[14/09/2009] News

Non di solo pil vive l'uomo (parola di economisti)

GROSSETO. Il Pil scricchiola e la sua inadeguatezza per misurare il livello di benessere generale di una nazione (inteso quindi in maniera più complessiva rispetto all'andamento statistico dell'economia) non è più un tabù. La Commissione europea si sta già attrezzando per rivedere l'indicatore economico utilizzato e compreso a livello mondiale per mettersi d'accordo su quale economia è in fase di avanzamento e quale in fase di regressione, aggiungendo altri indicatori di carattere ambientale e sociale.

E alla stessa conclusione è arrivata anche la commissione voluta dal premier francese Nicholas Sarkozy e che, presieduta dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz e con la collaborazione di Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi, sta lavorando a questo obiettivo da oltre un anno. Tra i venticinque economisti che presenteranno oggi all'Eliseo i risultati del loro lavoro, anche il presidente dell'Istat Enrico Giovannini il che fa ben sperare che anche nel nostro paese si giunga presto ad una riflessione del genere e ad arricchire gli indicatori economici di parametri più attinenti a valutare lo stato di salute della nostra economia, internalizzando anche quelli ambientali.

«Nel nostro mondo concentrato sulla performance, gli interrogativi relativi all' affidabilità delle misurazioni hanno assunto un' importanza sempre maggiore: ciò che misuriamo influisce su ciò che facciamo - scrive Stiglitz dalle colonne di Repubblica - Se disponiamo di rilevamenti inadeguati, ciò che ci sforziamo in tutti i modi di conseguire (per esempio aumentare il Pil) può in realtà contribuire a peggiorare gli standard di vita. Potremmo anche trovarci di fronte a scelte falsate, vedendo compromessi tra produttività e protezione ambientale che di fatto non esistono. Al contrario, migliori misurazioni delle performance economiche potrebbero mettere in luce che le iniziative prese per migliorare l' ambiente risultano vantaggiose anche per l' economia».

Potrà sembrare l'uovo di Colombo ma il fatto che a tali considerazioni sia arrivata una commissione di cui fanno parte economisti di primissimo piano e voluta da un governo, se da una parte mostra quanto sia lungo il processo di cambiamento verso un nuovo modello economico, dall'altra pone però le basi per un effettivo cambiamento.
Se anche gli indicatori economici mostreranno in maniera condivisa, misurabile e confrontabile tra le economie del pianeta che occuparsi delle questioni ambientali non è un vezzo ma un nuovo paradigma per impostare nuove economie, la speranza di cambiamento può divenire reale.

Questo sembra allora l'elemento di maggiore importanza che emerge dal lavoro di questa commissione: il fatto che l'economia è un sottoinsieme dell'ecologia e non viceversa e che per sapere se la direzione verso cui stiamo andando è quella che potrà garantire benessere anche per il futuro, ponendo le basi perché questo futuro possa esserci, non può prescindere dalla contabilità degli stock naturali e della ripartizione sociale della ricchezza.

«Un buon indice di misurazione per comprendere come stiamo procedendo deve prendere in considerazione anche la sostenibilità. - scrive ancora Stiglitz - Proprio come un' azienda ha bisogno di calcolare il deprezzamento del proprio capitale, così anche i conti della nostra nazione devono riflettere l' esaurimento delle risorse naturali e il degrado del nostro ambiente. Le tabelle statistiche sono concepite per sintetizzare ciò che accade nella nostra complessa società con numeri di facile interpretazione. Dovrebbe essere stato ovvio che era impossibile ridurre ogni cosa a un unico numero, il Pil». Come dovrebbe essere (stato) ovvio, potremmo aggiungere, che non può (poteva) essere l'obiettivo prioritario di una sana politica economica quello della crescita del pil, verso il cui andamento è rivolta, invece, in maniera spasmodica (spesso) l'attenzione di governi e opposizioni, almeno per quanto riguarda il nostro paese.

Non possiamo quindi che associarci alle conclusioni di Stiglitz quando auspica, a nome della commissione che presiede, che questo rapporto possa portare «a una migliore comprensione degli usi e degli abusi di tale indicatore statistico». Ma l'auspicio è soprattutto che le linee guida che vengono fornite dal rapporto possano servire al più presto «per creare una più ampia gamma di indicatori che possano rappresentare più accuratamente il benessere e la sostenibilità, dando impulso per migliorare la capacità del Pil e delle statistiche correlate di valutare la performance dell' economia e della società» così da avere una base solida che consenta di cominciare ad indirizzare al più presto ad una vera conversione ecologica delle economie globali.

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