[02/03/2011] News

Cemento e foreste negli Urali: come la polizia segreta di Putin cerca di sbarazzarsi di politici scomodi

LIVORNO. Secondo quanto si legge sul sito di Bellona, battagliera associazione ambientalista norvegese/russa, un'impresa di costruzioni del grosso centro urbano russo di Ekaterinburg, nella regione degli Urali, avrebbe utilizzato gli uomini del Servizio di sicurezza federale (Fsb), l'erede russo del Kgb sovietico, per regolare i conti con Maxim Petlin (nella foto), un consigliere della Duma di Ekaterinburg, il parlamento cittadino, che si batte per difendere la città, i parchi e giardini dal cemento.

Contro Petlin, un politico non certo estremista, visto che appartiene al Yabloko, il partito dell'opposizione liberale russa, sono state messe in atto le stesse provocazioni e intimidazioni che la polizia putiniana ormai usa abitualmente contro gli attivisti delle associazioni ambientaliste. Petlin, che dirige la sezione di Yabloko di Yekaterinburg, il 22 febbraio, è stato arrestato con l'accusa di aver tentato di estorcere denaro ad una grande impresa edile, il Forum Group, che vuole realizzare un centro commerciale al posto di un parco sulla Ulitsa Repina a Yekaterinburg.

L'ufficio del sindaco ha deliberato l'abbattimento di oltre 1.100 alberi e nel parco, e la gente, guidata dal Petlin, ha organizzato picchetti cercando di ostacolare l'abbattimento delle piante, riuscendoci in più di una occasione. Il Forum Group aveva offerto agli abitanti della Ulitsa Repina di sottoscrivere un accordo in base al quale prometteva di fermare l'abbattimento e di avviare un'audizione pubblica sul tema.

Petlin, dimostrando la sua buona fede, aveva accettato di cessare le proteste pubbliche fino a che i negoziati non fossero finiti.

Il 22 febbraio, l'accordo è stato firmato e come promesso, Petlin ha portato le copie delle sue denunce alla locale procura e all'impresa di costruzioni. Le carte sono state consegnate agli uffici del Forum Group da Andrei Panteleyev, un ex assistente di Petlin attivista di Yabloko. Durante l'incontro un rappresentante dell'impresa di costruzioni ha dato un pacchetto a Panteleyev dicendo che dentro c'erano delle carte per er Petlin. Come Panteleyev ha messo le mani sul pacchetto, la porta si è aperta e i funzionari dell'Fsb sono entrati nella stanza del Forum Gruop ed hanno arrestato l'attivista.

Ne pacchetto c'erano 1,5 milioni di rubli (51.800 dollari), spolverati di una sostanza speciale che doveva costituire la prova che il denaro era destinato ad essere consegnato a Petlin come tangente. I rappresentanti dell'impresa edile hanno detto che Petlin avrebbe estorto loro in tutto 3 milioni di rubli (103.600 dollari).

Il 24 febbraio il tribunale ha deciso il "rilascio sotto propria responsabilità", mentre un gruppo di consiglieri comunale e regionali chiedevano ulteriori procedimenti contro Petlin. L'accusa sostiene che Petlin aveva commesso un tentativo di estorsione ed ha chiesto al giudice il rinvio a giudizio di Petlin senza cauzione. Petlin rischierebbe fino a 15 anni di prigione.

Gli ambientalisti e il partito Yabloko di Ekaterinburg sono convinti che si tratti di una provocazione. Il leader nazionale di Yabloko, Sergei Mitrokhin, ha detto che «E' più che probabile che l'Fsb abbia ricevuto una tangente da parte della società edilizia per organizzare la provocazione». Petlin è molto noto ad Ekaterinburg per la sua battaglia contro il cosiddetto "riempimento urbano", che punta a trovare nuove aree costruibili nel centro urbano, spesso a scapito delle aree verdi cittadine.

La vicenda che ha portato all'arresto Petlin è da mesi al centro della polemica politica: la costruzione di un gigantesco centro commerciale che raderebbe al suolo un parco sulla Ulitsa Repina. A gennaio Petlin aveva scritto alle procure cittadine e regionali, al governatore degli Urali, Alexander Misharin e al plenipotenziario del presidente Medvedev negli Urali, Nikolai Vinnichenko, chiedendo loro di controllare il taglio illegale di quasi cinque ettari di bosco su un territorio che è utilizzato dalla popolazione locale come area di ricreazione. Il Forum Group veniva accusato di gravi violazioni della legge per aver disboscamento la foresta, di non aver osservato le norme sanitarie e di sicurezza e di non avere le necessarie licenze per abbattere gli alberi e nemmeno uno straccio di piano di abbattimento.

