmante rispetto anche ad un contesto internazionale reso peraltro ancor più drammatico da recenti tragedie.

A tenere banco sono i danni al paesaggio e ai beni culturali, il dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità, la distruzione di risorse naturali, il consumo di territorio e la crescente cementificazione. Gli effetti sono disastrosi e dai costi economico-sociali ma anche umani pesantissimi. Un paese insomma che dilapida a piene mani il suo patrimonio storico, artistico, ambientale incapace di rispettare e mettere a frutto le sue norme costituzionali e la sua legislazione più innovativa per un serio governo del territorio.

Per giustificare questa pericolosa involuzione che è avvenuta e avviene con il ricorso a veri e propri sbreghi anche normativi e legislativi (vedi il cosiddetto milleproroghe ma anche talune leggi delega) si è detto che occorreva ad ogni costo contenere le spese e combattere gli sprechi.

Ma le spiegazioni risultano del tutto pretestuose perché la crisi non investe e non riguarda soltanto il capitolo pur rilevante di bilancio il quale peraltro interessa anche molti altri settori. Ben prima, infatti, dei tagli indiscriminati effettuati con il machete, come ebbe a dire il Presidente della Repubblica, l'ambiente in tutta la sua estensione è stato oggetto di interventi anche normativi e amministrativi che lo hanno via via esposto al degrado, alla speculazione, all'abbandono aprendo piste rovinose all'abusivismo e al condonismo.

Noi ci soffermeremo qui in particolare sui problemi riguardanti i parchi e le aree protette proprio perchè incrociano sotto profili estremamente delicati e diretti il paesaggio, l'assetto idrogeologico, la tutela della biodiversità e ancora le politiche agricole, della pesca, la gestione forestale che per molti e diversi aspetti possiamo ricondurre a quello dei beni pubblici e comuni.

I parchi e le aree protette insomma come un aspetto che raccorda e interferisce - o dovrebbe- su una serie di ambiti, materie e competenze dalle quali dipende l'attuazione e finalmente il decollo di quel nuovo titolo V della Costituzione che avrebbe dovuto avviare un nuovo governo del territorio fermo invece al palo da un decennio e che anche i tanti provvedimenti confusi e contraddittori sul federalismo continuano a eludere e ignorare.

Va detto subito che anche agli addetti ai lavori innanzitutto quelli istituzionali non è sempre chiaro cosa stia effettivamente succedendo, perché e soprattutto con quali effetti.

Ripeto; i tagli finanziari per più d'un verso non ci aiutano molto -anche se è facile coglierne gli effetti negativi- a capire le ragioni e le implicazioni dell'involuzione in atto.

Prima dei tagli spesso in maniera estremamente confusa, improvvisata e bislacca, si sono registrati infatti una serie di segnali dai quali si poteva cogliere la contraddittorietà ma meno il senso più generale che ancora oggi sembra sfuggire a troppi. Un po' alla rinfusa si è parlato di ‘privatizzazione' mentre crescevano i commissariamenti e la pretesa di regolare dal ministero anche gli atti più ordinari e scontati degli enti parco nazionali, per i quali si è cominciato a pensare di ridurne la composizione (ma non quella ministeriale) e eliminare per la scelta del direttore anche la terna così da fare le cose con maggiore discrezionalità e comodo. Su questa base anche più d'una regione ha cominciato a rivedere la sua legislazione in senso diciamo così ministeriale a cui ha fatto poi seguito con le Milleproroghe anche la eliminazione per i parchi regionali della gestione consortile.

Così alcune regioni hanno potuto e possono ridimensionare il ruolo degli enti parchi regionali per recuperare sul modello ministeriale competenze e ruoli che ovviamente si ripercuoteranno negativamente sui parchi e la programmazione complessiva. Tanto è vero che i commissariamenti come per contagio si vanno estendendo ora anche numerose aree protette regionali. Insomma la cura centralistica ministeriale o regionale che sia fa danni e mortifica i parchi e le altre aree protette. Purtroppo sovente sono i cattivi esempi a fare scuola.

Il tutto dopo che con il nuovo Codice dei beni culturali e paesaggistici ai piani dei parchi era stato sottratto il paesaggio che ‘ritornava' così alle esclusive competenze ministeriali e delle Sopraintendenze nonostante la Convenzione europea ne preveda una gestione sempre meno separata e ‘settoriale'.

(continua. 1)

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