[17/02/2011] News

Nature: l'aumento delle alluvioni e delle tempeste di neve è colpa del "fattore umano"

LIVORNO. Già dalla copertina con l'immagine del villaggio bavarese di Eschenlohe finito sott'acqua nell'agosto 2005, e dal titolo a tutta pagina, The human factor, del numero di Nature in edicola, si capisce quale sia il tema del prestigioso giornale ambientale e le conclusioni alle quali è arrivato.

Quirin Schiermeier nell'articolo "Increased flood risk linked to global warming" spiega che «Le probabilità di precipitazione estreme potrebbero essere state raddoppiate con l'innalzamento dei livelli di gas serra». Nature parte da due studi: uno anglo-canadese, "Human contribution to more-intense precipitation extremes", sull'aumento delle precipitazioni nell'emisfero nord, e l'altro, "Anthropogenic greenhouse gas contribution to flood risk in England and Wales in autumn 2000", al quale hanno partecipato ricercatori britannici, svizzeri e giapponesi, per dimostrare come i cambiamenti climatici stiano già colpendo duramente a casa nostra e che «Il global warming sta già causando eventi meteorologici estremi che colpiscono la vita di milioni di persone. La ricerca collega direttamente l'aumento dei gas serra ai crescenti livelli di intensità di pioggia e neve nell'emisfero settentrionale, e all'aumento del rischio di inondazioni nel Regno Unito».

Secondo Nature le prime ad averne preso atto sono state le compagnie di assicurazione e lo stanno facendo anche le politiche per lo sviluppo per l'adattamento al cambiamento climatico. Michael Oppenheimer, climate-policy researcher alla Princeton University del New Jersey, che non ha partecipato ai due studio, conferma a Nature che «Questo ha un'immensa importanza non solo come ulteriore giustificazione per la riduzione delle emissioni, ma anche per la pianificazione dell'adattamento».

Nature demolisce le teorie degli eco-scettici che minimizzano il contributo antropico all'alterazione del clima, anche se Schiermeier ammette che «Le implicazioni per la meteorologia regionale sono meno chiare. Nessuna simulazione al computer può attribuire in maniera conclusiva una tempesta di neve o le alluvioni al global warming. Ma con una combinazione di modelli climatici, osservazioni meteorologiche e una buona dose di teoria della probabilità, gli scienziati potrebbero essere in grado di determinare in che modo il riscaldamento del clima cambi le probabilità». Uno studio precedente, per esempio, ha trovato che il global warming ha almeno raddoppiato la probabilità di eventi estremi, come le ondate europee di calore del 2003». Fino ad ora, altri eventi estremi molto localizzati sono invece difficilmente attribuibili ai cambiamenti climatici.

Gabriele Hegerl, climate researcher all'università britannica di Edinburgo sottolinea su Nature che «I modelli climatici sono molto migliorati rispetto a dieci anni fa, quando in fondo non si poteva dire nulla sulle precipitazioni».

Nel primo studio pubblicato da Nature la Hegerl e i suoi colleghi confrontano i dati delle stazioni meteorologiche nell'emisfero settentrionale, con le simulazioni delle precipitazioni in 8 modelli climatici e la ricercatrice afferma: «Ora possiamo dire con una certa sicurezza che l'aumento dell'intensità della pioggia nella seconda metà del XX secolo non può essere spiegata con le nostre stime della internal climate variability».

Il secondo studio pubblicato da Nature indaga sui collegamenti tra il cambiamento climatico ed un evento specifico: le disastrose alluvioni del 2000 in Inghilterra e Galles. Utilizzando migliaia di seasonal forecast simulations ad alta risoluzione, con o senza l'effetto dei gas serra, Myles Allen, dell'università britannica di Oxford, ed i suoi colleghi, hanno scoperto che i cambiamenti climatici di origine antropica potrebbero aver quasi raddoppiato il rischio di "extremely wet weather", causando le inondazioni: «Le inondazioni del 2000 avrebbero avuto una probabilità di avvenire più bassa di almeno il 20% senza riscaldamento climatico».

E pensare che l'aumento delle precipitazioni estreme da oltre un decennio in alcune aree dell'emisfero settentrionale è un cavallo di battaglia dei clima-scettici che dicono che è una delle dimostrazioni che il pianeta non si sta riscaldando e che addirittura piove e nevica di più. Secondo Oppenheimer, proprio quelle piogge sono la "pistola fumante" che prova il contributo antropogenico ai cambiamenti climatici. Anche i ricchi Paesi dell'emisfero settentrionale devono preparasi a fronteggiare un futuro fatto di eventi meteorologici estremi sempre più frequenti. Allen è categorico: «Quello che in un clima stazionario era considerato un evento una volta ogni 100 anni, in futuro potrà effettivamente verificarsi due volte più spesso». .

Ma il clima che cambia spinto dal global warming non è così linearmente "stupido" come vorrebbero far credere le parodie semplificatorie degli eco-scettici: «Il cambiamento climatico non sempre può aumentare il rischio di danni al clima. In Gran Bretagna, per esempio, le inondazioni causate dallo scioglimento della neve potrebbero diventare meno probabili con il riscaldamento del clima. E lo studio di Allen lascia un 10% di probabilità che il global warming non abbia effetti, o è addirittura lo diminuisca, sul rischio di alluvioni nel Paese». Anche se lo stesso studio dice:

Nature riferisce che studi simili a quelli pubblicati sono in corso per il rischio di alluvioni e siccità in Europa, per la disponibilità di acqua negli Stati Uniti occidentali e per la siccità nell' Africa australe, tutti contributi necessari per sviluppare efficaci politiche di adattamento climatico. Secondo Allen c'è ancora molto da fare a livello politico e scientifico: «I piani governativi programmano di spendere circa 100 miliardi di dollari nell'adattamento climatico entro il 2020, anche se al momento nessuno ha idea di quale sia l'impatto del cambiamento climatico e di cosa sia solo cattivo tempo. Stabilire i legami tra il cambiamento climatico e gli eventi meteorologici potrebbe anche dare forma ai trattati sul clima. Se i Paesi ricchi sono destinati a compensare finanziariamente i perdenti del cambiamento climatico, che è quanto si aspettano alcuni Paesi più poveri, sarebbe bello avere una base scientifica obiettiva per questo».

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