E' bastato un rapido esame della documentazione del progetto per dimostrare che il centro commerciale occuperà non meno di 20 ettari, invece dei 4,8 ettari che il Forum Group diceva di voler utilizzare. Yabloko ha chiesto al comune di dare un ultimatum all'impresa edile e che l'azienda cessasse subito l'abbattimento degli alberi prima di avviare il dibattito sul progetto. Petlin si è sentito rispondere dall'amministrazione comunale che la società dietro il progetto di centro commerciale, la Torgovy Tsentr, avrebbe rimpinguato il bilancio cittadino con l'importo necessario per coprire i danni causati dal taglio della foresta, e che per questo, si legge nella lettera del comune «L'atto di taglio-pulizia sul territorio non è stato fatto in violazione della legge». Le compensazioni per 1.161 alberi abbattuti sono state di 324.000 rubli (11.180 $), 280 rubli (9,7 $) l'uno. Secondo la Commissione economica della Duma cittadina, un prezzo considerato corretto sarebbe stato tra 30.000 e 35.000 rubli (tra 1.036 e 1.209 $) per ogni albero abbattuto.

La storia di Petlin è la stessa di sempre più persone che organizzano manifestazioni pubbliche in Russia: imprigionati o pestato in base ad accuse costruite.

Nel dicembre del 2010, gli attivisti Yabloko e Petlin avevano protestato pubblicamente contro il taglio indiscriminato di abeti, un grande business alla vigilia di Capodanno, invitando i cittadini a non tagliare abeti nelle foreste e a comprare invece quelli artificiali o coltivati. Nel novembre 2010, Yabloko Ekaterinburg aveva fatto un picchetto a sostegno dell'attivista ambientale Konstantin Fetisov che si batte per salvare la foresta di Kimki dall'autostrada Mosca-San Pietroburgo, e di Mikhail Beketov e Oleg Kashin, due giornalisti di Mosca brutalmente picchiati. Sempre nel dicembre 2010, Yabloko e Petlin si erano uniti ai residenti della zona sud-occidentale di Ekaterinburg per rompere un recinto costruito intorno a un parco e per riaprirlo al pubblico. Il recinto era li illegalmente da tre anni, nonostante un decreto del tribunale avesse detto che costruire in quell'area era illegale e che il terreno doveva essere restituito alla città. Il Comune e la società costruttrice Nash Dom se ne sono fregati della sentenza fino a che i cittadini non l'hanno applicata con le proprie mani. Quando però i cittadini sono rientrati nel loro parco hanno trovato alberi abbattuti, piante infestanti, rifiuti ovunque e lo scavo abusivo delle fondamenta allagate dall'acqua sversata da un tubo scoppiato. La lotta contro il cemento allegro ad Ekaterinburg era partita già il 5 agosto quando alcuni cittadini coprirono un recinto di un cantiere abusivo con disegni e inviarono una petizione al sindaco putiniano Arkady Chernetsky, chiedendo che tirasse giù il recinto entro 12 agosto. Il comune ha risposto ridipingendo la recinzione abusiva per cancellare i disegni e gli slogan dei cittadini.

Nell'aprile 2010, Petlin e Yabloko avevano organizzato una manifestazione contro la politica urbanistica della città, con precise richieste di fermare il "riempimento" delle aree verdi e l'abbattimento dei parchi. I manifestanti chiedevano anche le dimissioni del sindaco Chernetsky che probabilmente è il mandante politico della trappola tesa a Petlin, diventato una dolorosa seccatura per le corrotte autorità cittadine.

Una trappola maldestra che non convince nemmeno i più che prudenti giudici russi: la Corte ha deciso di rilasciare Petlin prima di ulteriori audizioni e continua il procedimento contro la decisione dell'amministrazione comunale di autorizzare l'abbattimento della foresta nell'area del previsto centro commerciale del Forum Group. Ci potrebbero essere ulteriori sviluppi e non tutti potrebbero essere innocui per gli oppositori e gli ambientalisti degli Urali.

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