[03/02/2011] News

Il Kazakistan raddoppia la produzione di uranio

LIVORNO. L'eterno presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, quello che piace così tanto al nostro premier Silvio Berlusconi da incensarlo fra l'imbarazzo dei più durante l'ultimo vertice dell'Ocse tenutosi ad Astana, ha annunciato le elezioni anticipate dopo che la  Corte Costituzionale ha respinto il suo tentativo di restare al potere per altri 10 anni.

Nazarbayev ci aveva già provato, con successo, con il referendum del 1995, quando ottenne di rimanere alla guida del paese fino al 1999. Poi è rimasto attaccato alla sua poltrona con tutti i mezzi, costruendo un regime familistico sostenuto da una ideologia nazionalista con elementi di assurdità.

La Corte kazaka, in uno strano sussulto di indipendenza, questa volta ha respinto il referendum  perché «non conforme alla Costituzione». La proposta di referendum approvata dal parlamento di Astana avrebbe consentito all'immarcescibile  Nazarbayev, passato direttamente dalle fila del Partito comunista dell'Unione Sovietica a quelle dei fedeli alleati nazionalisti dell'occidente e della nuova Russia putiniana, di saltare le elezioni previste per il 2012 e per il 2017 e restare automaticamente in sella fino al 2020. Il satrapo di Astana, che pure quella Costituzione che oggi non vorrebbe rispettare l'ha scritta di suo pugno ha subito annunciando nuove elezioni, naturalmente assicurando che «Guidato dai più alti interessi per la nazione, ho deciso di non tenere il referendum e di andare a elezioni anticipate».

Il despota settantenne è al potere dal  7 febbraio del 1990, ancora prima che il paese conquistasse la piena indipendenza dall'Urss. Da allora è rimasto al potere con vari trucchi e con elezioni svolte in un clima di intimidazione, brogli e repressione che producono un Parlamento costituito quasi interamente da esponenti del suo partito, il Nur Otan ("luce della madrepatria"), che ha già votato una legge che consente a Nazarbayev all'infinito come presidente. 

Il despota di Astana si può consolare (e ha già sicuramente rimpinguato il suo conto all'estero insieme alla sua cricca) con una notizia data con grande evidenza da World Nuclear News, l'organo ufficiale delle multinazionali nucleari: «La produzione annua di uranio è raddoppiata dal 2008».

La società statale Kazatomprom ha annunciato che «Le 17.803 tonnellate di uranio del Kazakistan nel 2010 sono state quasi il 30% in più delle 14.020 tonnellate di uranio prodotte nel 2009 ed il doppio dell'ammontare prodotto nel 2008. Le vendite di uranio della company, escludendo le sussidiarie e le joint ventures, ammontano a 9.000 Tu per l'anno e anche le entrate dell'uranio sono aumentate del 30% rispetto alle cifre del 2009».

Alla fine del 2010 il portafoglio degli ordini della Kazatomprom, saldamente nelle mani della cricca di  Nazarbayev , era pari a circa 17 miliardi di dollari, e la società statale kazaka prevede un utile netto per l'anno di circa 53 miliardi di tenge (360 milioni di dollari), il 24% in più rispetto al 2009. L'aumento è attribuito alla crescita dei volumi di vendita di uranio.

Nel 2009 il Kazakistan è diventato il primo produttore di uranio del mondo, con circa il 28% della produzione mondiale. Kazatomprom vuole confermare questa posizione che insieme al gas ed al petrolio consente l'impunità del regime, inoltre vuole diversificare le sue attività estendendole a tutta la filiera del combustibile nucleare attraverso joint venture con imprese straniere. Per questo la Kazatomprom nel 2010 ha avviato una serie di iniziative per la conversione e l'arricchimento dell'uranio e la produzione di combustibile nucleare.

Che questo accada in una dittatura che è anche una pattumiera nucleare della guerra fredda non sembra disturbare né i vecchi padroni russi né gli europei e gli americani, che anzi stanno investendo milioni di dollari per la dismissione del vecchio nucleare sovietico-kazako mentre Astana ne produce di nuovo. 
Questa schizofrenia occidentale, che mostra la corda nei Paesi arabi in rivolta, è ben visibile negli accordi fatti dalla Kazatomprom con la canadese Cameco, che comprendono anche la realizzazione di una raffineria ria da parte della sua controllata Ulba Metallurgical Plant e l'espansione della capacità di conversione dell'uranio presso l'impianto di Springfields in Gran Bretagna, dove Cameco ha un toll-processing agreement. Nel frattempo i kazaki stanno portando avanti il lavoro per acquisire entro il 2012 un bel pacchetto di quote  dell'impianto di arricchimento Ural Electrochemical in Russia. Alla corte di Nazarbayev non poteva mancare la multinazionale statale francese Areva che ha firmato un accordo per una joint venture con Kazatomprom (che ha il 51%) per costruire una fuel fabrication line da  400 tonnellate/anno di combustibile nucleare all'Ulba Metallurgical Plant, che dovrebbe essere pronta nel 2014. Sempre nel 2010 Kazatomprom ha completato un processo di certificazione che le permette di produrre fuel pellets per i reattori progettati da Areva presenti in tutto il mondo, altre certificazioni permettono ai kazaki di fornire   fuel pellets alle centrali nucleari giapponesi e cinesi. Nei prossimi 5 anni Kazatomprom prevede ulteriori investimenti per oltre 341 miliardi di tenge ( 2,3 miliardi di dollari).

Sarà difficile che l'amico kazako di Berlusconi, la sua ingorda dinastia familiare e il suo cleptocratico partito Nur Otan mollino questo appetitoso osso nucleare in un Paese che annega negli idrocarburi.

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