[16/09/2009] News

I pinguini minori blu alle prese col global warming ed il termoclino

LIVORNO. I ricercatori dell'Institut pluridisciplinaire Hubert Curien (Università di Strasburgo/Cnrs) hanno studiato le uscite in mare del pinguino minore (Eudyptula minor, chiamato anche pinguino minore blu)  tra l'Australia e la Tasmania ed hanno scoperto che eventi meteorologici come El Niño, mescolando le acque di superficie del mare,  sono sfavorevoli a questi uccelli che trovano meno pesci di cui cibarsi.

La situazione dei pinguini minori è la spia di quel che aspetta molti animali marini che dovranno sempre più fare i conti con eventi climatici estremi, come gli uragani, sempre più frequenti e violenti e che soprattutto mescolano sempre di più lo strato superiore degli oceani sotto l'azione dei venti, il che produce un'omogeneizzazione della temperatura dell'acqua nei primi 100 metri di profondità. Il fenomeno sembra si rifletta pesantemente sulla catena alimentare, anche se le dinamiche di tutto questo restano in gran parte sconosciute.

I ricercatori dell'Hubert Curien hanno scelto il minuscolo pinguino minore come specie "bersaglio". I francesi lo chiamano manchots pygmées, visto che si tratta di un piccolo animale che pesa appena un chilogrammo che si riproduce sul litorale dello stretto di Bass Strait, tra Australia e Tasmania, intorno a novembre, mentre passa in mare il resto dell'anno.

I ricercatori francesi hanno lavorato a fianco di quelli australiani del Philip Island Nature Park che hanno favorito la nidificazione dei pinguini sulla Philip island. Dal 2004, ad ogni periodo riproduttivo, gli scienziati studiano il comportamento predatorio dei pinguini minori blu durante le loro battute di pesca in mare aperto. La sorveglianza a lungo termine è necessaria per paragonare gli anni normali a quelli perturbati.

Quando i pinguini fanno ritorno ai nidi viene loro applicato sul dorso un'apparecchiatura miniaturizzata che registra la pressione dell'acqua e quindi la profondità raggiunta, la temperatura del mare e l'accelerazione dei battiti del cuore che corrisponde ad un incontro con una preda.

Si è così scoperto che nel 2005, un anno con la presenza del La Niña e quindi con meno cicloni, temporali e rimescolamento delle acque superficiali, la temperatura del mare cala bruscamente intorno ai 20 - 25 metri di profondità, quindi con un'estensione del termoclino di tipo "mediterraneo" e questi sono proprio le aree di mare nelle quali i pinguini incontrano le loro prede preferite: piccoli barracuda e pesci pelagici.

Nel 2006, un anno con la presenza di El Niño, la colonna d'acqua è stata relativamente omogenea a causa dei violenti venti che hanno sferzato il mare tra Australia e Tasmania ed i pinguini minori hanno trovato meno prede e soprattutto disperse in una colonna d'acqua molto più profonda.

A quanto pare il termoclino che si sviluppa fino a basse profondità gioca un ruolo molto importante negli ecosistemi costieri e concentra le prede dei pinguini in un'area ben definita della colonna d'acqua. I risultati di questa ricerca su questi minuscoli pinguini della fine del mondo getta una nuova luce sulle dinamiche delle catene alimentari degli ecosistemi marini e costieri soprattutto in un periodo di grandi cambiamenti climatici che sta facendo saltare tutti i parametri ambientali.

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