[07/09/2009] News

Nell'era del federalismo parchi sempre pił centralizzati

PISA. A Livorno alla festa dell'ambiente del Pd si è discusso di parchi. Che un partito impegnato nel definire la sua politica e il suo ruolo nazionali riservi attenzione ad una questione (solo) apparentemente marginale è un buon segno. E lo è in particolare in un momento in cui i parchi navigano in brutte acque, alle prese con un governo che li ha dimenticati e quando se ne ricorda lo fa accusandoli delle peggiori malefatte e minacciandoli anche di abrogazione come aveva fatto Calderoli. Riflessione quindi opportuna e utile a capire anche cosa concretamente significa oggi puntare -come fa il Pd (o come in alcune occassioni sembra fare)- sull'economia verde.

Perché la novità oggi è che economia e ambiente non viaggiano più su binari separati e distinti e che nuove politiche economiche presuppongono e richiedono anche nuove politiche ambientali. Insomma un governo del territorio che raccordi quanto finora è stato quasi sempre diviso. Anche i parchi, infatti, dovevano provvedere a due piani, uno ambientale e uno socio-economico.

Oggi questo non va più bene e invece grazie al nuovo Codice dei beni culturali dovranno aggiungerne un terzo, quello paesaggistico che è tornato a viaggiare su binari propri separando quello che a fatica era stato raccordato soprattutto per merito delle aree protette. Di peggio era già accaduto alla legge 183 sui bacini idrografici impallinati dalla Commissione Matteoli.

E qui anche la riflessione del Pd non può non prendere atto che dinanzi a questo paradosso e cioè che mentre tanto si parla di federalismo le leggi più ‘ambientali' indispensabili per un nuovo governo del territorio vengono smantellate e penalizzate: governo ombra ed ecodem (la nicchia ambientalista del partito) incassano colpi mostrando una sconcertante incapacità e lucidità di reazione.

Insomma dell'ormai ex governo ombra abbiamo visto più le ombre che il governo a cominciare da quel che si fa (ma soprattutto non si fa) nelle commissioni ambiente di camera e senato impelagate in penose manfrine.

Del resto che qualcosa non giri ancora a dovere lo si può vedere anche in regioni come la nostra dove da due anni - come ha ricordato proprio a Livorno l'assessore Betti - la nuova legge regionale sui parchi non trova la via per concludere dignitosamente il suo percorso. Betti ha detto: meglio nessuna legge che una pessima legge. Ma - come è stato detto anche a Livorno - è preferibile una buona legge piuttosto che una resa che non farebbe onore ad una regione che ai parchi dedica impegno e risorse da oltre trentanni.

Che il Pd che ha così rilevanti responsabilità di governo nella nostra regione abbia deciso di discuterne pubblicamente e in una fase tanto delicata è un buon segno di cui anche altre forze politiche impegnate a mettere i bastoni fra le ruote farebbero bene a tener conto. Ora naturalmente ci aspettiamo che la legge regionale riprenda rapidamente il suo cammino senza ulteriori sabotaggi.

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