[22/02/2011] News

Degrado culturale è anche la morte dei parchi e degli orsi bruni

La  preoccupazione per il degrado del patrimonio culturale del nostro paese ha tralasciato completamente un aspetto di estrema importanza di questo patrimonio, negletto in una nazione che ha poca confidenza con le cose della natura e della scienza: i parchi e le riserve naturali italiane, che sinora hanno protetto la parte più bella e ricca di vita del paese, stanno morendo.

Muoiono in silenzio perché i politici ne attaccano l' essenza stessa, in ogni modo: dall'azzeramento dei fondi alle riduzioni dei confini, dalla progettazione di nuove infrastrutture alle ipotesi di reintrodurre la caccia, magari mascherata da "selezione".

La vittima del momento è l' animale - simbolo della  fauna delle nostre aree protette, quello che dovrebbe rappresentare un vanto, una ricchezza: l'orso bruno. Entrambe le popolazioni sono minacciate: quella abruzzese da un mega progetto di "rilancio, sviluppo, e valorizzazione" dei comprensori dell'Altopiano delle Rocche e di Campo Imperatore che prevede ulteriori impianti proprio nel corridoio interessato dagli spostamenti dell' orso, mentre in Alto Adige è stata approvata una proposta che se non avesse il sapore drammatico da caccia alle streghe sarebbe esilarante: quella di uccidere gli orsi "stranieri" , cioè provenienti o reintrodotti dalla Slovenia, secondo l' assioma, caro a certe forze politiche, che "straniero" equivale a cattivo. Siamo alla follia ma la realtà resta quella di una nazione che ha deciso di dare un calcio al suo sistema di aree protette, cioè al diritto all' ambiente per le future generazioni.

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