[26/04/2011] News toscana

Pit e Prs: che fine fa il governo del territorio?

Un Piano regionale che si ammanti dell'appellativo antico/burocratico di ‘sviluppo' richiederebbe, quanto meno, una visione organica del sistema industriale ed energetico e una gestione fortemente integrata e cogente del territorio, tutto. Perché esso è il depositario dei processi sociali, economici, ambientali, nel bene e nel male. Governarlo richiede coerenza e vista lunga. Il contrario di questi giorni nei quali la cronaca è sovra ordinata alle idee ed alle capacità di realizzarle.

Manca sempre la domanda: fare cosa, come, dove e per chi? Ci si dimentica che il governo del territorio è il primo luogo di redistribuzione di ricchezza a disposizione delle società locali ai fini di giustizia ed equità.

Così poco importa ai governanti locali se il paesaggio perde il ruolo di interfaccia attivo e vivo tra aree urbanizzate e periferiche, agricole, collinari e montane e infine costiere. Tutto diventa indistinto e mercificato a disposizione della speculazione.

Così il richiamo all'integrazione delle politiche, non basta più, quando Piani e Programmi sono frutto di processi decisionali, logiche e persino finanziamenti tra loro fortemente contraddittori. Serve una reale incisività nella capacità di coordinamento e poteri più cogenti nelle azioni di indirizzo e di controllo. Lo dimostra la LR 1/2005 che in sei anni è stata incapace di fermare la speculazione fondiaria e immobiliare, il cui contrasto ne costituiva il leitmotiv, non solo per la farraginosità applicativa ma anche la scarsa chiarezza dei poteri di indirizzo e di controllo.

Lo si vede molto bene dai richiami, nel documento, ai cosiddetti ‘Progetti di Territorio a Rilevanza Regionale', come quello, per esempio, sul "Parco Agricolo della Piana". Un progetto di largo consenso. Ma su di esso pesano gravemente altre scelte e decisioni (termovalorizzatore, raddoppio A11, ampliamento aeroportuale, parco a tema, etc.) già varate o annunciate in altre sedi a volte istituzionali, spesso nemmeno tali. Decisioni di cui il reale contenuto non è quello di fare del Parco, come opportunamente indicato dalla Regione, il centro della pianificazione di area vasta FI-PO-PT, bensì la compensazione di progetti a fortissimo impatto sul territorio.

Gli altri richiami ai PTRR (il "Sistema fluviale dell'Arno", il "Patrimonio territoriale e paesaggistico della montagna", la "Qualificazione dei territori costieri") si rivelano come enunciazioni di principio ma con un portato di concretezza vicino allo zero.

Stesso ragionamento vale per il richiamo al PRAA, ai progetti in campo energetico, di difesa del suolo, ambiente e salute. E' evidente che il luogo delle decisioni è altro. Prevale così la mancanza di obiettivi cogenti, da concordare con le società locali, con le industrie, con l'agricoltura, i servizi e i trasporti, in fatto di governo del territorio, occupazione e di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici.

Ma la vera questione, di cui le vicende fiorentine sono l'emblema, è che non esiste una camera di decantazione dei conflitti quando la politica del territorio sia gestita come una clava. E' il caso del comune di Firenze contro gli altri comuni in una visione tutto fuori che di area metropolitana integrata. Tutto è ‘annunciato' per stare sul "mercato" della politica mediatica e non si sa più quale futuro sociale, ambientale ed economico si voglia dare a quest'area in funzione di quali interessi.

E allora puoi vedere lo scontro sull'aeroporto tra comuni della Piana e Regione, che altri Cinema chiudono (Principe e Fiamma) nel disinteresse, che qualcuno tira fuori un tram anche nella piana per convincere gli anti-pista parallela, che le Poste scoprono il mattone e "chiedono" di fare case e negozi (26.000mq), che le Ferrovie fanno ricorso al TAR impugnando il piano strutturale per poter costruire nelle aree lungo i binari, che l'ATAF non ce la fa più e la venderanno, che la linea 3 del tram può attendere, che il piano strutturale non è vero che sia a volumi zero, che l'aeroporto è contro il parco della piana, ma nessuno, o quasi, dice che il vero aeroporto di Firenze non può che essere quello di Pisa, ecc. Insomma una Babilonia, per essere educati.

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