[14/02/2011] News

L'ultima goccia: cambiamenti climatici e crisi idrica nel Southwest Usa (e non solo)

LIVORNO. Lo Stockholm environment institute (Sei ), ha pubblicato uno studio di Frank Ackerman, direttore del suo Climate economics group Usa, e Elizabeth Stanton, senior scientist of climate change economics, climate protection and development, intitolato "The Last Drop: Climate Change and the Southwest Water Crisis" che traccia un preoccupante quadro del futuro climatico ed idrico che aspetta la California e gli altri stati del sud-ovest degli Usa.

«L'acqua è già una delle principali preoccupazioni nel Southwest - sottolineano Ackerman e Stanton - dove le case, le imprese e le aziende agricole utilizzano molta più acqua di quanto ne è prodotta da pioggia e neve, e dove le riserve sotterranee sono in calo. Questo studio quantifica l'impatto dei cambiamenti climatici sul problema. Constata che, senza un'azione urgente per ridurre l'utilizzo di acqua, in Arizona, California, Nevada, New Mexico, Utah dovranno affrontare un deficit combinato. A lungo termine, il global warming potrebbe aumentare il deficit idrico di un quarto, aggiungendo ulteriori 282 - 439 milioni di acre feet di acqua al miliardo e 815 milioni di acre feet del deficit già previsto. Sulla base del costo di aggiungere capacità ai bacini idrici in California, contrastare la carenza idrica degli stoccaggi di base potrebbe costare 2,3 trilioni di dollari».

Ma la cifra potrebbe essere anche molto superiore, dai 353 ai 549 miliardi dollari se il cambiamento climatico diventerà un fattore che renderà ancora più costoso l' adattamento, rendendo ancora più critico un futuro che si annuncia comunque molto secco. Un deficit idrico e ambientale che colpirà tutti: «Mentre le fonti di acqua convenzionali si prosciugano, il Southwest si troverà a dover affrontare gravi crisi idriche ed anni di siccità, con perturbazioni inattese, che potrebbe devastare l'agricoltura e incidere sia sulle famiglie che sul businesses.

Ackerman spiega che «Il cambiamento climatico sta colpendo gli americani in molti settori, la crisi idrica nel sud-ovest ne è uno degli esempi più chiari. Le scelte di politica climatica che facciamo oggi non riguardano solo ambienti esotici e lontane future generazioni, contribuiranno a determinare quanto sarà facile o difficile realizzare un sistema idrico sostenibile nella regione più arida del Paese».

Lo studio valuta anche il potenziale necessario per soddisfare il deficit idrico, comprese le importazioni di acqua, la desalinizzazione e lì estrazione supplementare delle acque sotterranee, e conclude che «Nessuna può risolvere il problema». Per evitare gravi crisi idriche Ackerman e Stanton sottolineano che «Gli Stati del Southwestern dovrebbero implementare tempestivamente misure di conservazione ed efficienza, come l'aumento dei prezzi, sia per gli utilizzi urbani che agricoli». Consigliano anche di «Eliminare le colture a basso valore, alcune delle quali valgono meno dell'acqua utilizzata per farle crescere».

La siccità non è certo una novità per il sud-ovest degli Usa, grandi città come Las Vegas e Phoenix sorgono in pieno deserto, ma il cambiamento climatico potrebbe essere l'elemento che creerà il caos idrico ed economico nel prossimo secolo quando Arizona, California, Nevada, New Mexico e Utah, «Dovranno affrontare una grave penuria d'acqua». Il clima caldo e asciutto che ha contribuito a far diventare il Southwest una delle regioni a più rapida crescita degli Usa, potrebbe rappresentare l'elemento del suo rapido declino. Anche prima del cambiamento climatico diventi un fattore del declino idrico, le forniture di acqua sono già scesi a livelli spaventosi di tutta la regione.

