[08/03/2011] News

Nucleare indiano: per la mega-centrale di Jaitapur il governo ci prova con gli imam musulmani

LIVORNO. Di fronte alla fortissima opposizione contro la realizzazione nel Maharashtra della centrale nucleare di Jaitapur, la più grande del mondo con 6 reattori per 6.000 MW,  la Nuclear power corporation of India (Npcil) ed il governo centrale di New Delhi le stanno provando di tutte. La Npcil ha annunciato un nuovo pacchetto di rimborsi per gli espropri dei terreni che prevede un indennizzo di Rs 5 lakh per acro, 20 anni di reddito per la perdita dei mezzi di sussistenza, una nuova casa in un complesso edilizio, un posto di lavoro per ogni famiglia espropriata ed una pensione per gli anziani che perderanno casa e terra.  Il nuovo pacchetto costerebbe alla Npcil  650 Rs crore in più, ma il monopolista statale del nucleare indiano spera di firmare entro marzo con i francesi di Areva l'accordo finale per la fornitura di due reattori per Jaitapur. Areva alla fine ne fornirà agli indiani 6, così come dall'accordo generale raggiunto a dicembre. Eppure questa montagna di soldi e questo impegno politico-poliziesco che dura ormai da moltissimo tempo, non riescono a fiaccare la resistenza degli abitanti del distretto di Ratnagiri, dove dovrebbe sorgere la mega-centrale nucleare. Ed ora governo e lobby nucleare ci provano con la religione.

Sull'India Express Rekshit Sonawane  racconta dell'ultima strategia del governo centrale e soprattutto dello Stato del Maharashtra che ha deciso di utilizzare i religiosi musulmani per convincere la comunità di pescatori della regione, a maggioranza musulmana,  che si oppone al progetto. «Le comunità di pescatori dei villaggi di Nate e Sakhri Nate sono preoccupate per i vincoli che  vengono imposti ai movimenti dei loro pescherecci e per i danni alla vita marina una volta che il progetto entrerà nella fase critica - spiega l'India Express - Secondo i funzionari, oltre il 30% delle attività di pesca lungo la costa di Ratnagiri sono svolte dai pescatori di Nate, che utilizzano circa 350 pescherecci da traino. L'intera popolazione è musulmana, mentre il villaggio di Sakhri Nate ha una popolazione mista di circa 800 persone».

I pescatori di entrambi i villaggi si erano uniti alle Ong e i partiti politici che si oppongono al progetto nucleare, ed il 26 febbraio avevano capeggiato la protesta contro la visita del primo ministro del Maharashtra Prithviraj Chavan, alla quale avevano partecipato in massa anche gli abitanti degli altri villaggi che si oppongono alla centrale nucleare, come Madban, Niveli, Karel, Mithgavane e Varliwada. Davanti a questa protesta che invece di diminuire aumenta, la Npcil e le autorità statali e di New Delhi hanno avuto un'idea: convincere ed utilizzare gli imam musulmani. «I chierici musulmani, da Chiplun a Nate, sono stati contattati - hanno rivelato alcuni musulmani a Rekshit Sonawane  - Una riunione di tutti i chierici si è svolta anche di recente ... Sono stati invitati a convincere la comunità di pescatori che il progetto non inciderebbe sulla vita marina o imporrebbe  restrizioni alla circolazione delle loro barche». Gli imam sono in contatto con gli abitanti dei villaggi quotidianamente ed è stato chiesto loro di parlare con i pescatori per convincerli che il progetto nucleare è sicuro e che non sarebbe un male per le comunità. Anche il ministro dell'industria Narayan Rane ha anche incontrato il clero locale e ha spiegato all'India Express che «Tecnicamente, gli abitanti di Nate e Sakhri Nate non sono Pap (project affected persons). Ne sono estranei perché non stanno perdendo le loro terre o le loro case. Ma noi abbiamo elaborato un pacchetto per loro. Comprende la costruzione di un molo per la pesca, la creazione di impianti frigoriferi per lo stoccaggio, il finanziamento di pescherecci da traino, oltre alla ristrutturazione del molo per la pesca di Musa-Kazi e la fornitura di reti e imbarcazioni ai pescatori». Insomma siamo al solito film già visto in molte località e non solo nei Paesi in via di sviluppo: si dice che il nucleare non è pericoloso, ma poi, di fronte alle proteste, si è disposti a dare qualsiasi tipo di indennizzo (ambientale, sociale, economico...) per realizzarlo e anche ad utilizzare la religione come ultima carta per convincere chi protesta, puntando sull'obbedienza e la fiducia verso il clero, non importa se sia un vescovo cattolico italiano, Un mullah iraniano o un imam indiano, magari accusato fino a qualche giorno prima di essere in combutta con i terroristi musulmani filo-pakistani che vorrebbero distruggere o impadronirsi del nucleare indiano.  

