[31/01/2011] News

Si chiude l’anno orribile della caccia. Wwf e Lipu: regioni fuorilegge

LIVORNO. Per gli ambientalisti quella che si conclude oggi (tranne che nel Lazio dove le doppiette potranno  sparare fino al 10  febbraio!)  è una stagione venatoria che pone fine ad un anno orribile per la caccia. Secondo il Wwf  le regioni non applicano «Le  norme europee a tutela della fauna selvatica, in vigore in Europa dal 1979 e finalmente norme di legge anche in Italia dallo scorso luglio, con l'approvazione dell'art. 42 della  "legge comunitaria". Per questo il Wwf Italia (con Lav, Lipu, Legambiente, Enpa, Animalisti italiani, Lac)  ha promosso numerosi ricorsi contro  i calendari venatori regionali del 2010/11». La nota inviata  dalle associazioni alle Regioni a giugno prima che   approvassero i calendari venatori si concludeva così: .«Ci appelliamo al senso di responsabilità dei governi regionali e dei ministri, in particolare dell'Ambiente e dell'Agricoltura, affinché la nuova legge apra una stagione di tutela della natura e rispetto delle regole anziché di nuove infrazioni e pesanti contenziosi» 

Il Wwf afferma che «Le Regioni avrebbero dovuto ridurre la stagione di caccia e proteggere molte specie di uccelli, prima  cacciabili. La stagione di caccia che ora si chiude avrebbe potuto essere  la prima di un "new deal" in cui  l'Italia avrebbe dovuto iniziare a "riempire i cieli "  ed abbandonare molte delle  modalità barbare ed anacronistiche  della caccia italiana.  Le Regioni, invece, non hanno rispettato  la nuova legge, non hanno tenuto conto dell'importante documento dell' Ispra  "Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge comunitaria 2009, art. 42",   inviato  a tutte le Regioni il 29 luglio scorso; non hanno ascoltato le richieste  del Wwf e di decine di altre associazioni ambientaliste ed animaliste  che a giugno hanno inviato puntuali note a tutte le Regioni e Province autonome italiane ed ai Ministri competenti, segnalando l'obbligo di ridurre la durata della stagione venatoria e il numero delle specie cacciabili, in ottemperanza delle modifiche apportate alla legge 157/1992 dalla legge Comunitaria 2009". Secondo Ispra,  salvo qualche eccezione, la caccia in Italia dovrebbe aprirsi il 1° ottobre e chiudersi al massimo il 20 gennaio; molte specie andrebbero sospese dai calendari venatori; per molte altre, la caccia potrebbe essere autorizzata solo in presenza di piani di gestione adeguati». 

la Lipu-BirdLife Italia ricorda che «Doveva essere l'anno della biodiversità e la stagione delle tutele per gli uccelli migratori e tutte le specie che non godono di buona salute. E invece è stato uno scempio di natura e diritto. Già a settembre scorso la stagione venatoria, in molte regioni italiane, si era aperta all'insegna dell'illegalità.  L'Italia, sotto procedura di infrazione europea a causa della troppa e cattiva caccia del nostro Paese, ha sì approvato nuove norme che prevedono maggiori tutele per gli uccelli selvatici, tra cui il divieto di caccia nei periodi di migrazione degli uccelli, ma le regioni non hanno dato applicazione a tali norme, aprendo uno scenario di clamorosa illegittimità e illegalità. Per questo, la LIPU è intervenuta con vari ricorsi ai Tar, ottenendo ordinanze secondo cui le regioni dovevano modificare i propri calendari venatori ed accorciare la stagione a molte specie di uccelli, tra cui la beccaccia, i tordi, le anatre. Si è verificata a quel punto una clamorosa situazione di illegittimità, con varie regioni che hanno semplicemente finto di adeguarsi per poi, all'ultimo momento, ripristinare i vecchi calendari. E' accaduto ad esempio in Calabria, regione che ha inserito la beffarda norma "allunga-caccia" nella legge di bilancio; è accaduto nel Lazio, che non solo non ha rispettato le indicazioni del TAR di restringere la stagione ma l'ha addirittura allungata, prevedendo persino una deroga di 10 giorni in febbraio; è accaduto in Puglia, con il calendario modificato indebitamente all'ultimo momento, in una regione dove peraltro si era già registrata l'approvazione dell'incredibile norma che permette la caccia nel parco delle Gravine».

Per il  vicepresidente Lipu, Fulvio Mamone Capria, «I casi Calabria, Lazio e Puglia sono situazioni gravissime, abbastanza simili a quelle di molte altre regioni italiane --  che fanno scempio non solo della natura ma anche e soprattutto del diritto e chiamano ad una riflessione seria sugli strumenti da attivare, a questo punto, per far fronte ad un quadro di evidente crisi della legittimità e della buona amministrazione. Tutto ciò, peraltro, mentre l'Eurispes rende noto il Rapporto 2011 che da un lato conferma la straordinaria importanza della tutela degli animali per i cittadini del nostro Paese (l'87%), e dall'altro rilancia lo schiacciante no degli italiani alla caccia: l'80,5% non la ama e il 56,6% la condanna completamente. E' tempo che gli amministratori ne tengano conto».

Secondo Raniero Maggini, vice presidente Wwf Italia, è «Una condotta irresponsabile quella tenuta dai Governi regionali in materia di caccia, spesso sostenuta da atti illegittimi a danno del patrimonio naturale nazionale ed internazionale, tante sono le specie migratrici che attraversano o sostano nel nostro Paese. Un'urgenza della quale la Conferenza Stato Regioni deve immediatamente farsi carico per ricondurre l'esercizio dell'attività venatoria nell'alveo della legalità. Le Regioni non hanno applicato la nuova  legge  (art. 42  Legge 96/2010 "Legge comunitaria 2009)  che ha modificato la legge quadro sull'attività venatoria (Legge 157/1992)   e recepito finalmente  i principi fondamentali  della direttiva "Uccelli" (che risale al 1979) rispondendo  anche   a diverse  e pesanti procedure  di infrazione comunitaria aperte contro l'Italia, prevedendo  per il nostro Paese nuovi e stringenti obblighi per la  tutela della fauna e per la  regolamentazione della caccia: l'obbligo, da parte dello  Stato ed ancor più delle  regioni (che approvano i calendari venatori), di vietare la caccia nei periodi di particolare delicatezza per gli uccelli selvatici (riproduzione e migrazione)  e l'obbligo di mantenerne o riportarne le popolazioni ad uno "stato di conservazione soddisfacente».

Torna all'archivio