[15/09/2009] News toscana

WolfEmergency in Maremma per insegnare la cultura del lupo

LIVORNO. E' il primo festival interamente dedicato al lupo, che da qualche anno ha cominciato a ripopolare i nostri boschi, compreso quelli del parco interprovinciale di MOntioni (a metà tra le province di Livorno e Grosseto, dove sabato prossimo prende il via Lupus in Festival. Un evento che vedrà la struttura animarsi per le ultime due settimane di settembre e la prima di ottobre, con diversi appuntamenti incentrati su ambiente, enogastronomia e arti (sabato 19 alle 19,30  inaugurazione della doppia personale di Anonymous Art e Paolo Filippi, a cura di Cristina Olivieri e Valeria Giuliani) in un ottica di turismo consapevole e nell'idea che le arti, la conoscenza e la socialità possano essere uno strumento per diffondere i concetti di rispetto e tutela dell'ambiente e valorizzare le peculiarità e le tradizioni del territorio.

Nella giornata inaugurale un convegno dedicato ovviamente al lupo, con la presenza del presidente di WolfErmergency Claudio Mangini (nella foto), al quale chiediamo quali problemi ci sono già ora e soprattutto ci saranno con la crescita della popolazione di lupi?

«Il ritorno del lupo è indice di una buona qualità ambientale, ma questa considerazione non dovrebbe essere rilegata al mondo della ricerca o agli addetti ai lavori.
C'è molto da lavorare sotto il profilo culturale e Wolf Emergency produce infatti da qualche anno degli incontri nelle scuole italiane per mostrare gli aspetti veri del lupo, al di là  della fantasia e delle credenze popolari. Il ritorno del lupo è stato graduale nel nostro Paese e i problemi che si riscontrano oggi sono simili a quelli del passato, ma aggravati dell'amplificazione degli organi di stampa, soprattutto locali, che fanno disinformazione creando un inutile panico. Le predazioni ed i relativi danni agli allevatori di bestiame sono sintomatici di una mancata volontà  di affrontare in modo serio il problema attraverso i sistemi di prevenzione ed imputabili quindi solo a fattori umani. Le associazioni agricole chiedono abbattimenti selettivi e rimborsi senza guardare le alternative proposte dal mondo della ricerca, e questo uccide il lupo più degli atti di bracconaggio».

La location scelta per Lupus in festival non è casuale. Come garantire la mobilità  delle popolazioni (e quindi dei geni) tra la maremma e l'interno, anche alla luce dell'erigenda autostrada?
«Lupus in Festival non poteva trovare cornice migliore dal momento che il Parco di Montioni è abitato da un piccolo nucleo riproduttivo. Il lupo è un animale definito "plastico", dotato quindi di un'ottima capacità di adattamento. Ha una grande mobilità e i fattori antropici hanno cambiato molto le sue abitudini rispetto al secolo scorso. Se prima si poteva parlare di "areale d'insistenza" circoscrivendolo a grandi linee in un certo numero di chilometri quadrati, oggi non si hanno più queste certezze, ma si assiste ad una diversificazione del fenomeno su cui bisogna studiare in modo serio e approfondito.
L'autostrada non sarà un pericolo nel momento in cui questa venisse realizzata con dei precisi criteri e dotata di sottopassaggi idonei allo spostamento della fauna selvatica.Sono delle accortezze che in altri Paesi, ma anche in altre Regioni italiane, hanno dato ottimi risultati.

Quali compromessi sono da fare con le politiche rurali?
«Sinceramente non vedo nella realtà un compromesso oggettivo con il mondo rurale se non quello già esistente che risarcisce l'allevatore colpito da predazione solo nel caso in cui questo abbia messo in sicurezza la sua struttura nei modi previsti dalla legge. C'è molto giustizialismo "fai da te" e poca sorveglianza istituzionale e questo non va bene. La realtà  dei fatti, al di là delle uscite sensazionalistiche, è purtroppo viziata da un affare di 70 milioni di euro su cui le associazioni allevatori vorrebbero mettere le mani, ed è questo il problema principale con cui i lupi devono fare i conti. Ricordo che la legge in merito ai risarcimenti venne modificata perché risultavano più capi predati che capi censiti...qualcosa non tornava».

Non vede il rischio che presto le associazioni dei cacciatori comincino a gettare l'amo per arrivare (diciamo tra 10 anni?) a riaprire la caccia al lupo?
«Escludo che le Associazioni venatorie spingano in qualche modo la caccia al lupo. Al di là delle ideologie, non credo che si possa criminalizzare l'intera categoria per colpa di quei pochi che confondono la caccia con il tiro al bersaglio. WolfEmergency ha collaborato spesso con le squadre di caccia in merito ai monitoraggi e con ottimi risultati. Il lupo è forse l'unico animale che mette d'accordo il mondo venatorio e quello animalista. E' un meraviglioso predatore di cui anche i cacciatori hanno un profondo rispetto e le politiche di abbattimento caldeggiate dalla classe dirigente non convincono nemmeno loro.  Le Istituzioni dovrebbero trovare la voglia di affrontare il problema in modo serio più che mettere mondo venatorio e animalista ulteriormente in contrapposizione con Disegni Di Legge che non tengono conto del cambiamento culturale nei confronti della caccia.  Credo che ci voglia una sana "politica del fare", compatibile con le esigenze di tutte le componenti interessate». 

Quale evoluzione della politica territoriale è auspicabile per gestire il ritorno del lupo?
«Le politiche territoriali e ambientali sono la prossima sfida dell'umanità e crediamo che vadano viste in modo unitario da parte dei vari schieramenti politici. Il territorio è un patrimonio collettivo e la sua tutela dovrebbe essere gestita in modo mirato partendo dalle piccole realtà quali i Comuni e le Province considerando proprio le peculiarità  ambientali che gli sono proprie.
Fino ad oggi, anche per fattori storici, si è pensato a vedere l'ambiente secondo la logica dei grandi agglomerati, dell'edilizia sfrenata per il settore turistico e delle "leggi deroga" sulla caccia.  E' un circolo vizioso che va interrotto, preferendolo semmai ad interventi mirati capaci di mitigare il conflitto tra il lupo e le attività umane.  Vederlo come una risorsa, invece di un problema, non è poi così difficile. Il lupo deve rimanere un animale protetto. Fa parte della nostra cultura, della nostra storia e del nostro ambiente da sempre».

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