Comunque, la nuova strategia non sembra per ora avere avuto molto effetti, almeno a leggere quanto scrive The Times of India: «La polizia di Ratnagiri domenica ha vietato agli attivisti di  protestare contro il progetto del Jaitapur Nuclear Power Plant (Jnpp) in quanto ritiene che «Un tale evento potrebbe turbare la tranquillità pubblica». Il 6 marzo le associazioni e i partiti che si oppongono alla centrale nucleare avrebbero dovuto incontrarsi a Pawas, una località a ben 60 km dal sito della centrale nucleare, per discutere dell'azione della polizia contro alcuni degli attivisti si oppongono al progetto e decidere come portare avanti il movimento antinucleare. Intorno alla mezzanotte di sabato la polizia ha arrestato tre attivisti, PB Sawant, BG Kolse Patil e Vaishali Patil, che stavano entrando nel distretto di Ratnagiri. I tre sono stati fermati in esecuzione di un'ordinanza emessa la settimana prima da un giudice che ha imposto restrizioni ai loro movimenti all'interno del distretto, con la motivazione che avrebbero potuto turbare la pace e la tranquillità nella regione. La polizia ha arrestato anche altri attivisti antinucleari, tra i quali due dei capi del movimento ed un ex parlamentare nazionale. Come misura intimidatoria, la polizia ha anche occupato Bandis Naka e presidiato le stazioni ferroviarie per dissuadere gli abitanti dei villaggi a partecipare alla riunione, che poi ha dovuto essere annullata.Solo dopo so no stati rilasciati gli attivisti e Sawant ha definito l'azione della polizia come «Un tentativo di sopprimere la voce dei manifestanti. Gli attivisti presenteranno i dati per una petizione contro i prohibitory orders emessi contro di me e altri due. La Costituzione dà a tutti la libertà e il diritto di parola e di espressione». Pravin Gavankar, un altro attivista no-nuke, ha detto che «Questa azione è stata  un tentativo da parte della macchina di potere dello Stato per costringere gli abitanti dei villaggi a ritirare la loro opposizione alla centrale».

Pradeep Raskar, il più che zelante sovrintendente della polizia di Ratnagiri, ha difeso l'azione: «Era necessaria per mantenere la legge e l'ordine. Tutte le attività sono state intraprese in linea con la legge. Gli ordini riguardavano i piani dei manifestanti di partecipare al tribunale del popolo nel villaggio di Mithgavane per evidenziare "l'ingiustizia verso i locali". Sono stati tenuti fuori dalle udienze». L'amministrazione dello Stato dice di aver messo in piedi tutte le possibili iniziative p di consultazione pubblica e questo prima della decisione di dare avanti con il progetto nucleare. Gli abitanti dei villaggi e le associazioni rispondono che questo non è assolutamente vero e che nessuna osservazione della gente è stata accolta. Intanto si dice che starebbe per arrivare a Ratnagiri una delegazione di deputati nazionali dei partiti di sinistra, probabilmente per visitare il sito e parlare con la popolazione interessata, ma gli stessi partiti (molti dei quali filo-nucleari) non hanno confermato la cosa.

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