[26/01/2011] News

I dati sulle vendite al dettaglio forniti dall'Istat confermano le difficoltà d'acquisto delle famiglie

FIRENZE. La crisi economica, ancora in corso, si legge anche nei dati forniti dall'Istat sulle vendite al dettaglio relative al mese di novembre che hanno fatto registrare un calo leggero rispetto ad ottobre in termini congiunturali (al netto della stagionalità): sia le vendite di prodotti alimentari sia quelle di prodotti non alimentari hanno registrato variazioni negative (rispettivamente -0,5 e -0,2%).

Meno carne, pane, pasta, ortofrutta e vino invece più latte, uova, olio e prodotti di IV gamma nella spesa degli italiani, che con la crisi cambiano abitudini anche a tavola. «Il consumatore continua ad essere assai cauto negli acquisti e, viste le difficoltà, è costretto a rincorrere le promozioni e compra presso i canali più convenienti, come gli hard-discount- ha commentato la Confederazione italiana agricoltori- Si punta, quindi, al prezzo più basso e si cerca di evitare di spendere per il superfluo».

«Durante il 2010- ha precisato la Cia- le prime stime (i dati definitivi si avranno soltanto nei prossimi mesi) parlano di una contrazione, su base tendenziale (rispetto al 2009), della domanda di pane (meno 2,3 per cento), di pasta (meno 2,4 per cento), di carni bovine (meno 3,5 per cento), di frutta (meno 0,8 per cento), di ortaggi (meno 0,6 per cento), prodotti ittici (meno 1,5 per cento), di vini e spumanti (meno 3,2 per cento). Nel dettaglio, alla maggiore richiesta di vini a denominazione ha fatto da contraltare una diminuzione degli acquisti di vino da tavola. Meglio il latte e i derivati (più 0,8 per cento) ed in crescita anche i consumi di olio d'oliva (più 1,9 per cento), di uova (più 1,6 per cento), e dei salumi (più 1,4 per cento)».

Un vero e proprio exploit viene registrato dagli ortaggi di IV gamma (i freschi confezionati), che dovrebbero aumentare del 10,2 per cento. La Cia ricorda che nel 2009 una famiglia su tre è stata costretta a "tagliare" gli acquisti alimentari, mentre tre su cinque hanno dovuto modificare il menù quotidiano e oltre il 30 per cento è obbligato, proprio a causa delle difficoltà economiche, a comprare prodotti di qualità inferiore.

«Una tendenza che, secondo le prime stime, sembra consolidarsi anche nel 2010- conclude la Cia- anno in cui i consumi alimentari sono rimasti, appunto, praticamente al palo». E le previsioni per i prossimi anni non sono certo migliori visto che nel 2015 la capacità di acquisto delle famiglie si attesterà su quella del 2010.

 

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