[10/09/2009] News

Botta e risposta tra chimici sulle responsabilità umane nel riscaldamento del pianeta

Caro Greco,

ho letto con interesse il tuo articolo dell'8 settembre su greenreport (http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=880) e desidero esporti qualche mia perplessità. Da chimico quale sono a chimico quale sei tu pure, devo dirti che mi stupisce il tuo ignorare il dibattito in corso anche sulla stessa rivista dei chimici italiani (La Chimica e l'Industria) sulle presunte responsabilità umane nel riscaldamento del pianeta. Poiché gli  scienziati non sono affatto unanimi, è perfettamente lecito condividere in materia tanto un'opinione quanto la sua contraria; nell'interesse dei lettori e in generale di un'informazione corretta, è però doveroso accennare al fatto che si tratta comunque d'ipotesi a cui solo alcuni scienziati credono e che vengono invece criticate da altri, scienziati essi pure (il pubblico è purtroppo sottoposto a un bombardamento a senso unico in stile Al Gore o Giovanni Sartori). Avrei preferito, nel tuo articolo, qualcosa di più d'un vago dubbio sull'efficacia del "processo di prevenzione dell'aumento di temperatura". Aggiungo che, degli esempi che tu fai, solo quello delle piogge acide è incontrovertibile; la storia del buco nell'ozono è invece assai più opinabile, visto che la sua riduzione è stata troppo rapida per essere attribuita con certezza al protocollo di Montreal. Mi permetto queste piccole note, proprio perché ti conosco come giornalista scientificamente preparato e desideroso di far riflettere i tuoi lettori al di là del luogo comune.

Coi saluti più cordiali.

Gianni Fochi,  Scuola Normale Superiore Pisa

Caro Prof Giovanni Fochi,

ti ringrazio per le belle parole usate nei miei confronti e per l'opportunità che mi dai di precisare il mio pensiero. Provo a distinguere due aspetti, quello strettamente scientifico da quello politico. Sul piano strettamente scientifico, è vero: non c'è un consenso unanime da parte degli scienziati intorno all'impronta umana sui cambiamenti del clima. Tuttavia la situazione non è simmetrica. La gran parte degli esperti ritiene non solo che siamo in presenza di un'accelerazione nei processi di normale cambiamento del clima, ma che ci siano sufficienti evidenze per affermare che: c'è un'influenza umana rilevante nei cambiamenti del clima; che questa influenza umana  è aumentata negli ultimi duecento anni e, in maniera più accelerata, negli ultimi decenni; che è riconducibile sia all'uso dei combustibili fossili sia ai processi di deforestazione. E' in discussione la presenza di altri fattori non antropici (le variazioni dell'attività solare; le fluttuazione nel flusso dei raggi cosmici; eccetera). Ma  un'impronta umana sui cambiamenti del clima è riconosciuta, ripeto, dalla grande maggioranza degli esperti. Ed è riconosciuta da organizzazioni scientifiche: non solo dall'IPCC, ma anche da quasi tutte le Accademie scientifiche del mondo.

L'ipotesi è rifiutata solo da una minoranza di scienziati.Nella scienza non si vota a maggioranza.Ma questa netta condizione di asimmetria mi sembra importante da sottolineare.Tanto più, vengo alla questione politica, che tutti i governi del mondo - quelli che hanno sottoscritto la Convenzione sul clima delle nazioni Unite - riconoscono o che l'impronta umana c'è o che occorre agire, per precauzione, come se ci fosse. I governi si dividono sul come agire: ma sulla necessità dell'agire praticamente nessun governo, in teoria, ha da eccepire.Di più: sostengono che occorre uno sforzo coordinato.E' in questo quadro che ho scritto l'articolo. Uno sforzo coordinato  della comunità internazionale per rimuovere la cause di alcuni  fenomeni giudicati non desiderabili, come le piogge acide e il buco dell'ozono stratosferico, è stato realizzato più volte. Due mi sono sembrate significative. Lo sforzo, realizzato a scala regionale, per la rimozione della cause delle piogge acide (cha ha prodotto effetti scientificamente accertati). Uno su scala globale, che ha portato al "phase out" dalla produzione di alcune sostanze chimiche (come i Cfc) e che sembra iniziare a dare qualche effetto. Non sappiamo se questi effetti siano reali e se siano dovuti, almeno in parte, alla mancata immissione in atmosfera di ulteriori quantità di cfc e altre sostanze. Nel caso dell'ozono mi preme sottolineare la riuscita del progetto politico.Questi due casi mi sembrano positivi. E tendono a contrastare il "pessimismo irriducibile" di chi dice che è in atto una catastrofe e che l'umanità nulla sta facendo per evitarla. Io penso che sia in atto un fenomeno rilevante (ma David King, consigliere scientifico del governo inglese la ritiene la più grave minaccia che incomberà sull'umanità nel corso del XXI secolo, che l'umanità sta facendo qualcosa per minimizzarla. Che questi sforzi subiranno un'accelerazione nelle prossime settimane grazie anche alla nuova politica annunciata dall'Amministrazione degli Stati Uniti, dal governo che si sta insediando in Giappone e anche, contrariamente a quanti molti dicono, dalle prese di posizione dei governi di Cina e India.Tutto questo nell'insieme mi fa indulgere a un moderato ottimismo. Abbiamo la possibilità di rimuovere, almeno in parte, la cause antropiche dei cambiamenti climatici. Se esse siano cause rilevanti, penso, sarà solo la storia a dirlo.Certo occorre discuterne. Perché si tratta di una questione  importante. E il tuo contributo, autorevole, è un ottimo stimolo alla discussione.

Grazie e un caro saluto,

Pietro Greco

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