[02/03/2011] News

Il patto Bush-Gheddafi sul nucleare libico

LIVORNO. Secondo il New York Times, alti funzionari statunitensi hanno confermato l'esistenza di un accordo stipulato nel 2003 tra l'amministrazione di George W. Bush e la Libia che prevedeva la rinuncia da parte del regime di Gheddafi alle armi nucleari. Probabilmente senza quell'indecente patto segreto oggi in Libia la situazione sarebbe diversa per i ribelli e per le tribù che stanno attaccando Tripoli.   

Secondo la Nuclear threat initiative (Nti), che riporta notizie date dalla Cia, in cambio della benevolenza del governo repubblicano Usa e del rientro nella comunità internazionale, Muammar Gheddafi agli inizi del 2004 avrebbe rinunciato ad attrezzature per costruire le armi nucleari e ad «Un progetto di bomba atomica in gran parte completo e a 4.000 centrifughe per l'arricchimento dell'uranio in grado di produrre materiale fissile». La Libia aveva pagato tra 100 e 200 milioni di dollari per ottenere il tutto dal vero e proprio network di proliferazione atomica gestito da Abdul Qadeer Khan, il padre della bomba atomica pakistana. Però la Libia non era riuscita a padroneggiare il funzionamento delle apparecchiature, e l'accordo con gli americani del 2003 escludeva la possibilità che Tripoli sfruttasse la tecnologia di cui era in possesso per sviluppare un'arma nucleare o per la proliferazione di altri materiali pericolosi.

Ora Robert Joseph, un funzionario addetto alla non proliferazione nucleare ai tempi di Bush che ha coordinato l'accordo con i libici dopo l'invasione dell'Iraq, cerca di prendersi il merito su Global Security Newswire (Gsn): «Immaginate il possibile incubo se non fossimo riusciti a rimuovere il programma libico di armi nucleari e la loro forza missilistica a lungo raggio. Non possiamo sapere con certezza in quale misura il programma libico sarebbe progredito negli ultimi 8 anni. Non c'è dubbio che [Gheddafi] avrebbe usato tutto quello che riteneva necessario per rimanere al potere».

L'accordo con gli americani, dettato dalla paura di fare la fine di Saddam Hussein, è stato una fregatura per la famiglia Gheddafi che si lamenta di non aver mai ricevuto il risarcimento promesso dagli Usa in cambio della rinuncia alla bomba atomica. Sarà per questo che il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha impedito la rimozione di molto dell'uranio arricchito stoccato in Libia fino alla fine del 2009, dicendo che Washington aveva mantenuto «Un embargo sull'acquisto di attrezzature letali», dichiarazione fatta non a caso trapelare dal Dipartimento di Stato Usa in un file inviato dall'ambasciatore in Libia,  Gene Cretz, pubblicato da Gsn il 28 novembre 2010. Il figlio di Gheddafi sottolineava che l'accordo del suo Paese a cedere il congegno nucleare era condizionato a delle «Compensazione da parte degli Usa, compreso l'acquisto di armi convenzionali e non convenzionali ed equipaggiamenti militari», si legge in una comunicazione inviata nel 2009 a Washington. Secondo Saif al-Islam al-Gheddafi, Il trasferimento delle centrifughe verso gli Usa è stato «Un insulto al grande leader. Aggravato da un inadeguato pagamento».

Oggi i funzionari del governo Obama sottolineano che, nonostante le incertezze e le bizze del clan Gheddafi, Washington alla fine è riuscita a far ingozzare ai libici un accordo che eliminava una  significativa minaccia nucleare che oggi Gheddafi avrebbe potuto  scatenare contro i rivoltosi. Invece, secondo il Times, «La percezione dell'accordo libia-Usa come sbilanciato potrebbe scoraggiare  nazioni come l'Iran e la Corea del nord a perseguire accordi simili». Intervistato dal New York Times un alto funzionario sudcoreano ha detto, riferendosi alla situazione in Corea del Nord: «Quando collasserà, e un giorno ovviamente avverrà, dovremo far fronte ad un problema che ci è stato risparmiato in Libia. Possiamo scommettere che la leadership minaccerà di usare le sue armi per rimanere al potere. Anche se fosse un bluff, questo cambierà l'intera strategia».

