[08/09/2009] News toscana

La green economy in Toscana passa anche dal cardato regenerated del tessile pratese

GROSSETO. Alla fiera europea del tessile Milano Unica, verrà fatta girare tra gli stand una petizione a sostegno della proposta di legge a firma Reguzzoni, Versace, Calearo che introdurrebbe norme più stringenti rispetto all'attuale su etichettatura e tracciabilità dei prodotti per potersi avvalere del marchio made in Italy. La proposta chiede che le parole «made in Italy» siano utilizzate solo per i prodotti tessili, calzature e pelletterie, che sono realizzati prevalentemente in territorio italiano, e anche i prodotti intermedi dovranno essere etichettati.

Tema che sarà anche all'ordine del giorno del consiglio dei ministri di domani e che sta a cuore agli addetti del settore moda-abbigliamento come misura per far riconquistare competitività a questo comparto economico che non è stato risparmiato dalla crisi. In particolare a risentire maggiormente della crisi economica è stata la parte alta della filiera, ovvero quella tessile che ha visto chiudere diverse aziende, anche nel pratese.

E proprio dal comparto pratese arriva un prodotto che potrebbe essere assunto come emblema di un nuovo modo di concepire l'innovazione tecnologica in chiave sostenibile e che potrebbe divenire uno degli strumenti per identificare il made in Italy. Si tratta di un marchio "Cardato regenerated Co2 neutra" che nasce con la doppia finalità di annullare l'impronta del processo di produzione del tessuto certificando allo stesso tempo che è stato realizzato con materia prima rigenerata.

Nato prima come filato, presentato a gennaio al Pitti Filati adesso è divenuto un tessuto vero e proprio, in cui si riciclano vecchi capi, con il processo di cardatura, e  in cui si quantificano le emissioni di anidride carbonica che verranno poi neutralizzate acquistando i relativi crediti di emissione attraverso la camera di commercio.

Per ottenere la certificazione Cardato Regenerated Co2 neutral, i capi dovranno essere prodotti all'interno del distretto pratese, realizzati con almeno il 70% di materiale riciclato, avere contabilizzato le emissioni di Co2 e acquistato dalla Camera di commercio i crediti di emissione corrispondenti al volume di produzione di cui si vuole annullare l'impatto.

Un percorso che va nella direzione della green economy nel senso che utilizza criteri innovativi nel processo di produzione, riducendo la materia utilizzata per ottenerlo - dal momento che la ricicla almeno al 70% - e che adotta criteri di compensazione delle emissioni di anidride carbonica prodotte. Un marchio che potrebbe contribuire alla caratterizzazione e valorizzazione del made in Italy, sempre che si ritenga che anche questo aspetto, oltre a quello della provenienza, possa essere distintivo.

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