[15/02/2011] News

La zanzara ogm della Malaysia e il dovere di informare

NAPOLI. L'esperimento era autorizzato. E nessun medico o scienziato ha mai sostenuto ci sia alcun pericolo o controindicazione. Ma la Oxitec, un'azienda britannica di biotecnologie, ha preferito rilasciare in gran segreto, la settimana prima di Natale, 6.000 zanzare geneticamente modificate in una foresta disabitata della Malaysia. Cogliendo di sorpresa - sostiene la rivista scientifica Nature, che alla vicenda ha dedicato l'editoriale del suo ultimo numero - sia la popolazione locale sia la comunità degli esperti.

Nessuna discussione sul merito. Il rilascio nella foresta della Malaysia è parte di un grande esperimento, approvato dalla comunità scientifica e dalle autorità sanitarie della Malaysia, che si propone di debellare una malattia tropicale, la febbre di Dengue, molto seria. Nelle isole Cayman il rilascio di zanzare "sane" geneticamente modificate ha ridotto dell'80% la popolazione delle zanzare capace di infettare gli uomini. Il rilascio di 6.000 zanzare in Malaysia serve per capire come e quanto si diffondono gli insetti in una grande foresta, peraltro disabitata. È un esperimento ecologico, con aspetti sanitari.

Quello sollevato da Nature non è un problema di merito, ma di metodo. Un aspetto che non è affatto secondario in una società democratica in cui emerge, a ogni latitudine, una forte domanda di compartecipazione alle scelte scientifiche e tecniche.
È da questo punto di vista che la Oxitec sta mostrando un comportamento ambiguo. Per la prima parte dell'esperimento ha scelto le isole Cayman, che sono piccole e non hanno regole di biosicurezza particolarmente sofisticate.

Nelle isole i tecnici dell'azienda hanno rilasciato 3,3 milioni di zanzare geneticamente modificate. Poi la Oxitec si è spostata in Malaysia. Ho ottenuto le debite autorizzazioni, dopo aver fornito tutte le garanzie richieste. Ma ha effettuato il rilascio di 6.000 zanzare prima di Natale senza informare né gli esperti né le comunità locali.

Un'azione sbagliata, sostiene Nature, perché genera inutilmente sospetti e può compromettere lo sviluppo successivo dell'indagine scientifica.

In realtà c'è di più. La trasparenza e la compartecipazione delle popolazioni coinvolte fanno parte, ormai, di quel pacchetto minimo di "diritti di cittadinanza scientifica" la cui richiesta sta emergendo. È un diritto dei cittadini sapere. Ed è un dovere degli scienziati, sia che lavorino in enti pubblici sia che lavorino in società private, abbattere il "paradigma della segretezza".

Per ora si tratta di un dovere morale. Ma in molti, a diversi livelli, stanno lavorando perché il dovere morale diventi un dovere formale. Un gruppo di scienziati della University of California di Irvine, dopo un'esperienza sul campo condotta in Messico, ha elaborato un progetto di 12 linee guida per la realizzazione di esperimenti e iniziative relative alla salute globale. E anche l'Organizzazione Mondiale di Sanità sta lavorando a un progetto analogo.

In una società democratica fondata sulla conoscenza la trasparenza, l'accesso a tutte le informazioni, la compartecipazione alle scelte devono essere considerate dei prerequisiti. Diritti. Nuovi e già inalienabili.

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