[02/02/2011] News

L’uomo forte del Congo propone all’Africa il modello cinese

LIVORNO. Denis Sassou Nguesso, l'attuale presidente "democratico" del Congo, deve avere nostalgia della bandiera rossa che inalberò sul palazzo presidenziale di Brazzaville quando con un colpo di stato militare diventò il dittatore marxista-leninista del Congo, appoggiato dai sovietici. Ieri ha esortato gli africani ad ispirarsi all'esempio del popolo cinese per l'integrazione del continente.

Sassou Nguesso ne aveva già parlato ad Addis Abeba, al  summit dell'Unione africana che doveva discutere di unità e integrazione e che ha finito per essere un conclave di terrorizzati uomini forti sulle rivoluzioni arabe e sulle rivendicazioni indipendentiste che potrebbe scatenare l'indipendenza del Sud Sudan.

Il presidente congolese ha detto che «L''obiettivo che perseguiremo è quello dell'unità africana, degli Stati uniti dell'Africa e del governo panafricano. Per raggiungere un tale obiettivo, occorrono dei valori che uniscano i popoli africani» ed ha citato l'esempio dei «Popoli cinesi, giapponesi, che hanno raggiunto un livello elevato di industrializzazione conservando i loro propri valori».

Sassou Nguesso sorvola sul colonialismo cinese in Tibet e Xinjiang Uigur e anche sull'imperialismo giapponese che hanno esportato brutalmente la loro cultura ed i loro valori imponendoli ad altri popoli... ma quello a cui voleva arrivare probabilmente il despota di Brazzaville era l'elogio del regime cinese da prendere come esempio di un "benessere" senza democrazia che salvaguardia il potere da rivolte come quelle de Il Cairo e di Tunisi o dalle guerre civili africane che infiammano nuovamente il continente. «I grandi popoli come il popolo cinese sono arrivati ad un livello elevato di industrializzazione, di sviluppo, di relazioni con il mondo, ma il popolo cinese è restato il popolo cinese con dei valori che sono propri. Si può dire la stessa cosa per i giapponesi, anche se hanno raggiunto un livello più elevato di scienza e tecnologia Il problema è lo stesso per i popoli dell'Africa che si battono per l'integrazione. Bisogna privilegiare i valori che sono comuni all'Africa, essi sono per alcuni universali, il diritto alla libertà, alla democrazia, i diritti dell'uomo, i diritti delle donne, dei bambini; essi sono anche legati ai valori propriamente africani, dei valori che sono ci sono propri e che l'Africa avrebbe torto ad abbandonare sotto il pretesto della modernità; i valori della famiglia, della dignità, della solidarietà, della condivisione, del rispetto della parola data».

Che un golpista, trasformista e manipolatore di elezioni come  Sassou Nguesso parli di rispetto della parola data è già preoccupante, ma forse bisognerebbe preoccuparsi ancora di più per cosa c'è dietro la sua esibita svolta filo-cinese. Mentre i popoli arabi si ribellano ai loro regimi autoritari fatti passare per moderati dagli occidentali, la voglia di molti regimi dell'Africa Sub-shariana di importare non solo le merci, ma anche il modello politico cinese è sempre più evidente. Il regime comunista.capitalista di Pechino, con la sua casta inavvicinabile che governa con pugno di ferro un Paese al quale permette briciole di prosperità sfruttando un nazionalismo crescente, sembra un'ancora di salvezza a molti dittatori "costituzionali" che sentono la rivolta democratica bussare alle porte.

La Cina lo sa bene e per questo accompagna con attenzione lo sviluppo politico dei Paesi africani e investe in infrastrutture ed ambiente (a volte in conflitto), per fornire agli uomini forti dell'Africa una via di uscita "alla cinese": crescita economica in cambio di obbedienza.  

Non a caso l'agenzia ufficiale Xinhua da uno spazio inusitato per gli standard dei giornali occidentali a quel che accade soprattutto nell'Africa francofona ed esalta continuamente le buone pratiche ambientali di regimi che l'ambiente solitamente lo svendono e depredano.

E' il caso proprio del Congo, che vive di petrolio e legname. Xinhua annuncia che a Brazzaville un piano per la gestione dei rifiuti in base alle conclusioni di un rapporto del 2008. Questo "plan directeur" propone per la prima volta di governare la gestione dei rifiuti e propone delle iniziative immediate per risolvere il problema, in continua crescita, della salubrità urbana di Brazzaville.

Il piano punta a migliorare le condizioni di raccolta e di trasporto dei rifiuti urbani, un servizio fino ad ora assicurato, senza alcuna regola, dai profughi della Repubblica democratica del Congo (Kinshasa) con mezzi che definire poco adatti è un eufemismo.

Secondo il ministero dell'ambiente del Congo «Questo plan directeur gravita intorno a dei progetti di reinserimento dei gruppi sfavoriti nella sua componente della raccolta dei rifiuti domestici. Cofinanziato  dal Congo e dalla Baca Africana di sviluppo (Bad), la valorizzazione di questo progetto è assicurata dal ministero degli affari sociali che deve mobilitare i fondi da parte dei partner, ma anche del governo. I suoi obiettivi specifici son oil miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni ed il loro accesso alla salute ed al lavoro attraverso la creazione di posti di lavoro».

I compagni cinesi sono pronti ad intervenire in cambio di petrolio, legname e risorse minerarie, come probabilmente faranno anche con un altro progetto: un grande mercato pubblico di acqua potabile per il Congo. Della cosa se ne sta interessando una Ong internazionale, "Collectif H20", che in occasione della giornata mondiale dell'acqua vuole portare migliaia di persone nelle strade di Brazzaville per chiedere acqua pulita. Kaufman Tonia, responsabile del collectif H20 in Congo, ha spiegato alla solita Xinhua che «L'iniziativa punta a sensibilizzare i poteri pubblici e la popolazione congolese sugli impegni legati all'acqua nel Paese. Perché, se nel mondo una persona su otto non ha accesso all'acqua potabile ed il 9,1% delle malattie sono legate all'acqua, in Congo la situazione non è purtroppo migliore. Ogni giorno, numerose persone, generalmente delle donne e dei bambini, camminano per lunghe distanze per disporre di acqua che in più non garantisce sempre una buona qualità. Questa corvè quotidiana li priva spesso delle strade della scuola e del lavoro».

La "marche pour l'eau" che si terrà a Brazzaville a marzo vuole favorire un accesso migliore all'acqua potabile e dare informazioni pratiche ai partecipanti, in particolare sullo stoccaggio e la potabilizzazione. Si svolgerà lungo 6 Km, tra l'Hôtel de ville e la cittadella dell'Organizzazione mondiale della sanità. I marciatori porteranno ognuno una quantità simbolica di acqua, per misurare tutte le difficoltà che aspettano ogni giorno donne e bambini congolesi meno privilegiati. Brazzaville sera la prima città africane ad ospitare "la marche pour l'eau", un marcia che nel 2010 si è tenuta anche a Lione e Chicago.

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