Il livello del Lago Mead, il bacino idrico artificiale che alimenta Las Vegas, è sceso drasticamente negli ultimi mesi, mentre la California ha subito una lunga siccità di tre anni che solo recentemente ha mostrato i segni della fine. Il sud-ovest Usa si è abituato a una crescita illimitata delle sue città, con un utilizzo senza limiti per l'agricoltura irrigua, ma potrebbe venire presto il giorno in cui bisognerà decidere se rifornire di acqua le città o le fattorie. Il livello dell'acqua del Mead oggi è a 1.108 piedi, più in basso di circa 1.200 piedi rispetto al 2000 e il livello ufficiale di siccità è a 1.125 piedi. «Se l'acqua continua a scendere - dice su Time il geofisico marino Tim Barnett della Scripps Institution of Oceanography - allacciate le cinture». Uno studio del quale Barnett è co-autore stima al 50% le probabilità che una combinazione di cambiamenti climatici e di 'aumento della domanda d'acqua potrebbero prosciugare completamente il Mead entro il 2021. Però Pat Mulroy, water manager di Las Vegas, non è d'accordo con le terribili conclusioni di Barnett: «Si tratta di sopravvivere come hanno sempre fatto gli esseri umani», affrontando quella che chiama «Crisi esistenziale per l'acqua» che riguarda tutto il mondo.

Quello che invece teme il mondo del business è l'impatto spaventoso che il global warming e la siccità potrebbero avere sull'agricoltura che vede già i prezzi degli alimentari a livelli record a causa di eventi atmosferici estremi, aumento della domanda nei Paesi in via di sviluppo e speculazioni finanziarie. Il 70% dell'acqua dolce utilizzata nel mondo va a finire nell'irrigazione, per questo quando si parla di problemi idrici legati al clima in realtà si parla di agricoltura. La cosa ancora più preoccupante è che in gran parte del mondo l'agricoltura si basa sul prelievo di acqua dalle falde sotterranee, ma in metà del pianeta (compreso il Southwest Usa) vive in zone dove le falde acquifere sono in diminuzione a causa del sovra-sfruttamento.

Secondo la Banca Mondiale, il 15% dell'approvvigionamento alimentare dell''India viene prodotto con acquiferi che non si ricaricano abbastanza velocemente. Lester Brown, fondatore dell'Earth policy institute e da sempre attento e preoccupato studioso del rapporto tra agricoltura e clima, sottolinea che «Questo significa che in India 175 milioni di persone si sostengono con cibo coltivato con le acque sotterranee. In Cina questa cifra potrebbe arrivare fino a 130 milioni».L'Egitto, dove l'aumento dei prezzi dei generi alimentari è stato uno dei fattori della rivolta popolare che ha fatto crollare il regime di Mubarak, è uno degli esempi di quel che potrà /e sta già) accadere in giro per il mondo se l'agricoltura "appassisce" e i prezzi del cibo aumentano.

Gli altri Paesi del Medio Oriente, a cominciare da Algeria, Yemen, Marocco e Giordania, guardano terrorizzati alle vittoriose rivolte tunisina ed egiziana perché sanno che sotto l'effetto congiunto della crescita demografica e del cambiamento climatico sul settore agricolo non basteranno più i manganelli, la tortura e i brogli elettorali per tener buona la gente affamata di cibo e giustizia. Secondo Brown «Potremmo vedere cadere governi di sinistra e destra, rivolte per il cibo e instabilità su una scala che non abbiamo mai visto prima. Le persone disperate fanno cose disperate».

Una cosa che non riguarderà probabilmente gli abbronzati cittadini di San Diego o Reno, che difficilmente scenderanno in piazza perché il pane dei loro stracolmi ipermercati è aumentato di qualche centesimo al kg. Gli Usa non hanno problema a nutrirsi, semmai il problema sociale emergente è quello dell'obesità, e i 50 milioni di americani che vivono nell'insicurezza alimentare sono dovuti più a problemi strutturali e di ingiustizia sociale che a mancanza di produzione. Ma questo non toglie che gli abitanti di un inaridito Southwest si troveranno ad affrontare nei prossimi decenni una grande minaccia alla loro stessa esistenza e che anche nel nostro Paese e nel ricco Occidente non mancano rischi di questo tipo.

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