Quel che resta dell'avventura nucleare libica, il centro di ricerca nucleare Tajura si trova a circa 10 miglia a est di Tripoli, in un'area al centro degli scontri. Il centro avrebbe dovuto ospitare gli scienziati nucleari che Gheddafi ha continuato a formare all'estero. Il centro nucleare libico è stato istituito nel 1983 dal segretariato dell'energia atomica dei grande socialista e popolare Jamahirya araba Libica, per l'applicazione pacifica dell'energia atomica  e Gheddafi ne voleva fare un "centro di eccellenza" per la ricerca applicata, lo studio e formazione superiore nel campo della scienza e dell'ingegneria nucleare. Per questo il regime libico ha speso una montagna di petro-dollari per un reattore di ricerca da 10 MW, un neutron generator complex, ed un TM-4 " Tokomak". Nel centro di ricerca di Tajura lavorano (forse lavoravano) 750 specialisti e tecnici libici. Molti studenti libici sono stati inviati all'estero,  200 anche negli Usa  fino all'inizio del 1983, quando scattò l'embargo contro Gheddafi. L'impianto di desalinizzazione ad osmosi da 10.000 m3/giorno che fornisce l'acqua necessaria al funzionamento del reattore di Tajura è stato progettato e costruito nel 1983 da i tedeschi della Dvt - Anwendung Deutscher Verfahrenstechnik.

Nel marzo 2004 per una settimana l'Iaea ha assistito le autorità libiche nella rimozione di "weapons-grade highly enriched uranium (Heu)" stoccate proprio nel centro di ricerca nucleare alla periferia di Tripoli. Gli ispettori dell'Iaea hanno monitorato e verificato l'imballaggio degli Heu per la rimozione e il trasporto di uranio altamente arricchito, l'80% arricchito sotto forma di fresh fuel, e in fuel assemblies contenenti circa 13 kg di uranio fissile-235, così come di circa 3 kg di uranio. Il tutto è stato trasportato in aereo dalla Libia alla Federazione russa. L'uranio arricchito fornito nel 1980 per il reattore di Tajoura. Il trasferimento in Russia è stato finanziato dagli Usa con 700 mila dollari nell'ambito dell' l'iniziativa tripartita Usa-Russia-Iaea sui  rischi per la sicurezza e la proliferazione nucleare.

Con l'accordo del 2003 la Libia ha accettato anche di cedere il suo arsenale chimico, ma conserva sicuramente ancora la metà del suo stock di mustard blister agent (che era in tutto di 50 tonnellate), la cui distruzione avrebbe dovuto cominciare a maggio. Nessuno sa se i miliziani di Gheddafi sono in grado di utilizzare questa arma chimica. L'ex vice.capo della National nuclear security administration Usa, William Tobey, ha assicurato al New York Times cher «Migliaia di munizioni che possono veicolare la letale sostanza per la guerra chimica sono state distrutte. Il mustard agent libico é molto difficile da gestire e non sono sicuro che sia utilizzabile» L'arsenale chimico di Gheddafi è comunque ancora una preoccupazione e gli inglesi non sono convinti che i libici abbiano davvero distrutto tutti gli stock che credono gli americani.

Quel che resta delle armi chimiche libiche è stoccato nel sito militare di Rabta, a circa 50 miglia da Tripoli, senza nessuna strada di accesso e circondato da un recinto e da un terrapieno di sabbia, probabilmente l'impianto è ancora sorvegliato da forze fedeli a Gheddafi. Il pericolo è che un attacco alla base disperda l'agente chimico.

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